Un giorno in più

    Mi chiamo Laura, ho 40 anni, sono felicemente sposata con un uomo meraviglioso e ho due bambini, Lorenzo di 10 e Carlo di 7, che adoro.
    Dopo tanti lavori nel settembre dello scorso anno ho realizzato il sogno di una vita e sono entrata di ruolo nella scuola, oggi dopo tante difficoltà insegno nella scuola dell’infanzia con non poche soddisfazioni.
    Insomma sono una persona felice e realizzata e per questo ringrazio Dio ogni giorno. 

    Domenica 28 marzo (domenica delle Palme): mi sveglio e noto che la tiroide è notevolmente aumentata e mi fa male, mi preoccupo un po’, ma non troppo, sono vent’anni che convivo con un gozzo tiroideo, penso che forse è venuto il momento di farmi operare, vivo il più possibile bene questa giornata e prevedo di chiamare il giorno successivo la mia endocrinologa.

    Lunedì 29 marzo: vado a scuola un po' preoccupata per il dolore insistente, verso l’ora di pranzo riesco a contattare la dottoressa la quale dopo una spiegazione sommaria mi tranquillizza dicendomi che non è un tumore, ma mi chiede comunque di andare da lei il giorno successivo per fare un’ecografia. Mi tranquillizzo e attendo il giorno successivo in piena serenità.

    Martedì 30 marzo: mi reco all’appuntamento, la dottoressa mi fa l’ecografia e mi dice che come pensava lei c’è stato un versamento, mi tranquillizza spiegandomi che è una cosa che può succedere, ma che non comporta nessun rischio, durante l’ecografia però nota due piccoli linfonodi leggermente più grandi del normale dal lato opposto della tiroide, mi chiede se ho avuto problemi di salute ultimamente, le confermo di avere avuto da poche settimane un’infezione dentaria, non si preoccupa più’ di tanto e mi dice che ci si rivedrà tra un mese e si controllerà la situazione. Lascio l’ospedale con un tarlo nel cervello e una sensazione non troppo piacevole nel cuore, ma sto bene e ciò mi rassicura.

    Domenica 5 Aprile (Pasqua): sono al mare con la mia splendida famiglia e i miei cugini, passo giorni sereni, sto bene e sono tranquilla, convinta che a breve dovrò sottopormi ad un intervento per rimuovere la tiroide, ma la cosa non mi spaventa.

    Mercoledì 8 Aprile: contatto il chirurgo che dovrà operarmi, fisso un appuntamento per la settimana successiva, speranzosa di risolvere la faccenda prima delle vacanze estive.

    Domenica 12 Aprile: mi sveglio e scopro che dalla parte opposta alla tiroide sono tutta gonfia e indolenzita, subito penso ad un altro versamento, ma nel contempo inizio a preoccuparmi.

    Lunedì 13 Aprile: vado alla visita con il chirurgo. Antonio è con me, ma io sono preoccupatissima, molto più del dovuto, qualcosa dentro non mi fa stare tranquilla. Il medico mi visita accuratamente, continua a salire la tensione, non si limita a tastarmi il collo, come dovrebbe, ma mi visita tutta, inizia l’ansia… mi dice che la tiroide non c’entra nulla secondo lui, mi parla di malattie legate ai linfonodi, potrebbe essere mononucleosi, ma servono esami, valanghe di analisi del sangue… la tiroide è da fare, ma non è quella la priorità. Esco dallo studio terrorizzata, sento che i miei timori e le mie paure si stanno concretizzando.

    Mercoledì 15 Aprile: vado a fare le analisi, le porto dal mio medico di base il quale mi rassicura dicendomi che i linfonodi sono mobili e morbidi, cioè non preoccupanti, mi prescrive un antibiotico ad ampio raggio e mi dice di ritornare dopo qualche giorno di cura.

    Lunedì 20 Aprile: torno dal medico, i linfonodi sono sempre lì e sempre peggio, l’antibiotico non ha fatto nulla, anche il medico si allerta e mi manda d’urgenza a fare i raggi al torace. Continuo ad avere paura… sempre più paura!

    Martedì 21 Aprile: vado all’ospedale a fare i raggi. Antonio è di nuovo con me, e questo mi rassicura, ho paura, comunque faccio l’esame, il medico che referta mi dice che non vede nulla, tiro un sospiro di sollievo, ma continuo ad essere preoccupata.

    Mercoledì 22 Aprile: Ii mio medico non sa più cosa pensare e mi manda a Cuneo a fare una visita specialistica dall’infettivologo. Vado, qui mi visita sia un infettivologa che un oncologo, continuano a parlare di adenopatie ma non mi dicono nulla, la tensione ormai è alle stelle, comincio a dormire male e mangiare poco. Mi fissano un altro appuntamento da un otorino specializzato in malattie del collo… due giorni di attesa… lunghissimi!

    Venerdì 24 Aprile: visita dall’otorino, anche lui non dice molto, ma mi propone con una certa sollecitudine di fare una scintigrafia e un ago aspirato il giorno stesso, accetto senza alternative. Salgo al primo piano e mi sottopongo alla scintigrafia, l’ho già fatta in passato, sono tranquilla so che non fa male. Mi dicono di tornare dopo un’ora per l’ago aspirato, Antonio mi porta fuori a mangiare un panino, chiacchieriamo e cerchiamo di far passare il tempo, la sua calma apparente mi fa star bene… è forte e io lo amo! Torniamo in ospedale, attendiamo la chiamata, che arriva piuttosto velocemente. Entro… un’ora e mezza interminabile, iniziano il prelievo, al quattordicesimo buco smetto di contare, cerco di capire cosa si dicono i due medici, ma in realtà non capisco nulla, chiedo se devo preoccuparmi, loro mi dicono di stare tranquilla, quella risposta mi agita ancora di più. Finiamo, fanno entrare Antonio che per tutto il tempo è rimasto fuori in corridoio, mi consigliano di fare una tac il giorno stesso, i linfonodi premono sulla trachea e mi fanno respirare male, nel contempo mi rimandano all’otorino, il quale mi dice di andare a casa e mi promette che avrebbe fissato personalmente l’appuntamento per la tac. Altri cinque giorni di attesa mi aspettano!

