Biopsia liquida: sempre più centrale nella cura dei linfomi

Per chi affronta un linfoma, un semplice prelievo di sangue può sostituire procedure invasive e consentire controlli più frequenti e meno disagi. È la biopsia liquida: un esame che permette di monitorare in tempo reale la risposta alle terapie, rilevare le ricadute con largo anticipo e adattare i trattamenti alle caratteristiche di ogni paziente. Studi recenti ne confermano l’efficacia in diversi tipi di linfoma, aprendo la strada a cure sempre più personalizzate e a una migliore qualità di vita.

Negli ultimi anni la cosiddetta biopsia liquida si sta affermando come un’importante innovazione nella diagnosi e nel monitoraggio dei linfomi, forme di tumore che colpiscono alcuni tipi di globuli bianchi del sangue, i linfociti.

Uno studio recente ha confermato che questo metodo, già in uso in alcuni contesti clinici, è in grado di affiancare — e in alcuni casi sostituire — la tradizionale biopsia del tessuto tumorale, offrendo vantaggi importanti per i pazienti.

Cos’è la biopsia liquida e perché è importante

La biopsia liquida è un esame che analizza piccoli frammenti di DNA tumorale (chiamato ctDNA) che circolano nel sangue o in altri fluidi corporei, come la saliva, le urine o il liquido cerebrospinale (il fluido che circonda il cervello e il midollo spinale). Così basta un semplice prelievo per ottenere informazioni preziose sul tumore, senza la necessità di ricorrere a procedure invasive come la biopsia chirurgica.

Utilizzata inizialmente come strumento complementare alla biopsia tradizionale, oggi la biopsia liquida è sempre più spesso impiegata per monitorare la risposta alle terapie e per individuare precocemente eventuali recidive, anche mesi prima che siano visibili con la TAC o la PET.

Cos’è il ctDNA?

È il DNA rilasciato dalle cellule tumorali nel sangue: analizzarlo può aiutare a capire le caratteristiche del tumore, come per esempio le mutazioni genetiche, se risponde alle terapie e seguire nel tempo la sua evoluzione.

Cosa dice la ricerca recente?

Uno studio pubblicato nel 2025 da ematologi italiani ha confermato che la biopsia liquida è uno strumento affidabile e preciso per monitorare l’andamento della malattia in diversi tipi di linfoma, sia quelli a cellule B (i più frequenti) sia a cellule T (più rari). In particolare, la biopsia liquida permette di:

  • identificare mutazioni genetiche importanti per personalizzare la terapia al momento della diagnosi;

  • valutare in tempo reale se il trattamento sta funzionando, misurando la riduzione del ctDNA e misurando la malattia minima residua (MRD), ovvero la presenza di tracce residue della malattia dopo la terapia;

  • intercettare le ricadute precocemente, anche mesi prima che ne compaiano i sintomi o che siano rilevabili con altri esami; monitorare le terapie innovative, come per esempio le cellule CAR-T.

Le stesse potenzialità stanno emergendo anche nel linfoma mantellare, sul quale è in corso uno studio clinico che sta valutando la biopsia liquida come parte della strategia per misurare la risposta alla terapia.

Cos’è la malattia minima residua (MRD)?

È la presenza di piccole quantità di cellule tumorali che possono rimanere nel corpo dopo il trattamento e che non sono visibili con esami standard come PET o TAC. La biopsia liquida, grazie alla sua sensibilità, può rilevarle con grande precisione e aiutare a prevenire le ricadute.

Un esempio: il linfoma diffuso a grandi cellule B

Per chi affronta un linfoma, la biopsia liquida può offrire vantaggi significativi rispetto alla biopsia tradizionale:

  • è meno invasiva e consente di evitare procedure più complesse;

  • permette controlli frequenti per seguire l’evoluzione della malattia;

  • fornisce un’indicazione chiara della risposta alla terapia, guidando in modo preciso la durata e l’intensità del trattamento;

  • può anticipare i segnali di ricaduta, permettendo di intervenire subito, prima della comparsa dei sintomi;

Il futuro è personalizzato

Con l’evoluzione delle tecnologie di analisi, la biopsia liquida sta diventando uno strumento fondamentale non solo per monitorare la malattia, ma anche per scegliere la terapia migliore per ogni paziente. Questo approccio, chiamato medicina di precisione, si basa sull’idea che ogni tumore è unico, e che ogni cura dovrebbe essere su misura.

Cosa manca per l’uso di routine?

Nonostante i risultati promettenti, lo studio ricorda che:

  • servono protocolli standard per l’uso del test;

  • alcune analisi sono ancora costose;

  • non tutti i centri sono attrezzati per queste tecnologie.

Tuttavia, diversi studi clinici sono in corso, e nei prossimi anni la biopsia liquida potrebbe diventare uno strumento di uso comune anche in ematologia.

In conclusione

Oggi la biopsia liquida non è più solo una promessa: sta diventando una realtà clinica sempre più solida, anche per i pazienti con linfoma. I risultati delle ricerche recenti ne confermano l’utilità per monitorare la risposta alla terapia, personalizzare il trattamento e intercettare eventuali ricadute in anticipo. Una speranza concreta per migliorare la qualità della cura e della vita.