Piccola, ma forte: come rinascere ogni giorno!

    Il 27 luglio 2017 un uragano è piombato nella mia vita. Il mio corpo apparentemente sano, abbronzato dopo i pomeriggi passati a prendere il sole, muscoloso dopo i mille anni di danza, per qualche assurdo meccanismo, ha commesso un errore.

    “Ma come hai potuto sbagliare proprio ora? Io sono giovane, devo fare mille cose, martedì prossimo ho tirocinio, a novembre mi devo laureare, ma questo dottore cosa vuole? Ricovero? Di cosa state parlando?” .Queste ed altre mille domande mi sono passate per la testa. Poi è bastato poco per capire: trasferimento d'urgenza, 3°piano alta intensità ematologia, reparto con pareti verde chiaro, mascherina, copri-scarpe, dottoressa dolcissima, stanza singola, con anticamera, io che mi guardo intorno. “Cosa ci faccio qui?”

    Il giorno dopo, altra dottoressa, diagnosi! Avete presente quelle malattie che sentite in TV, quelle che solo al nome cambiate canale?  “Deborina - così mi hanno chiamato sin da subito - è come pensavamo!”
    Era lei la mia più grande avversaria: Leucemia Acuta Promielocitica, detta anche leucemia fulminante (promielo che?). Mi hanno spiegato che, nel giro di pochi giorni, aveva preso il sopravvento e stava spazzando via me ed i miei 21 anni.

    In quel momento l'unica parola che vuoi sentire, è stata la prima che fortunatamente mi hanno detto: CURABILE, la più aggressiva, ma la più curabile.

    È così che è iniziata la mia battaglia, diciamo che il primo giorno ho visto tutto in maniera schematica, come se quello che stava accadendo non riguardasse me.

    La sera del 28 luglio ho capito che c'erano due alternative. Vi parlerò solo di quella che ho deciso di seguire. “Si impara ad apprezzare tutto quello che si ha, anche le cose semplici” , questa è la classica frase che senti dire, posso assicurarvi che non c'è niente di più vero e così ho deciso di sorridere alla vita, giorno per giorno.

    Sapete quanto è buono il caffè dopo 45 giorni di ricovero in isolamento? Le polpette al sugo di mamma, gli abbracci delle persone che ami, la pacca sulla spalla di papà? È stato tutto come la prima volta.

    Dalla mia stanza al terzo piano, l'unica cosa che riuscivo a vedere era il grattacielo di una delle mie piazze preferite, stavo ore vicino alla finestra, al mattino e alla sera quando rimanevo da sola, solo per guardarlo. Avete idea dell'emozione che ho provato quando in quella piazza ci sono tornata davvero, con le mie gambe?

    Ho vissuto quei giorni come una pausa da tutto ciò che mi circondava, ma le persone che mi hanno accompagnato, giorno per giorno in questo percorso, sanno benissimo che controllavo tutto anche dalla mia stanzetta.

    Quello che mi ha salvato è stato proprio questo: vivere la mia normalità anche da lì, rimanendo sempre la stessa persona.

    Ovviamente questo messaggio non è per le “mie” persone, quelle che hanno fatto il tifo per me ogni giorno, che amo immensamente e che continuerò a ringraziare per il resto dei miei giorni in altre sedi, ma per chi non sono riuscita a ringraziare abbastanza in questo periodo.

    Grazie a tutti quelli che con un messaggio, una telefonata a me o alla mia famiglia hanno avuto un bel pensiero nei miei confronti, a chi mi ha mandato un libro, una canzone o una foto.

    Grazie ai compagni delle superiori che mi hanno contattato, alle ragazze di danza, alle mie maestre, alle persone del mio paesello incontaminato, alla mia università, alle mie tutor del tirocinio, a chi mi ha aiutato con gli appunti (perché sono una precisina e gli esami si fanno tutti ugualmente), a chi appoggia la mia pazzissima idea di continuare l'università iniziando un nuovo percorso, a chi ha improvvisato balletti latini ad ogni ora con me in questi mesi, a tutti i pazienti che ho conosciuto in day hospital, alla loro forza e alla loro speranza, alle persone che hanno ascoltato le parole della dottoressa insieme a me, alla mia padrona di casa e ai parenti più lontani.

    Ho deciso di scrivere questa mia esperienza perché dal primo giorno che sono entrata in quella che sarebbe stata la mia stanza per 45 lunghissimi giorni, ho letto le testimonianze delle persone che hanno combattuto e che continuano a combattere contro questa malattia: eh già, perché a volte non basta avere accanto le persone che ami, loro per fortuna, non potranno mai capirti fino in fondo. Quindi ho iniziato a leggere tutti i racconti e mi sono sentita sin da subito meno sola.

    Ho letto e poi capito, la rabbia, il dolore, le paure e da subito ho imparato! Ho imparato quanto valgo, quanto sia giusto essere felici, quanto sia giusto volersi bene e quanto io sia grata alla vita per tutto quello che ho.

    (Ho imparato anche, un sacco di nozioni mediche/infermieristiche perché di base sono una rompiscatole e devo sapere tutto, ma proprio tutto tutto!).

    Spero che tutte le persone che purtroppo si trovano in questa situazione, riescano comunque ad andare avanti, a non mollare mai, a cantare anche sotto la doccia dell'ospedale, a trovare un proprio equilibrio anche in tutto questo casino e a rinascere in qualche modo.

    Auguro a tutti delle ottime cure, come quelle che sono state scoperte recentemente per la mia leucemia, che pur essendo molto forti, lo sono sicuramente meno di altre terapie.

    Vi auguro di non dare niente per scontato, di non sottovalutare i sintomi del vostro corpo, di capitare al momento giusto nel posto giusto come è successo a me, dove sono stata trattata come una principessa.

    Il grazie più grande va al reparto ematologia e al day hospital del mio bellissimo ospedale, dove ho incontrato persone speciali e vi assicuro che ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa.

    Grazie all'amore dei miei infermieri, agli OSS e alla passione di tutti i medici che ho conosciuto e che si sono sempre presi cura di me.

    Grazie al mio primario, che passava da me ogni mattina, non per visitarmi ma per farmi qualche linguaccia e prendermi un po' in giro. Grazie alla sua umanità oltre che alla sua grandissima dedizione lavorativa.

    Grazie ai donatori del sangue, alle piastrine che mi hanno tanto aiutato e grazie al mio corpicino per aver retto alla grande tutti i farmaci.

    Una persona mi ha scritto “... non siamo liberi di scegliere ciò che ci accade, però siamo liberi di scegliere come reagire a ciò che ci accade”, ed io nonostante tutte le paure e il dolore, oggi vedo solo cose belle.

    Grazie.

    Debora

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