Anemia Falciforme

L’anemia falciforme (detta anche drepanocitosi) è un’emoglobinopatia, cioè una malattia che deriva da un difetto qualitativo, e non quantitativo, dell’emoglobina.

Indice dei contenuti

Generalità
Incidenza
Diagnosi
Prognosi e andamento clinico
Terapia
Particolarità
Nuovi farmaci e ricerche future

Generalità

Similmente alla β-talassemia anche questo disordine genetico ha un carattere autosomico recessivo. I pazienti con solo una copia del gene mutata si presentano quindi non malati, ma con un rischio di complicazioni in condizioni particolari (tratto falciforme). Per sviluppare la malattia vera e propria è richiesta invece la presenza di una mutazione su entrambe le copie del gene coinvolto nella malattia.

La mutazione colpisce la catena β-globinica, una delle parti che vanno a costituire l’emoglobina, in cui la sostituzione di un singolo aminoacido dà vita alla forma HbS. Questo tipo alterato di emoglobina è insolubile e tende a formare degli aggregati quando la concentrazione di ossigeno scende sotto una certa concentrazione, come a livello dei capillari lontani dai polmoni.

La formazione di tali aggregati fa sì che l’intero globulo rosso venga distorto e assuma la tipica forma falciforme. Lo stesso globulo rosso può però, per diverse volte, tornare alla sua forma normale transitando nei capillari polmonari, dove la presenza di ossigeno permette agli aggregati di scomporsi e tornare alla normale funzione. Purtroppo, in ognuno di questi passaggi la membrana cellulare del globulo rosso si danneggia fino all’irreversibile trasformazione falciforme.

Incidenza

La malattia è diffusa nel bacino del Mediterraneo e anche nell’Africa tropicale. In Italia la regione maggiormente colpita è la Sicilia, dove non è infrequente osservare anche una sovrapposizione con i geni talassemici, dando così vita alla talasso-drepanocitosi.

Diagnosi

I primi sintomi si presentano nei bambini a 3-6 mesi e le manifestazioni cliniche, sia acute sia croniche, possono apparire in tempi variabili, anche dopo molti anni.

Prognosi e andamento clinico

Le crisi vasocclusive possono rappresentare la prima manifestazione della malattia e sono dovute al rallentamento circolatorio a causa dei globuli rossi che hanno assunto la tipica forma a falce e ostruiscono il capillare.

Spesso i primi sintomi sono a carico delle mani e dei piedi. In generale il rischio degli incidenti vascolari è alto. Tali eventi possono provocare problematiche come la sindrome polmonare acuta, problemi cerebrali seri, il sequestro e/o infarto splenico della milza, priapismo. Possono inoltre insorgere complicanze croniche a carico dei polmoni (ipertensione polmonare), degli occhi, dei reni.

La malattia può mostrare segni di anemia emolitica cronica, che può portare anche a frequenza elevata di calcolosi biliare. Inoltre, già nell’ infanzia si manifesta anche una suscettibilità alle infezioni, dovuta al malfunzionamento della milza danneggiata dall’ostruzione di vasi legate alla malattia. Elevata anche l’incidenza di eventi cerebro vascolari. Con il procedere degli anni, in assenza di trattamento adeguato, prevalgono le manifestazioni dolorose e le complicanze come l’ipertensione polmonare o l’insufficienza renale, le due principali cause di morte nell’adulto.

Terapia

Deve essere principalmente profilattica, mirata a contenere i fattori che possono scatenare una crisi. È previsto il supporto con acido folico e la completa profilassi vaccinale, a volte può essere valutata la profilassi antibiotica in alcuni contesti. Trasfusioni di sangue sono valutate nel caso di un’anemia sintomatica e nei casi a maggior rischio di complicanze.

Le crisi venocclusive possono essere molto dolorose ed è quindi necessario intervenire con un trattamento analgesico di adeguata efficacia e appropriata terapia di supporto.

L’idrossiurea viene utilizzata spesso, in quanto in grado di incrementare la percentuale di emoglobina fetale, e di conseguenza ridurre la percentuale di emoglobina anomala, con conseguente ridotto rischio di complicanze.

La L-glutammina è un’altra opzione valutata in alcuni casi, poiché grazie alle sue proprietà antiossidanti ha dimostrato di ridurre la frequenza di crisi dolorose e altre complicanze.

Il trapianto di midollo potrebbe essere risolutivo: viene valutato con attenzione per i giovani con una qualità e prospettive di vita compromesse, bilanciando benefici e rischi della procedura, che restano significativi.

Particolarità

Paradossalmente, il portatore eterozigote ha un vantaggio selettivo verso la malaria, ossia ha un rischio minore di sviluppare una forma grave di questa infezione, e ciò spiega anche la diffusione della malattia nei paesi dove essa è, o era, come in Italia, più diffusa.

Nuovi farmaci e ricerche future

Nuovi farmaci sono stati studiati per ridurre la probabilità di crisi vaso-occlusive, come il crizanlizumab, anticorpo monoclonale contro una molecola di adesione, la P-selectina, in grado quindi di ridurre l’adesione delle cellule del sangue ai vasi e prevenirne così l’occlusione.

Sono inoltre in fase avanzata di studio farmaci come il voxelotor capace di ridurre l’aggregazione delle molecole di HbS, l’emoglobina anomala dell’anemia falciforme, con conseguente riduzione del rischio di ostruzioni vascolari e di emolisi.

Sono poi in fase di sperimentazione tecniche di terapia genica, con cui si sta cercando di eliminare, sostituendola, la catena beta mutata, ripristinando così la condizione normale del globulo rosso.

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