La storia di Pasquale

    La storia di Pasquale

    Quando ci dissero che Pasquale aveva un linfoma fu un fulmine a ciel sereno. Nulla tra i sintomi che manifestava ci aveva mai fatto pensare a qualcosa di simile.
    Era qualche mese che manifestava ipersensibilità agli arti e alcune macchie sulle gambe, ma la trafila fatta da dottori e dermatologi portava sempre ad analisi negative o ad ipotesi di orticarie, risolvibili con un po' di cortisone.
    La situazione però non migliorava, così a fine settembre decidemmo di andare all'istituto dermatologico San Gallicano di Roma, lì trovammo la brava dott.ssa Ferraro, l'unica che capì immediatamente che c'era qualcosa di più. Dopo pochi giorni furono fatte delle biopsie sulle macchie, che erano ormai aumentate e peggiorate nel loro aspetto.

    La diagnosi arrivò presto e fu inaspettata: un linfoma. Una di quelle malattie che a 25 anni pensi che non ti colpiranno mai, uno di quei mali che non sai neanche spiegare a parole tue.
    Per sapere con precisione di quale tipo di linfoma si trattasse abbiamo dovuto aspettare un po' di più, un’ attesa snervante che per alcuni giorni ci ha consegnato ad un limbo di incertezza e domande impossibili da rimandare; era solo l'inizio. Ad ottobre  ci hanno detto che Pasquale aveva un linfoma non Hodgkin a cellule T/NK, poco più che arabo per noi, un linfoma che colpisce maggiormente la popolazione  nipponica e di cui esistono pochi casi al mondo, un male che lascia poche speranze tanto è aggressiva la sua natura.

    Trasferiti all'Istituto Nazionale dei tumori Regina Elena abbiamo iniziato il nostro lungo percorso, durato 8 mesi, guidati dal dottor Mengarelli.
    E' stato un percorso difficile, vissuto quasi interamente nell'ambiente freddo ed artificiale di una camera ospedaliera. Ben pochi sono stati quei days hospital che, per il piacere di qualche momento passato in famiglia, ci sembravano allora dei veri regali.
    Un percorso costellato da chemioterapie pesantissime appena uscite dalla sperimentazione, di analisi continue, di consulti serrati col Professor Zinzani di Bologna, tra i maggior esperti in Italia di linfomi, con la Prof. Cantonetti di Roma Tor Vergata; di paure e timori; eppure non abbiamo mai perso la speranza, non ci siamo mai scoraggiati e siamo riusciti anche lì a vivere momenti sereni tutti insieme, parenti e amici, stretti in un abbraccio attorno a Pasquale.

    Lui ne ha patite tante e di certo non è stato contento di festeggiare i suoi 26 anni in un ospedale, eppure ce l'ha messa tutta mantenendo intatta la sua gentilezza e la sua bontà d'animo, senza perdere mai forza, carattere e dignità.
    A marzo ha raggiunto la remissione completa, eravamo così felici, abbiamo cominciato a prepararci per il trapianto di midollo, che sarebbe stato donato dalla sorella compatibile al 100%, ma dopo neanche un mese la malattia, aggressiva e veloce, è tornata e rimboccandoci le maniche siamo ripartiti da zero.
    Purtroppo le terapie non hanno più fatto effetto e alla fine siamo stati trasferiti, a fine maggio, al policlinico Tor Vergata con la speranza che un trapianto difficile, seguito dal Professor Arcese, sarebbe stata la cura definitiva per questo male.
    Pasquale ci ha lasciati i primi di giugno, a due giorni dal trapianto, sopraffatto da un' infezione polmonare che aveva trovato spazio quando le sue difese immunitarie erano ai minimi termini dopo l'ultima terapia.

    Avremmo voluto terminare questa storia con un bel lieto fine, dirvi che Pasquale è riuscito a riappropriarsi della sua giovane vita, e darvi così un appiglio, una speranza.
    Non possiamo terminare la nostra storia come avremmo voluto, desideriamo però dare corpo a questa nostra speranza.
    Quella speranza che ha animato la nostra lotta per otto terribili mesi, infatti, oggi ancora stenta ad abbandonarci. Pasquale ha smesso di essere il fulcro, il destinatario di questo nostro sentimento, ed è forse per questo che oggi ci muove la convinzione, che la nostra vicenda possa essere molto più di una semplice testimonianza. Possa divenire uno stimolo, una spinta alla ricerca prima che questa patologia colpisca altri figli, altri padri, altri amici, altri fratelli.

    Sei anche tu un combattente?

    Raccontaci la tua storia