    Mercoledì 29 Aprile: Antonio mi accompagna all’ospedale per fare la tac, sono un po' tesa, mi rendo conto che la cosa si fa sempre più seria, i miei sospetti aumentano, ho paura, cerco di convincermi che alla fine tutto andrà bene, ma non ci credo fino in fondo… ad ogni modo faccio la tac, tutto bene solo un po’ di fastidio per la posizione che devo tenere, ma dura relativamente poco. Mi dicono che posso andare, allora salgo al primo piano dove mi attende la dottoressa che mi ha praticato l’ago aspirato qualche giorno prima, è molto carina, gentile, capisce che ho bisogno di qualche informazione per aggrapparmi a qualcosa e non sprofondare completamente; guarda la mia tac e mi spiega in modo semplice e comprensibile, mi dice che secondo lei è una malattia che ha colpito i miei linfonodi, ma che esistono delle terapie in grado di guarire. Non da un nome alla malattia, cerca solo di darmi un po’ di speranza. Sono un pochino sollevata, ma sento che ancora manca qualcosa, comunque torno a casa convinta di dover attendere la settimana successiva.

    Giovedì 30 Aprile: accompagno come ogni mattina i miei bimbi a scuola, poi torno a casa con l’intenzione di riposarmi un po’, ieri è stata una giornata pesante! Alle 9 suona il telefono, sul display compare il numero dell’ospedale, mi viene immediatamente un groppo alla gola… rispondo: è l’otorino, vago come al solito mi dice che ha parlato con l’ematologo, il quale vorrebbe prescrivermi un po’ di cortisone, ma è meglio se mi vede… ergo “Può venire su subito? l’aspettiamo”. Ora sono certa è qualcosa di grave! Telefono a mio padre e gli chiedo di accompagnarmi, dopo un ora siamo già per strada direzione Cuneo. Arriviamo, mi manca il respiro, saliamo al sesto piano e sento che mi mancano le forze, ma faccio finta di nulla, attendo un pochino e poi mi chiamano… mio padre mi aspetta fuori, io oltrepasso la porta di ematologia lasciando fuori la mia vecchia vita. Mi accoglie un medico, giovane e carino, con un sorriso meraviglioso, mi fa stare bene, ci accomodiamo, mi da subito del tu e io capisco che posso fare altrettanto, mi fa qualche domanda, forse per tastare il terreno, poi mi chiede di aspettarlo un attimo, esce… pochi attimi e poi torna; mi fa sedere sul lettino, lui è di fronte a me, i nostri sguardi si incontrano, sento che sta per sganciare una bomba, inizia a parlare, parlare, parlare… sono intontita, forse è un incubo, forse si è sbagliato, non posso essere io, non può essere vero… nel mio cervello solo tre parole… LINFOMA, TUMORE, MORTE. Mi dice che posso piangere, che è un mio diritto, ma io non voglio piangere, voglio scappare, voglio che qualcuno mi dica che non è vero! Sono sconvolta, inizio a fare mille domande, ricevo mille risposte, sempre con la stessa gentilezza, dolcezza e comprensione; provo persino pena per lui che ha avuto questo compito così brutto, penso che tutti gli altri sono degli stronzi perché non hanno avuto il coraggio di dirmelo e l’hanno fatto fare a lui che è cosí giovane … faccio pensieri sconnessi … sono completamente fuori controllo.

    Venerdì 1 Maggio: Mi sveglio e mi è ripiomba il mondo addosso… è tutto vero non è stato un incubo, mi sento soffocare, mi manca l’aria, mi faccio coraggio, vado in bagno, mi lavo e mi vesto come al solito, poi devo farmi la puntura nella pancia, ieri all’ospedale mi hanno insegnato come fare, chiedo ad Antonio di rimanere lì, anche se gli dico di non guardare perché so che gli fa impressione, lui resta e io prendo coraggio e me la faccio… andata non è difficile, ce la posso fare. Non ho voglia di far nulla, vorrei scappare, andare via lontano, lontano da questa brutta bestia, ma ci sono Lorenzo e Carlo, mi viene il senso di colpa, sarà un periodo duro per loro, non posso dargli anche il dolore di essere triste, quindi sorrido. La giornata passa, brutta, bruttissima quasi non me la ricordo… sto toccando il fondo!

    Sabato 2 Maggio: Il fondo l’ho toccato ora devo risalire, decido che la giornata deve andare diversamente, mi alzo, mi vesto, mi faccio la puntura stavolta da sola, usciamo tutti e quattro come sempre, prendo appuntamento dal parrucchiere e invitiamo Flavio, Alessandra e Lucrezia a cena. Una parvenza di vita normale. Passo una giornata serena, inizio a chiamare la mia malattia con il suo nome, faccio progressi, riesco a dormire.

