Mieloma multiplo: verso terapie più personalizzate grazie alla “Malattia Minima Residua"
Un nuovo studio apre la strada a trattamenti su misura che mirano a ridurre l’intensità delle terapie senza compromettere i risultati.
Nel campo del mieloma multiplo una delle domande a cui recentemente si è cercato di dare una risposta è: esiste la possibilità, almeno per alcuni pazienti, di evitare i trattamenti più aggressivi senza peggiorare le loro prospettive di guarigione?
Ed è uno studio clinico pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine che ha provato a rispondere a questa importante domanda. Lo studio si chiama MIDAS e ha coinvolto oltre 700 persone con mieloma multiplo di nuova diagnosi, in buona salute generale e idonee al trapianto di cellule staminali.
Cosa ha studiato il MIDAS?
Ad oggi, per molti pazienti con mieloma di nuova diagnosi che sono idonei a trattamenti intensivi, la cura standard prevede una terapia iniziale molto forte, chiamata induzione, seguita da un trapianto autologo di cellule staminali (ASCT). Significa che vengono prelevate delle cellule staminali dal paziente, si procede con la somministrazione di alte dosi di chemioterapia per eliminare le cellule malate e successivamente si reinfondono le stesse cellule staminali prelevate per aiutare il midollo osseo a recuperare.
Il trial MIDAS, condotto in 72 centri in Francia e Belgio, ha voluto capire se, grazie all'efficacia delle nuove terapie di induzione a quattro farmaci (chiamate Isa-KRd, una combinazione di isatuximab, carfilzomib, lenalidomide e desametasone), il trattamento di consolidamento (cioè la fase successiva all'induzione) potesse essere personalizzato in base alla presenza di malattia minima residua (in inglese minimal residual disease, MRD).
Così per determinare se sia davvero necessario un trattamento intensivo come il trapianto di staminali o addirittura un secondo trapianto anche in pazienti che rispondono così bene all'induzione da non avere quasi più tracce di malattia, lo studio MIDAS ha diviso i pazienti in due gruppi.
Il primo formato da pazienti MRD-negativi (meno di una cellula tumorale ogni 100.000) e l’altro da MRD-positivi (almeno una cellula tumorale ogni 100.000) dopo un primo ciclo di terapia.
Nei pazienti MRD-negativi sono stati confrontati i risultati del classico trapianto seguito da due cicli di terapia, con quelli di una strategia più “soft” senza trapianto ma con altri sei cicli di terapia.
Nei pazienti MRD-positivi è stato confrontato un trapianto singolo con un trapianto doppio ravvicinato (strategia più intensiva).
Un trattamento meno invasivo può bastare?
I risultati sono molto interessanti: nei pazienti MRD-negativi evitare il trapianto non ha compromesso l’efficacia della cura. Circa l’85% dei pazienti, indipendentemente dalla strategia utilizzata, non mostrava più tracce di malattia residua a livelli ultra-sensibili, prima della terapia di mantenimento. Anche nei pazienti MRD-positivi, raddoppiare il trapianto non ha portato a benefici evidenti rispetto al trapianto singolo.
Cosa significa per i pazienti?
Ǫuesto studio suggerisce che un approccio personalizzato in base alla risposta alle terapie per il mieloma multiplo è possibile, così in futuro alcune persone potrebbero evitare il trapianto di cellule staminali mantenendo comunque buone prospettive di cura, con benefici importanti in termini di qualità di vita, minori effetti collaterali e meno giorni di ospedalizzazione.
Inoltre, per i pazienti a rischio più elevato o con malattia residua ancora presente dopo i primi cicli di terapia, un trattamento intensivo a base di doppio trapianto potrebbe non essere più necessario.
In sintesi
Lo studio MIDAS rappresenta un passo importante verso cure più “intelligenti” e “su misura”, che adattano l’intensità del trattamento in base alla risposta individuale del paziente alla terapia di induzione. Una medicina più personalizzata, con l’obiettivo non solo di curare, ma anche di prendersi cura.
Fonte: Perrot A, et al. Measurable residual disease-guided therapy in newly diagnosed myeloma. N Engl J Med. 2025; doi: 10.105C/NEJMoa2505133