La storia di Carla

    La storia di Carla

    Mi racconto perché sono viva, vitale, soprattutto sono guarita nonostante aver subito nel corso della vita un espianto prima e un trapianto poi.
    Sono una donna di 45 anni, sono la seconda di tre sorelle. Mi sono sempre occupata di pubbliche relazioni fino a quando ho preso una pausa per crescere le mie bambine e soprattutto per curarmi.

    Il mio trapianto risale al gennaio 2006, stavo male già da tre anni, ero sempre stanca, le afte mi tarlavano la bocca, un dolore persistente e silenzioso mi rendeva nervosa. Il Professor Mario Petrini direttore dell’U.O. Ematologia Univ. di Pisa, diagnosticò una Mielodisplasia, l’unica terapia era il trapianto.
    Sapevo cosa volesse dire “fare un trapianto”.
    Avevo appena vent’anni quando nel 1984 donai il midollo a mia sorella minore che allora ne aveva solo diciotto. La sua malattia era Leucemia Monoblastica Acuta.

    Solo il mio midollo risultò compatibile e permise a mia sorella di combattere la sua battaglia. Ha vissuto vent’anni, non facili ma intensi. Lei era forte, caparbia, determinata a vivere.
    Nel 2002 i nostri midolli, regolati come un orologio, hanno cominciato a suonare un allarme indesiderato.
    Un’erosione di globuli bianchi ha indebolito il sistema immunitario di mia sorella e si è spenta nel giro di pochi mesi.

    Io ho iniziato il mio lungo cammino verso il trapianto. Questa volta ero io quella che aspettava il donatore. Mia sorella maggiore non è stata considerata compatibile. L’équipe del Professor Petrini ha selezionato un donatore altamente compatibile.
    Riuscite a immaginarvi cosa vuol dire entrare nel reparto trapianti dov’è morta la vostra sorella alla quale era stato trapiantato il vostro midollo?
    Io ho dovuto fare i conti con questa prova. Ho vinto grazie ad una grande fede in Dio, alla fiducia inossidabile nel mio medico, il Professor Mario Petrini e grazie alla mia famiglia.

    Ho vissuto molti momenti di dolore insopportabile non solo fisico ma anche psichico, ho pianto, ho pregato. Ma sono forte e oggi voglio far conoscere la mia storia di vita terapeutica perché altri possano trarne l’energia giusta per camminare fuori dal tunnel.

    Carla

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