    Domenica 3 Maggio: oggi la mia Lucrezia fa la cresima e io devo esserle vicino, faccio una fatica immane, pensare di vestirmi bene, truccarmi e andare in chiesa dove incontrerò tutte le persone che mi conoscono e che sono felici mi devasta lo stomaco e il cervello, sto malissimo, mi riempio di rescue remedy e mi faccio forza pensando che lo sto facendo per Lucrezia. Quando entro in chiesa sto ancora peggio, mi sento lo sguardo della gente sulla pelle, sto vaneggiando perché ancora pochissimi lo sanno, eppure sento la compassione che mi cade addosso, sto male mi manca l’aria, continuo a ripetermi che lo faccio per Lucrezia, solo per lei, solo per amore… sorrido ma ho la morte dentro. Non riesco a concentrarmi sulla messa, continuo a ripetermi: "perché Dio mi hai fatto questo?". La funzione finisce dopo un’ora e mezzo, mi sembra sia passato un giorno, saluto e poi scappo, per me quel giorno finisce lì!

    Lunedì 4 Maggio: torno in ospedale, l’ansia è a mille, non ce la faccio più, incontro il mio dottore mi chiede come sto, gli rispondo che sto malissimo perché ho paura che mi possa dire qualcosa di peggio; lui mi tranquillizza, dice di avermi detto tutto, mi calmo e inizio il mio processo di guarigione.

    Martedì 5 Maggio: stamattina mi accompagna Antonio, perché mi devono fare il prelievo del midollo e ho un po’ di paura, le cose vanno meglio del previsto e torno a casa.

    Venerdì 8 Maggio: Mi ricoverano alle 7, devo fare la biopsia su linfonodo, Antonio è di nuovo con me, e quando c’e lui io sto bene. Alle 8,20 mi portano in camera operatoria, ho un po' paura, ma non troppa, mi fanno l’anestesia locale e iniziano, non sento dolore, quasi nulla, un’ora dopo sono di nuovo in stanza con Antonio, mezz’ora dopo già in piedi. Non sto coricata se non ho dolore, sono testarda, non mollo, i medici devono capire che sto bene e mi devono dimettere! Passo la mattina a passeggiare nel corridoio come un’anima in pena, alle 13,30 il dottore mi dice che posso andare, mi vesto e scappo… questa durissima settimana fitta di esami è finita… una in meno di malattia!

    Giovedì 14 Maggio: devo tornare in ospedale, ora hanno tutti i risultati che servono, ora mi spiegheranno quale sarà il mio percorso. Oggi con me c’e Lucia, il mio angelo custode, la mia quasi sorella, ho paura, di nuovo, sento che mi diranno qualcosa che forse non mi piacerà. Entriamo, il mio dottore mi dice che ora la mia malattia ha un nome e un cognome, si chiama LINFOMA LINFOBLASTICO, è una brutta bestia ma si può curare, mi spiega tutto, ma poi arriva la nuova mazzata, devono ricoverarmi per fare la prima chemio, sarà la più dura, poi sarà più semplice per le altre, ok gli chiedo per quanto tempo… 3/4 settimane… mi sento male, come posso stare tutto quel tempo senza i miei bimbi? Meno male che c’e Lucia, lei mi rincuora tantissimo e mi espone tutti i lati positivi, menomate che c’e lei io avrei faticato a vederli. Torno a casa informo i miei bambini con il sorriso sulle labbra, loro devono percepire solo la calma e la serenità, li devo proteggere, sono un po’ sconcertati, ma reagiscono meglio del previsto, gli indoro un po’ la pillola, gli spiego che ci vedremo tutti i giorni con FaceTime e che il sabato e la domenica verranno a trovarmi, che resteranno a casa loro e che non saranno mai soli, ci sono i nonni e il babbo. Si tranquillizzano. Alla sera quando resto sola con Antonio piango disperatamente, mi sfogo poi sto meglio!

    Martedì 19 Maggio: RICOVERO - Oggi inizia la mia reclusione, stamattina ho abbracciato forte forte i miei bimbi, ho lasciato lì un pezzo di cuore. È stata durissima, ma ora guardo avanti, dopotutto oggi è un giorno in meno! Nuova sorpresa, non solo dovrò rimanere in ospedale un mese, ma non posso neppure lasciare la stanza… braccata in gabbia come un leone al circo! La prendo bene e mi stupisco, conosco la mia “coinquilina”, è una donna carinissima, ha l’età di mia madre, la leucemia e una gran voglia di vivere. Passano tanti dottori e tanti infermieri, tutti gentilissimi… mi sento così tranquilla che alle 14 mando Antonio a casa, ce la posso fare da sola!

    Mercoledì 20 Maggio: 2° GIORNO - Oggi prelievo del midollo, ho un po’ paura, ma passa in fretta, fa un po’ male ma posso sopportare, posso farcela. Da oggi sono attaccata quasi sempre alla flebo, quindi viaggio sempre con la stampella, per rallegrarla un po' ho deciso di appendere i braccialetti che mi hanno regalato Lorenzo e Carlo per la festa della mamma, è un modo per averli sempre con me… quanto li amo, quanto mi mancano… ma ce la posso fare perché questi giorni passeranno e poi staremo di nuovo insieme, bene come prima, meglio di prima.

