Linfoma follicolare recidivato o refrattario e follow-up a lungo termine
Il linfoma follicolare è un tipo di linfoma non Hodgkin a crescita lenta ma difficile da eradicare. Molti pazienti vanno incontro a recidive multiple e rispondono sempre meno bene alle terapie successive. In particolare, chi ha una progressione precoce della malattia (entro 24 mesi) ha una prognosi peggiore. Sono pertanto necessari nuovi farmaci efficaci nelle linee avanzate di trattamento. Il mosunetuzumab è un anticorpo bispecifico capace di legare contemporaneamente CD20-CD3 che attiva i linfociti T contro le cellule tumorali B. È già stato approvato in Europa e negli Stati Uniti per pazienti con linfoma follicolare recidivato/refrattario dopo almeno due terapie precedenti.
Lo studio
Un recente studio internazionale di fase 2 ha incluso 90 pazienti con linfoma follicolare trattati con mosunetuzumab per una durata fissa di massimo di 17 cicli (1 ciclo = 21 giorni). I pazienti che ottenevano risposta completa entro il ciclo 8 potevano sospendere la terapia. In caso di recidiva, era possibile un ritrattamento.
Il follow-up mediano è stato di 37,4 mesi. La maggior parte dei pazienti arruolata a questo studio (69%) era risultata refrattaria all’ultima terapia ricevuta.
Il tasso di risposta globale è stato del 77,8%, il tasso di risposta completa del 60%; il tempo mediano per ottenere una risposta completa è stato pari a 3 mesi. La durata mediana della risposta tra i pazienti responsivi è risultata di 35,9 mesi; la sopravvivenza libera da progressione mediana di 24 mesi. La sopravvivenza globale a 36 mesi è stata dell’82,4% e il tempo mediano al trattamento successivo di 37,3 mesi.
I pazienti che hanno ottenuto una risposta completa hanno avuto risposte durature, con il 72% ancora in remissione a 30 mesi. Chi ha ottenuto solo risposta parziale ha avuto una durata di risposta molto più breve (circa 4 mesi). Cinque pazienti sono stati ritrattati con mosunetuzumab dopo una recidiva: tre hanno ottenuto una seconda risposta completa, due delle quali ancora in corso.
Per quanto riguarda la sicurezza gli eventi avversi gravi sono stati rari e in genere di grado lieve o moderato. La sindrome da rilascio di citochine è comparsa nel 44% dei pazienti, ma quasi sempre in forma lieve (grado 1-2). Non sono emerse nuove tossicità nel lungo periodo e il profilo di sicurezza del farmaco è considerato gestibile.
Conclusioni
I benefici della terapia con mosunetuzumab sono stati osservati indipendentemente da mutazioni genetiche come TP53. Il recupero delle cellule B dopo la terapia è stato lento, con un ritorno alla normalità dopo circa 18-25 mesi. Rispetto all’ultima terapia ricevuta prima dello studio, mosunetuzumab ha mostrato risultati migliori (60 vs 35,6% di risposta completa con 24 rispetto a 12 mesi di sopravvivenza libera da progressione).
In conclusione, lo studio dimostra che mosunetuzumab, somministrato per una durata fissa, è capace di indurre risposte profonde e durature in pazienti con linfoma follicolare già trattati in precedenza. La sua efficacia si mantiene nel tempo e la tollerabilità è buona. Rispetto ad altre terapie – come CAR-T o altri anticorpi bispecifici –, mosunetuzumab si distingue per la possibilità di essere somministrato ambulatorialmente, per la durata limitata della terapia, per la minore necessità di terapia con corticosteroidi e per una migliore accessibilità.
Tali dati supportano il suo possibile uso anche in linee di trattamento precoci, come stanno valutando nuovi studi clinici al momento in corso (CELESTIMO e MorningLyte).
Fonte:
Blood 2025 Feb 13;145(7):708-719