Terapia di salvataggio nel linfoma di Hodgkin pediatrico recidivato
Il linfoma di Hodgkin nei bambini ha una elevata percentuale di guarigione con le terapie di prima linea. Tuttavia, il 10-15% circa dei pazienti presenta una recidiva o non risponde al trattamento iniziale. Per tali pazienti non esiste un chiaro consenso su quale sia la migliore terapia di salvataggio: chemioterapia di consolidamento ad alte dosi o trapianto autologo di cellule staminali. Lo studio EuroNet-PHL-R1 ha cercato di individuare quali bambini possono evitare il trapianto, guidando la scelta del trattamento attraverso la valutazione precoce della risposta tramite PET-TC con fluoro-desossiglucosio.
Contesto e obiettivi dello studio
Il linfoma di Hodgkin nei bambini ha una elevata percentuale di guarigione con le terapie di prima linea. Tuttavia, il 10-15% circa dei pazienti presenta una recidiva o non risponde al trattamento iniziale. Per tali pazienti non esiste un chiaro consenso su quale sia la migliore terapia di salvataggio: chemioterapia di consolidamento ad alte dosi o trapianto autologo di cellule staminali.
Negli adulti, il trapianto autologo è considerato lo standard, ma nei bambini alcuni studi hanno dimostrato che una combinazione di chemioterapia e radioterapia (senza trapianto autologo) può curare pazienti selezionati. Lo studio EuroNet-PHL-R1 ha cercato di individuare quali bambini possono evitare il trapianto, guidando la scelta del trattamento attraverso la valutazione precoce della risposta tramite PET-TC con fluoro-desossiglucosio.
Lo studio EuroNet-PHL-R1
Tra il 2007 e il 2013 lo studio ha arruolato 118 pazienti pediatrici in Europa, suddivisi in tre gruppi di rischio: RG-1 (basso rischio perché la recidiva tardiva era tardiva (>12 mesi dalla fine del primo trattamento); RG-2 (rischio intermedio perché la recidiva non poteva essere definita né precoce né tardiva; RG-3 (alto rischio) o la progressione avveniva durante o subito dopo il primo trattamento.
La chemioterapia di reinduzione consisteva nell’alternanza delle combinazioni ifosfamide, etoposide, prednisone e adriamicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina. Al termine di due cicli di terapia a seconda della risposta alla PET precoce, i pazienti venivano indirizzati a consolidamento con radioterapia nei casi a basso rischio o con risposta adeguata o a chemioterapia di consolidamento ad alte dosi e trapianto autologo di cellule staminali ± radioterapia nei casi ad alto rischio o con risposta inadeguata.
Dopo un follow-up mediano di circa 5 anni la sopravvivenza libera da progressione a 5 anni è risultata del 71,3% e la sopravvivenza globale dell’82,7%.
Per i 41 pazienti trattati senza trapianto (RG-1 e RG-2 con risposta adeguata alla PET precoce) la sopravvivenza libera da progressione a 5 anni è stata dell’89,7% e la sopravvivenza globale del 97,4%. Per i 59 pazienti ad alto rischio trattati con chemioterapia di consolidamento ad alte dosi/trapianto autologo di cellule staminali la sopravvivenza libera da progressione a 5 anni è stata del 53,3% e la sopravvivenza globale del 66,5%.
Fra i 33 pazienti che hanno avuto una seconda recidiva, la maggior parte aveva avuto una risposta inadeguata alla PET precoce. Nessun decesso è stato registrato nei pazienti con risposta adeguata precoce.
Le tossicità ematologiche (come neutropenia) sono state frequenti, soprattutto durante i cicli di chemioterapia. Gli eventi avversi non ematologici sono stati generalmente lievi, la disfagia è stato l’effetto collaterale più comune durante la radioterapia. Non ci sono stati effetti tossici fatali legati direttamente alla terapia.
Conclusioni
Lo studio EuroNet-PHL-R1 dimostra che una risposta adeguata alla PET precoce può identificare pazienti pediatrici con linfoma di Hodgkin recidivato a basso rischio che possono essere trattati efficacemente senza trapianto. Nei pazienti ad alto rischio o con risposta inadeguata, il trapianto rimane necessario, ma la prognosi resta più sfavorevole.
I risultati sostengono quindi un approccio personalizzato alla terapia di salvataggio, basato sul profilo di rischio e sulla risposta precoce alla terapia.
Fonte:
JAMA Oncol 2025 Mar 1;11(3):258-267