    Giovedì 21 Maggio: 3° GIORNO - Stanotte ho dormito meglio, mi lavo i capelli, sono le ultime volte che posso farlo, tra un po’ mi libererò anche di loro, questa cosa un po’ mi spaventa, ho paura del momento in cui sarò costretta a guardare allo specchio la nuova Laura, mi farò pena, forse mi sentirò male, vorrei farlo con Antonio, lui riuscirebbe a farmi sentire bella anche così, lui mi ama per quel che sono veramente, insieme forse riusciremo a ridere, forse glielo chiederò, si forse chiederò a lui questo gesto di amore… di tagliarmi i capelli prima che cadano completamente e di guardare insieme nello specchio, con lui posso affrontare tutto! Comunque mi sono portata un sacco di bandane colorate, le ho comprate con i miei bimbi e poi magari mi prenderò una parrucca, non per me, ma per mio papà e mia mamma, credo che per loro vedermi pelata sarebbe difficilissimo, soffrono già tanto gli voglio aiutare! Oggi sono uscita dalla stanza dopo 2 giorni, mi hanno portato a fare l’ecodoppler, volevano portarmi con la sedia a rotelle, sono andata con le mie gambe, sono malata, non moribonda! Uscire rivedere quel corridoio dove ero entrata con Antonio, mi ha fatto sentire viva… io sono viva, devo guarire, la fuori c’è un mondo meraviglioso che mi aspetta!

    Venerdì 22 Maggio: 4° GIORNO - Passata la paura anche oggi… mi hanno posizionato il CVC, è un tubicino che viene posizionato direttamente nella succlavia e serve per fare l’infusioni, i prelievi e le trasfusioni… insomma bucata una volta poi non dovrebbero più torturarti le vene! Avevo un po' di ansia stamattina, dover ritornare in camera operatoria non è mai simpatico, ma li ho trovato un dottore che è stato delizioso, in questo mio nuovo cammino sto incontrando tanti angeli, lassù qualcuno mi aiuta! Oggi viene a trovarmi il mio papà, è la prima volta che viene qui da quando mi hanno ricoverata, mi fa tanta tenerezza, avere un figlio malato deve essere la cosa più devastante che può capitare nella vita di un uomo, voglio che mi veda in forma, al massimo, deve andare a casa sereno e che possa dire a mia mamma che tutto va bene!

    Sabato 23 Maggio: 5° GIORNO - Oggi è stato un grande giorno, mentre io cominciavo la mia prima chemio nonna in cielo festeggiava il suo primo compleanno da angelo! Alle 10,30 è arrivata la boccetta tutta avvolta nella carta stagnola, me l’hanno inserita e poi l’infermiera mi ha chiesto se ero pronta a cominciare; mi ha fatto effetto più della biopsia e di tutti gli esami che mi hanno portata qui. Un conto è dire “devo fare la chemio”, un altro è trovati con la cannula piantata nel petto pronta ad irrorarti… ho tirato un bel respiro e poi ho pensato “Laura la fai per guarire”… e così e cominciata. È andata e non ho avuto nessun problema, una in meno! Al pomeriggio sono stata premiata, sono arrivati loro, i miei uomini, la mia vita, la luce dei miei occhi! Che belli i miei bambini, che bello mio marito, ma quanto vi amo, ma quanto stiamo bene insieme, che squadra! A volte basta allontanarsi un attimo per ricordarci quanto siamo indispensabile uno per l’altro. La malattia insegna anche questo!

    Domenica 24 Maggio: 6° GIORNO - Che bella giornata, stamattina è passato il cappellano Don Carlo e così anche qui ho ricevuto il Signore! Abbiamo chiacchierato un po' e poi pregato, pregare mi fa bene, quando prego mi sento forte. Ho sempre pregato, sono credente e praticante, però quando ho scoperto di essere malata mi sono sentita tradita e abbandonata, avevo bisogno di prendermela con qualcuno, l’ho fatto con lui! Da quando sono rinchiusa qui dentro ho come la sensazione di averlo costantemente vicino, è una sensazione bellissima! Al pomeriggio sono arrivati i miei amori, che emozione rivederli, ogni volta è un tuffo al cuore, sono tutto, la mia vita, la mia gioia, il motivo per cui vale la pena sopportare tutto questo. Li vedo e penso “io devo guarire, abbiamo troppo bisogno uno dell’altro!” Siamo stati insieme un paio d’ore, le infermiere gli anno offerto merenda, sono deliziose queste ragazze, di una tenerezza infinita, anche in loro c’e Dio! C’era anche Lucrezia, voleva vedermi, lei è la mia figlioccia, la figlia di mio cugino, mi è molto affezionata, per me quasi come una figlia; siamo stati bene abbiamo riso e scherzato, per un attimo ho dimenticato dove fossi… grazie di cuore! Poi per rendere meno drastico il saluto, li ho spediti al cinema a vedere un cartone con Antonio, erano sereni, se ne sono andati, ho sentito una fitta al cuore, ma è durata un attimo, passerà e torneremo insieme! Non mi hanno lasciata sola, con me c’erano Flavio e Alessandra; Flavio mi è ufficialmente cugino, ma in realtà è un fratello. Sono rimasti con me un paio d’ore, sono stata bene, sento le loro energie, mi danno una forza pazzesca, se non avessi tutto questo amore attorno non ce la farei. Quando finirà quest’incubo passerò il resto della vita a ringraziare!

    Lunedì 25 Maggio: 7° GIORNO - Oggi è finita la mia prima settimana, sono alla terza infusione di chemioterapia, l’umore è ancora alto e i miei valori pure. Oggi ho avuto una gran bella notizia: una settimana fa sono entrata con un linfonodo di 5 cm sotto l’ascella di sinistra, oggi non c’è più… la terapia funziona! Sono felice! Al pomeriggio sono venuti i miei genitori, mamma era la prima volta, povera mi fa tanta tenerezza! Siamo stati insieme tre ore, spero che vedermi star bene serva a tranquillizzarla un po’! Stasera sono stanca, sono in piedi dalle cinque e non ho più toccato il letto, Eralda, la mia coinquilina, dice che evidentemente nel mio letto ci sono i chiodi! mi fa ridere.

