Patologie e Terapie

Terapie cellulari contro i tumori, avanti con prudenza

Ottobre 2018

Intervista a Sergio Amadori
Prof. Onorario di Ematologia Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
Presidente Nazionale AIL 

di Anna Lisa Bonfranceschi (La Repubblica, 4 ottobre 2018)

 Prof. Sergio Amadori

I risultati di CAR-T sono molto promettenti, ma i rischi di tossicità sono elevati e non esistono dati sugli effetti a lungo termine. Sergio Amadori, presidente dell'Associazione Italiana Leucemie, parla delle frontiere della cura e dell'importanza di stare accanto ai pazienti lungo tutto il percorso

L'idea di risvegliare i linfociti T nei pazienti oncologici, armandoli per renderli più aggressivi nei confronti delle cellule tumorali, è innovativa, affascinante ed estremamente promettente. Ma quello che non sappiamo su queste terapie è ancora troppo, tanto che è impossibile oggi definire con esattezza che ruolo potrebbe avere CAR-T per le leucemie, i linfomi e i mielomi. Così Sergio Amadori, presidente di AIL commenta lo scenario che si è aperto anche in Europa con l'approvazione delle prime terapie a base di CAR-T.

• RISULTATI PROMETTENTI
“Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione in oncoematologia, quella dell'immunoterapia, di cui la terapia con cellule CAR-T è oggi la frontiera più avanzata”, spiega Amadori. Con la tecnologia dei recettori chimerici antigenici (Chimeric antigenic receptor, CAR) è possibile ingegnerizzare i linfociti T prelevati dal paziente così da far produrre sulle loro superfici un recettore capace di identificare le cellule tumorali, scatenandovi contro l'attacco del sistema immunitario. “In questo modo le cellule CAR-T riescono a scovare e colpire il tumore – riprende Amadori – e i risultati che hanno convinto le agenzie regolatorie come Fda ed Ema ad approvare le prime terapie che utilizzano questi farmaci viventi in pazienti con leucemia linfoblastica acuta e linfoma aggressivo in fase avanzata sono molto promettenti: i tassi di remissione completa sono molto elevati e le remissioni appaiono durature nella maggioranza dei pazienti”.


• I LIMITI
A fronte dei risultati ottenuti però Amadori ricorda come si tratti di terapie non innocue, anzi. “Gli effetti collaterali osservati, come la sindrome da rilascio di citochine (cytokine release syndrome, Crs: un massiccio rilascio di molecole infiammatorie) o la sindrome neurologica con rischio di encefalopatia rendono le terapie a base di CAR-T trattamenti con un rischio di tossicità molto elevato. Anche se, riconosce l'esperto, è probabile che negli anni a venire, come sta già accadendo, l'esperienza e la ricerca miglioreranno i protocolli di trattamento, prevenendo e mitigando gli effetti collaterali. “La presenza di tossicità elevata, la necessità di avere dei protocolli ben definiti, per popolazioni molto selezionate, e ancora il bisogno di seguire i pazienti nel lungo periodo, accumulando dati di lunghi follow-up, ci porta a considerare le cellule CAR-T a tutti gli effetti una terapia ancora sperimentale, per la quale dobbiamo definire bene i confini di attività e tossicità”.

• NON SOLO CAR-T
Ma nell'immediato e nel prossimo futuro non ci sono solo le cellule CAR-T. “Negli ultimi venti anni l'oncoematologia è diventata sempre più una disciplina di precisione, con terapie sempre più mirate, pensate per colpire le alterazioni genetico-molecolari alle base della patologie, su cui abbiamo avuto e abbiamo sempre più conoscenze – ricorda Amadori – basti pensare all'arrivo dell'imatinib che ha cambiato la vita dei pazienti con leucemia mieloide cronica o al significativo aumento di sopravvivenza che è stato ottenuto in patologie come i linfomi maligni e il mieloma multiplo”. La sfida oggi riguarda soprattutto i tumori del sangue che presentano un profilo genetico-molecolare molto complesso, come la leucemia mieloide acuta: “Sviluppare farmaci per malattie molto complesse, che possono presentare diverse alterazioni a livello genetico è molto difficile, e accanto ai progressi fatti è su questa strada che procede oggi la ricerca, cui contribuiamo come associazione”.

• IL PAZIENTE AL CENTRO
Il sostegno alla ricerca di una cura, della guarigione è sì il bisogno principale di un malato ma non l'unico, ricorda Amadori: “La nostra missione è quella di accompagnare il paziente in un percorso di cura, e poi di sostenerlo anche dopo, aiutandolo perché una volta guarito torni a essere quello che era prima della malattia, riannodando i fili lì dove si erano interrotti”. L'idea è che guarire non basti, l'obiettivo è investire sulla qualità di vita per una lunga sopravvivenza: “Per aiutare i pazienti a farlo abbiamo messo insieme una serie di servizi che permettono loro di sentirsi ascoltati a 360 gradi, riappropriandosi della propria vita familiare, del proprio lavoro e della propria sfera sociale in modo tale da poter riprendere una vita normale – conclude Amadori - Al tempo stesso cerchiamo di aiutare il paziente e la famiglia a sentirsi informati e aggiornati, sulle nuove terapie o sulle strategie più adeguate per mantenersi in salute, per esempio insistendo sull'importanza dell'attività fisica durante o dopo la malattia”.

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