Storia di Francesca

    La storia di Francesca

    Ciao a tutti!
    Mi chiamo Francesca, ho 29 anni e abito in una piccola frazione in provincia di Milano. Ho molte cose da raccontarvi…e spero di esporvi la mia autobiografia nel più semplice e appassionante modo possibile. Raggiungerò il mio obiettivo nel momento in cui, dentro di voi, sentirete un brivido d’emozione o penserete: “Anch’io ho provato o sto provando tuttora queste sensazioni”. “Non riesco ad accettarmi, a farmi una ragione di chi sono veramente per chissà poi quale piccola, nascosta paura”.

    CRUDA REALTA’
    Nel 1987, esattamente il 23 ottobre, mi hanno detto affetta da leucemia acuta.Sono stata malata per più di dieci anni… la malattia vera e propria, grazie all’aiuto dei medici dell’Ospedale S. Gerardo di Monza, l’ ho superata… ma i ricordi, gli incubi e le immagini vissute non sono mai svaniti dalla mia mente.

    Vi racconto la mia storia…
    Ho accusato i primi sintomi all’età di cinque anni, ero una bambina eppure riuscivo a capire che qualcosa stava andando per il verso sbagliato. Come tutte le mattine, mi svegliai con una voglia matta di mettermi la mia tutina, le scarpine, zainetto in spalla e… via all’asilo! Quella mattina fu diversa dalle altre. Sentii un rumore assordante… erano le sirene dell’ambulanza che era proprio venuta a prendere me. Mi aiutarono a salire insieme alla mia mamma; destinazione Ospedale di Magenta. Sono passati tanti anni eppure ricordo tutto perfettamente. Mi accolse in modo incantevole il Dottor Pandolfi; era lui che mi spiegò ciò che mi stava accadendo attraverso dei disegni coloratissimi (che conservo ancora oggi con cura) … ricordo che mi portava sempre le mele cotte per la merenda! Sapeva che mi piacevano e che mi facevano bene!
    Passò del tempo e le cose non miglioravano, anzi… sostennero che sarebbe stato meglio farmi vedere all’Ospedale di Monza dove erano più specializzati su questo tipo di malattia. I miei genitori hanno veramente fatto di tutto per non farmi scoraggiare… ma loro erano veramente a pezzi. Ricordo come se fosse ora, quando ero felicemente in sala giochi con gli altri bambini ed arrivava il dottore dicendo:       “ Francesca andiamo?! …solo pochi minuti e tornerai a giocare! Portati pure dietro il giocattolo se vuoi…”. Io sapevo già a che cosa andavo incontro… fino a quando era un semplice prelievo, sì…mi faceva male, ma lo riuscivo a superare in poco  tempo…il dolore più lancinante, lo provavo quando mi facevano il prelievo di midollo osseo. Mi vengono i brividi solo a parlarne. A sei anni…una bambina…
    A gambe intrecciate seduta su un lettino…un gran freddo in fondo alla schiena ed un ago. Ricordo gli urli e gli infiniti pianti. Terminato il prelievo, avevo subito al mio fianco mamma e papà che, con un trastullo nuovo, di cui magari avevo espresso il desiderio d’avere e la loro dolcezza, mi facevano distrarre! Che pacchia quando avevo la possibilità di scendere a fare con loro la colazione! All’ultimo piano dell’Ospedale c’è un bar di cui non ricordo il nome. Ricordo che all’ingresso vi erano sempre dei signori (spesso donne) seduti per terra che chiedevano delle monetine per mangiare. Papà, che aveva più forza, apriva per primo la porta e ci faceva entrare. Sembrava un paradiso… un delizioso profumo di brioche e, più in lontananza, l’aroma del cappuccino appena fatto. Su due grandissime pareti, scaffali pieni di giocattoli! Si usciva da lì sempre con un regalino! Ogni tanto, mi davano la possibilità (anche se solo per una notte) di tornare a casa e, con mia gran gioia, rivedevo gli amichetti di scuola con cui non potevo mai giocare. Loro, mi chiedevano come mai ero senza capelli e alcuni, mi prendevano in giro perché tutte le altre bambine avevano questi bellissimi capelli lunghi e questo corpicino magro ed io no. Crescendo, questo diventò un problema. Avevo perso la mia infanzia e non volevo perdere anche gli inizi dell’adolescenza. Non fu proprio così. I capelli erano ancora molto corti e le mie amichette avevano il ragazzino al contrario di me. Non si avvicinava mai nessuno… come ho sofferto per questa cosa! Il cortisone mi aveva gonfiato al punto da vergognarmi ad uscire per essere presa in giro. Pensate che anche se la mia conformazione è cambiata, ho sempre paura di ingrassare. Sono sempre attaccata a qualche dieta strana! Povera mamma che deve sporcare sempre tre o quattro pentole per cucinare ogni dì!

    Un giorno mi arrivò una letterina con allegata, una foto dei miei compagni d’aula con dietro questa dedica: “ A Francesca dalla sua classe azzurra! Bacioni” datata 1988…che emozione forte. Ricordo tutti i nomi dei miei amici di classe e delle favolose maestre che sono riuscite a trasmettermi il loro calore anche solo tramite una piccola carezza o a farmi sorridere, giocare e coinvolgermi in tutte le attività che mi facevano sentire viva… come lo erano tutti gli altri! Non so se voi vi ricordate quando eravate più piccoli cosa vi piaceva fare…io adoravo scrivere i temi, suonare il flauto e colorare disegni già stampati! Come mi arrabbiavo quando uscivo dai margini magari per colpa di qualche mio compagno che mi faceva un dispetto!

    Quando ci penso, e ci penso spesso, scoppio in lacrime e rimpiango tutto quello che questa malattia mi ha tolto. Ho perso gli anni più belli della mia infanzia, ho incubi che mi perseguitano in tutti i momenti in cui vedo, faccio o sento qualcosa o qualcuno che possa portare via la mia mente. Sono rimasta molto fragile, sensibile e mi sento “vuota” come se non avessi memoria…come se solo i ricordi facessero parte del mio presente e nient’altro. Sono tutte sensazioni stranissime. Anche il sentirmi rifiutata nel momento in cui avevo bisogno d’amici o di un ragazzo, mi ha fatto star male! Quante domeniche passate dietro il vetro della mia cucina a piangere nel vedere altri gruppetti di ragazzini divertirsi ed io sempre in casa da sola, senza che mai nessuno mi venisse a citofonare…

    Grazie al fondamentale aiuto dei medici e all’amore di mamma e papà e del mio fratellone Luca, sono riuscita a guarire da questa terribile malattia ed uscire da un tunnel che sembrava non mi desse scampo. Adesso sono guarita del tutto ed è sempre un’emozione andare in Ospedale a Monza, riabbracciare i medici e le infermiere che mi hanno assistito ma, un forte brivido d’emozione nel rivedere una mia foto di quando ero piccola, appesa nella sala del reparto pediatra!

    La mia triste storia mi ha fatto crescere in un modo speciale…sono contenta di essere rimasta ingenua, sensibile e bambina… spero di rimanere sempre così!
    Sono riuscita a diventare una volontaria ABIO! Dono il mio supporto di volontariato nel reparto pediatria presso l’Ospedale di Magenta! Questo è il mio pensiero: “ ad un bambino bastano poche cose per renderlo felice…un tuo sorriso è una di queste!”

    Sei anche tu un combattente?

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