    Martedì 26 Maggio: 8° GIORNO - Oggi quarta infusione, tutto bene, lassù devo avere un bel po’ di aiuto. È venuta Marilena a trovarmi ed è stata con me tutto il pomeriggio, mi vuole proprio bene, tutto questo amore che mi circonda mi emoziona molto e mi fa stare tanto bene. Sono una persona fortunata, perché non sono sola!

    Mercoledi 27 Maggio: 9° GIORNO - Oggi mi hanno fatto una puntura nella spina dorsale per isolare il mio sistema nervoso dalla malattia, non mi hanno fatto male però la rottura è che sono dovuta rimanere 3 ore sdraiata nel letto. In effetti fissare il soffitto per tutto quel tempo è stata un po’ noioso, ma poi è passata anche questa. Alla fine è proprio vero: nella vita si può affrontare quasi tutto e se Dio ti da una croce è solo perché la puoi portare! Bisogna credere e fidarsi. 

    Giovedì 28 Maggio: 10° GIORNO - Oggi notiziona: ho finito il mio primo e vero ciclo di chemio, e i linfonodi sono quasi spariti! Dio che gioia, quasi incontenibile, mi sento quasi guarita e anche questa reclusione non la sento più tanto opprimente. Sono felice! La mia coinquilina è stata dimessa per qualche giorno ed io sono stata spostata in una stanza sola, praticamente una suite, bagno, televisione, ciclette, frigo e tanta tanta pace, sono contenta di stare un po’ sola, in santa pace. 

    Venerdi 29 Maggio: 11° GIORNO - Oggi è passata, le cose vanno proprio bene, i medici sono tutti soddisfatti, penso di essere una persona molto fortunata, è vero mi sono ammalata, ma ora le cure funzionano e non mi fanno stare male e allora mi trovo a pensare che forse la vita voleva che mi fermassi un attimo ad ascoltarmi, io non l’ho mai fatto, per me non c’era mai tempo, c’era sempre altro, i bambini, Antonio, la casa, il lavoro, e per me mai, negl’ultimi mesi mi sono sentita spesso sopraffatta, ho avuto spesso la sensazione di non farcela più, mi mancava l’aria, ma pensavo che non potevo farci nulla, che la vita era questa. Sbagliavo, la vita non è solo quello, la vita è volersi bene, curarsi di stessi per poter voler meglio agl’altri. Quando questa storia arriverà alla fine nella mia vita cambieranno tante cose e sopratutto imparerò ad amarmi di più, ora so che me lo merito e me lo devo.

    Sabato 30 Maggio: 12° GIORNO - Che bella giornata oggi. Stamattina è venuta Lucia, lei ufficialmente è mia cugina, ma effettivamente mia sorella, in questo periodo della mia vita senza il suo sostegno e la sua forza sarei morta. Non so come farò mai a sdebitarmi per ciò che lei sta facendo per me, le voglio un bene indescrivibile e ringrazio Dio ogni giorno per averla nella mia vita. Stamattina la visita del medico è stata un successo, i miei valori sono ancora alti,il fegato non ha risentito della chemio, per cui hanno deciso di iniziare a farmi delle iniezioni di “effetto crescita” che servono ad aiutare il mio fisico a non abbassare troppo le difese, erano ottimisti e questo loro ottimismo mi da una gran carica ad andare avanti! Al pomeriggio sono arrivati loro, la luce dei miei occhi. Dio quanto sono belli, ma quanto li amo? Abbiamo passato il pomeriggio insieme, fatto merenda, chiacchierato, è stato bellissimo! Sapevo di avere tante fortune ad avere una famiglia così, ma questa lontananza mi ha costretta a vedere un amore nei miei confronti ancora più grande di quel che riuscivo a percepire quando ero li con loro. E allora mi torna di nuovo lo stesso pensiero: tutto nella vita insegna, tutto accade per un motivo preciso. Forse io avevo bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti per capire tante cose. Forse è così di sicuro sto riflettendo tanto! Ora sono stanca, quante emozioni e poi domani li rivedrò e con questo pensiero mi addormenterò felice.

