La storia di Salvatore Sullo - Calciatore del Messina

    La storia di Salvatore Sullo

    MESSINA - Non li dimostra i suoi 34 anni, Salvatore Sullo, centrocampista del Messina Calcio, ma negli occhi gli puoi scorgere la luce di chi ha visto la vita
    da vicino. Lui la conosce bene e ce la racconta.

    Allora, come si chiama la malattia che hai avuto?
    «Un linfoma B diffuso a grandi cellule non Hodgkin».

    Come te ne sei accorto, quali sintomi e quando?
    «Nel dicembre del 2004 ho notato un ingrossamento di un ghiandola all’inguine, l’ho tenuta sotto controllo con analisi del sangue ed ecografie e sembrava che fosse solo un’infiammazione. Alla fine di gennaio, in un paio di settimane, è cresciuta ed ho deciso di operarmi».

    E poi?
    «L’esame istologico ha dato la sua sentenza».

    Come hai reagito?
    «Inizialmente ho avuto paura, volevo smettere di giocare. Poi grazie ai medici ho imparato molte cose, una su tutte che la ricerca ha fatto passi incredibili e si può guarire».

    Chi ti è stato più vicino?
    «Ovviamente la mia famiglia, ma in realtà tutti».

    E l'AIL?
    «L’AIL entra nella mia vita subito dopo le mie cure; ringraziando il cielo faccio un lavoro che mi permette di muovermi senza problemi, così andavo spesso a Pavia per curarmi. Però, attraverso la Società (Messina Calcio n.d.r.) e il presidente dell’AIL di Messina, Giuseppe Augusto, avevo chiesto di fare qualcosa proprio per l’AIL, l’Associazione che si occupa delle persone con la mia stessa malattia.

    Vai mai in ospedale a trovare i bambini?
    «Io credo che chiunque ha bisogno di conforto, non solamente i bambini. Mi ricordo quando venivano le persone a farsi i controlli di routine, persone che erano uscite da poco dalla malattia che, solamente con un loro sguardo mi davano, e mi hanno dato la forza per guarire, e io non sono certo un bambino».

    No, al contrario, tu sei un esempio per molte persone.
    «Si, ma non certo perché vado in televisione. Il messaggio che posso dare è quello di una persona che è guarita, che ha fatto le cure che fanno tutti e proprio per questo dico che, come sono guarito io, ci può riuscire chiunque».

    Scenderai con noi in piazza per le Uova di Pasqua?
    «Certamente! Credo che i volontari siano la parte più importante che costituisce l’AIL, per questo ogni piccolo gesto è fondamentale; lo è stato per salvarmi la vita, e lo sarà per salvare la vita di qualcun altro».

    a cura di Lorenzo Paladini

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