    Sabato 19 Settembre 2015: 4 MESI DOPO - Sono passati tanti giorni dall’ultima volta che ho scritto ed è successo di tutto, sono stati mesi veramente intensi e faticosi. Sono stata ricoverata parecchie volte, ho fatto visite, prelievi ed esami, non ho avuto tempo libero, è stata dura ma non impossibile, sono arrivata al 7 di agosto stremata, ma è arrivato il giorno che più o meno aspettavo da quando ho iniziato il mio calvario: la pet di controllo, quella che doveva dirmi se le cure stavano facendo effetto.
    Con me c’era, come quasi sempre in questi mesi, papà: che strano in questo periodo ho trascorso più ore con mio padre di tutte quelle che ho trascorso nella mia vita, ci voleva la mia malattia per farci stare insieme! Abbiamo fatto l’esame e poi siamo andati a mangiare un boccone, è stato bellissimo, io e lui da soli!
    Sembra impossibile ma la malattia che di per se è una cosa negativa, in realtà mi ha regalato un sacco di cose belle e sono sicura che quando tutto sarà finito e passerà un po' di tempo io di tutto questo periodo ricorderò solo le cose belle, che peraltro sembra impossibile, ma sono veramente tante.
    Ho imparato che la vita è veramente un dono meraviglioso, che bisogna vivere intensamente ogni attimo, mai rimandare le cose perché non è detto che tra una settimana, un giorno, un mese noi possiamo ancora farle, ho imparato che bisogna dire alle persone che amiamo che le amiamo, ho imparato che le cose più semplici sono proprio quelle che ci fanno stare bene e ci rendono felici e sopratutto ho imparato che non dobbiamo mai smettere di dire grazie, perché ogni attimo che ci viene concesso è veramente un dono del Signore!
    Fatta la pet mi toccava attendere i risultati, ero fiduciosa, lo sono sempre stata, anche nei momenti peggiori, ma avevo paura, paura che mi dicessero che la “bestia” c’era ancora. Facevo finta di non pensarci, continuavo a ripetermi che non bisogna fasciarsi la testa prima di rompersela, ma dentro di me avevo il terrore che tutto potesse precipitare e che il mio castello di carta crollasse davanti ai miei occhi. Per arrivare fino a questo punto ho sopportato di tutto, ho toccato il fondo, ho scoperto che a volte per morire ci vuole veramente poco, ma mi sono sempre risollevata, non ho mai pensato di mollare nemmeno per un attimo e sono sempre stata convinta che la mia malattia avesse un senso, dovevo solo capire quale.

    Con tutti questi pensieri ho trascorso quei giorni fino a quando una domenica è suonato il telefono e quando ho visto che era l’ospedale, ho pensato al peggio, una telefonata la domenica pomeriggio dal reparto non mi faceva pensare a niente di buono, ma era veramente finita? Ho risposto e sono nata per la seconda volta: la pet era negativa, non c’era più malattia. HO SCONFITTO IL CANCRO!
    Quello che ho provato in quegli attimi è inspiegabile, sono corsa da Antonio e poi dai bambini e ho pianto come mai in vita mia.
    La vita mi dava una seconda possibilità, un’altra opportunità, e sopratutto adesso ne conoscevo il vero valore, ora che sono stata ad un passo da perderla, ora so quanto sia importante la vita!

    Se sono arrivata qui lo devo a me stessa perché non mi sono mai arresa, ai medici che sono stati sensazionali, ma sopratutto ad Antonio che in questi mesi mi è stato a fianco con coraggio e fiducia, mi ha sempre guardata con amore facendomi sentire bellissima anche se ero un mostro, non ha mai smesso di dirmi che ce l’avrei fatta!
    Ai miei figli Lorenzo e Carlo che hanno dovuto diventare grandi in fretta e affrontare qualcosa più grande di loro, ma che mi hanno dato costantemente il motivo per non mollare e per sopportare tutto, anche il dolore.
    A mamma e papà che ho fatto invecchiare di 50 anni in 5 minuti, ma che sono stati la mia certezza e la mia sicurezza, si sono presi cura di me e dei miei bambini e hanno vissuto la malattia con me, condividendo il mio calvario e rendendolo meno pesante.
    A Lucia e Flavio che da ora in poi non saranno più cugini, ma fratelli, la loro presenza costante mi ricordava ogni giorno che dovevo combattere, non potevo mollare, non potevo deludere tutta questa gente!
    L’elenco poi potrebbe continuare: Mario, Silvana, Carlo Alberto, Marilena…, tanti, tanti, tanti hanno pregato per me, acceso candele, mandato messaggi, telefonate, non me l’aspettavo, tutti dal primo all’ultimo hanno contribuito alla mia guarigione. 
    Passerò il resto della mia vita a dire GRAZIE a tutte queste persone.

    Scoprire di non avere più una malattia è la cosa più sensazionale che possa accadere ad un essere umano, all’improvviso ti rendi conto che ci sono ancora un sacco di cose che puoi fare e le vorresti fare tutte subito perché ti senti forte come mai prima, non c’e più quasi niente che ti faccia paura perché sai che peggio di quello che hai appena passato non c’e molto, ti rendi conto che potrai ancora fare tante cose perché qualcuno ti ha concesso il tempo per farlo e allora provi una gratitudine e una voglia di vivere che prima non avevi mai provato.

    E allora mi chiedo: dovevo rischiare di morire per capire quanto è bella la vita? Evidentemente si!

    In questi mesi ho conosciuto un sacco di gente e ora sono molto più ricca, umanamente parlando: ho visto gente star male, soffrire nel corpo e nello spirito, ho visto gente guarire e altri morire e ogni volta mi sono sentita fortunata perché a me era andata meglio, ho avuto paura di non farcela, ma ho sempre cercato di farmi coraggio dicendomi che non poteva finire così, non adesso.
    Ogni volta che dovevo fare un prelievo del midollo o una rachicentesi (puntura nella spina dorsale) mi dicevo “dai Laura una in meno, tra 5 minuti e tutto finito” e poi pensavo ai miei bambini e tutto andava meglio; ora mi godo tutto al cento per cento, sopratutto le cose semplici quelle che prima davo per scontate, ed è tutto bellissimo, per la prima volta sto vivendo a pieno la mia vita.
    L’altro giorno Lorenzo ha cominciato le medie e io l’ho accompagnato, è stato bellissimo vederlo entrare in quella scuola e pensare che stava iniziando una nuova vita, che sta diventando grande e non ho potuto fare a meno di pensare che ho rischiato di non esserci, di perdermi tutto, e allora ho provato una grande gioia e un gran senso di gratitudine nei confronti di chi mi ha dato l’opportunità di vivere quel momento.

    Giovedi 15 Ottobre: sono tornata a casa dal ricovero per il 5 ciclo e sono stata travolta da una sorpresa, questa volta meravigliosa: la mia famiglia mi ha fatto trovare il regalo per il mio compleanno. Una Fiat 500! Quella vera, non il modellino, magnifica e così sono rimasta attonita con un sacco di cose da dire, ma non ero in grado di dirne mezza. Non me l’aspettavo, non avrei mai immaginato un regalo così grande, qualcuno mi ha detto “te la sei guadagnata tutta”. È così? Cosa significa? Che forse questa macchina mi dovrà ricordare per il resto dei miei giorni che ho rischiato di morire? No questa macchina rappresenterà la mia rivincita sulla vita, la mia seconda opportunità, e sopratutto mi porterà lontano perché io di strada ne voglio ancora fare tanta!

    Lunedì 19 Ottobre: Antonio stamattina è partito per il Texas, è la prima volta che va in trasferta da quando mi sono ammalata, in tutti questi mesi non mi ha mai abbandonata, mi è sempre stato vicino, una presenza essenziale in questo processo per la guarigione, senza di lui non ce l’avrei mai fatta! Nei suoi confronti mi sono sentita in colpa un sacco di volte, mai e sottolineo mai avrei voluto che Antonio dovesse rivivere un esperienza così traumatizzante, aveva già sofferto e l’unica cosa che avrei voluto per lui era farlo stare bene, e invece la malattia ha colpito anche me e nonostante tutto Antonio non ha mai dato l’impressione di credere che io potessi non farcela, mi ha spronato ogni giorno, mi ha coccolata, aiutata e non ha mai smesso di dirmi che ero bella!
    Ha fatto un ottimo lavoro con i bambini e ha saputo sostenermi nei momenti più difficili… per tutto questo sono pronta a rinnovargli il mio amore e la mia fedeltà per sempre! Da sola non sarei arrivata tanto lontana e ora ho capito che il matrimonio è come un tavolo di noce intarsiato, se non ci sono quattro belle gambe a sostenerlo, per quanto bello, crolla!

    Giovedì 19 Novembre: quest’ultimo mese è stato piuttosto duro, l’ultima terapia mi ha distrutto, ora è passata va meglio, sono pronta per l’ultimo ricovero che è fissato per lunedì.

    Lunedì è il 23…..la prima chemio l’ho fatta il 23 maggio, giorno del compleanno di nonna, l’ultimo ricovero il 23 novembre, di nuovo 23…..credo sia un segno che nonna mi manda dal cielo per dirmi “sono con te”. Nonna Laura è la persona migliore che ho incontrato nella vita, da lei ho imparato quasi tutto, lei mi capiva sempre, mi proteggeva, anche troppo, e parlare con lei era meraviglioso. Da piccola, se facevo un brutto sogno, correvo nel suo letto e tutto passava. In questi lunghi mesi avrei voluto tante volte potermi coricare nel suo letto e dimenticare tutto. Nonna cucinava tanto, faceva il pane, la pasta in casa e io la guardavo e la ammiravo e intanto imparavo, oggi ogni volta che impasto penso a lei, al suo grande cuore, a tutto l’amore che mi ha saputo dare e mi manca. Il 23 è anche il giorno della sua morte, sono passati 10 mesi da quel giorno, nel mio cuore c’è un vuoto, che non riempirà mai più nessuno è il buco che ha lasciato lei il giorno che è volata in cielo, per non stare male me la immagino felice vicino a sua mamma e a sua sorella, ma la verità è che in tutti questi mesi l’avrei voluta qui, vicino a me, a tenermi la mano e a dirmi che tutto sarebbe andato bene!

    25 dicembre: Natale. Quando mi hanno diagnosticato la malattia mi hanno detto che la cura sarebbe stata dura e lunga e che sarebbe finita presumibilmente a Natale, da quel giorno il mio unico desiderio era quello che arrivasse presto il Natale e credo di non averlo aspettato tanto così nemmeno da bambina, ma il tempo passa anche quando ci sono cose brutte da far passare, me l’ha detto zia Lella quando stavo per cominciare, e aveva ragione: tutto passa anche le cose brutte e quando sono passate, e ti giri indietro a guardarle, ti sembra impossibile di averle vissute. E ad essere onesta, sono anche orgogliosa di me, perché è stata dura ma io ce l’ho fatta!
    E allora è arrivato Natale, ed è un Natale speciale perché, se non mi fossi curata o non fosse esistita una cura, io non lo avrei visto e allora a messa di mezzanotte ho detto grazie per questa strepitosa opportunità, perché la vita è veramente opportunità, di essere felici, di amare o di buttare tutto nell’immondizia e decidere di non vivere, e questa è una scelta che purtroppo fanno tante persone che lasciano passare i giorni così senza un senso, senza realizzarsi, senza volersi bene. Non sanno cosa si fanno e sopratutto non sanno ciò che si perdono! Io voglio vivere, lo volevo tanto prima e ora lo desidero anche di più, voglio vivere per vedere i miei figli diventare uomini, voglio vivere per diventare vecchia con Antonio, voglio prendermi cura di loro e lasciare che loro si prendano cura di me, voglio vedere il mondo con i miei occhi, voglio piangere di gioia quando i miei figli si sposeranno e aspettare dietro ad una finestra quando verranno a trovarmi con le loro famiglie.
    È per questo che non ho mai smesso di lottare e non mi sono mai arresa, ho avuto paura, specialmente alla fine quando ho fatto l’ultimo ricovero, avrei fatto carte false per non farlo, non sopportavo più l’odore dell’ospedale, rifiutavo il cibo, ma ho stretto i denti ed è passato, sono stata aiutata, come sempre, non ero sola, sono stati giorni interminabili, ma quando sono uscita sentivo di aver vinto una battaglia.

    Ora sono quasi alla fine, a gennaio l’ultima terapia e poi inizierò il mantenimento e cercherò di riprendermi la mia vita; so che non sarà più quella di prima, perché ora dovrò convivere con questa mia nuova condizione, ma ora sono anche più forte e allora posso farcela.

    Mi sono ricresciuti i capelli ed ero tanto felice, ma poi l’ultima terapia se li è ripresi tutti e mi è dispiaciuto tanto, di nuovo ovetto Kinder! Sono solo capelli ti dicono tutti, ma non è vero, è malattia, è chemio, è brutto, ma ricrescono, passa anche quello e allora impari a mettere tutto lì nel cassetto, quel cassetto che un bel giorno chiuderò ma che farà sempre parte di me.

    E cosi Natale e passato e ce ne saranno altri, spero, e ognuno sarà un dono, ogni giorno lo è. È stato anche il primo Natale senza nonna e il secondo senza zio e non ho potuto fare a meno di pensare a loro, in questi mesi  ho chiesto loro aiuto, li ho pregati tanto e sono convinta che se potevano fare qualcosa di sicuro l’hanno fatto, perché erano buoni e mi volevano bene.

    Domenica 27 dicembre: oggi sono andata a salutare mio nonno, ha compiuto 99 anni il 17 dicembre, era due settimane che non lo vedevo, mi è venuto un colpo! È una persona stanca che se ne sta andando, in lui è rimasto veramente poco del mio nonnino, mi ha fatto male, nonostante la ragione sappia benissimo la fortuna che ha avuto ad arrivare fino a qui, vederlo così mi ha dato una brutta sensazione: presto dovrò soffrire di nuovo perché mi toccherà lasciare andare qualcuno che amo tanto e nonostante gli anni non si è mai pronti a dire addio a chi si vuole bene, a chi nella vita ha avuto un posto speciale.
    Egoisticamente quando mi sono ammalata ho pensato che sarebbe stato meglio se la mia patologia fosse venuta a lui che era anziano e che una vita l’aveva vissuta, oggi a vederlo così debole e indifeso ho ringraziato Dio perché invece è venuta a me che, forte e giovane, ho potuto sopportare le cure.

    Domani andrò a Vallecrosia, l’ultima volta che ci sono stata tutto doveva ancora cominciare, ora potrò godermi qualche giorno con la mia famiglia e ciò mi riempie di gioia, quasi non mi sembra vero, posso partire, andare via, niente ospedale, niente cura a cui pensare, solo io, Antonio e i bambini… se sto sognando per favore non svegliatemi, sono felice!

    Mercoledì 30 Dicembre: te ne sei andato in punta di piedi, senza dar fastidio, come hai fatto tutta la vita, te ne sei andato e hai lasciato un vuoto incolmabile nella mia vita, ma una ricchezza inestimabile di esempi e di ricordi, ti voglio bene nonno, grande uomo della mia vita! Li davanti alla cassa ti ho chiesto scusa per la prima e l’ultima volta nella vita. Ti ho chiesto scusa per averti mentito spudoratamente, per non averti raccontato nulla della mia malattia, non ho potuto darti un dolore così grande, tu eri troppo debole e provato dalla morte di nonna per sopportare anche questa, non volevo essere io la causa della tua morte e allora, approfittando dei limiti che la tua età ti aveva imposto, ti ho nascosto tutto e ti ho raccontato un sacco di bugie, ma l’ho fatto per amore solo per proteggerti da qualcosa molto più grande di noi. Ora so che sei, con nonna, al mio fianco in ogni momento, in ogni visita ed in ogni controllo, e sono più forte che mai! Ti porterò con me ogni giorno, in mezzo ai miei bambini tra i banchi di scuola e se un giorno potrò guardarmi allo specchio e pensare di essere stata una brava insegnante anche solo la metà di quanto lo sei stato tu, allora sarò orgogliosa di me stessa!

    Con nonno si è chiuso un anno, un cerchio, un periodo della mia vita, che non potrò mai dimenticare e che non voglio assolutamente cancellare, nulla sarà più come prima, è stato contemporaneamente il peggiore e il miglior anno della mia vita, ho toccato il fondo, conosciuto la paura e la sofferenza e ho imparato che dal male può nascere il bene, che la paura si può affrontare e controllare e che la sofferenza rende migliori.

    Ora che è passata mi sento in grado di ringraziare il Signore per avermi fatto vivere tutto questo, per avermi dato la forza di non mollare mai, per aver messo sul mio cammino tanta brava gente, avevo bisogno di aprire gli occhi, di imparare tante cose.

    Ora so che la vita non è “cosa ho fatto ieri” o “cosa farò domani”, ma è “cosa faccio oggi”.

    Ora so che ogni giorno, quando apro gli occhi, ricevo un dono immenso, molto molto più grande di me e che è mio dovere vivere bene e ringraziare per questo.

    Ora so che devo prendermi cura di chi ha avuto cura di me e lasciarmi scivolare come foglie secche chi non c’e stato, senza rancore, senza star male, perché non si può star male per chi non ci vuole e non ci merita!

    Ora che so di avere un giorno in più, mi prendo la responsabilità di dire a tutti vivete e vivete bene, perché essere vivo non è per niente così scontato e non abbiate paura di star male, perché in ogni caso, dopo il temporale, sorge sempre il sole!

    Laura Tuninetti

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