Vitamina D nei pazienti con linfoma non Hodgkin indolente
I linfomi indolenti, come il linfoma follicolare, sono tra i linfomi più comuni. Molti pazienti si presentano con malattia a basso carico tumorale, cioè asintomatica, con linfonodi piccoli e senza alterazioni dell’emocromo. In questi casi, la monoterapia con rituximab negli Stati Uniti è considerata una valida opzione. Precedenti studi osservazionali hanno suggerito che bassi livelli di vitamina D al momento della diagnosi erano associati a una prognosi peggiore nei pazienti con linfoma, anche più di altri fattori clinici. Tuttavia, mancavano studi prospettici e controllati per verificare se l’integrazione con vitamina D potesse migliorare l’efficacia del rituximab. Scopri lo studio ILyaD
Lo studio ILyAD
Lo studio ILyAD è stato progettato per valutare se l’integrazione di vitamina D3 (2000 UI al giorno), iniziata in concomitanza con il trattamento con rituximab, potesse migliorare l’esito clinico nei pazienti con linfoma indolente e basso carico di malattia.
Si è trattato di uno studio randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco per il quale sono stati reclutati 206 pazienti adulti con linfoma indolente, linfoma marginale, linfoma linfocitico a piccole cellule), mai trattati prima, in stadio 2 o superiore, con basso carico tumorale. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a vitamina D (135 pazienti) o placebo (71 pazienti).
Tutti i pazienti hanno ricevuto rituximab (una volta la settimana) per 4 settimane e vitamina D o placebo quotidianamente fino a 36 mesi o fino a progressione di malattia.
Come endpoint primario è stata valutata la sopravvivenza libera da eventi, che includeva mancata risposta, progressione, inizio di nuova terapia o morte.
L’età mediana dei pazienti reclutati era di 62 anni. Al momento dell’arruolamento, solo il 13% dei pazienti aveva vitamina D inferiore a 20 ng/ml. Dopo 13 settimane, i livelli di vitamina D erano aumentati nei pazienti supplementati (media 41,6 ng/ml) ma non nei pazienti trattati con placebo (31,3 ng/ml). Tuttavia, non è stata osservata alcuna differenza significativa nell’EFS tra i due gruppi: a 3 anni la sopravvivenza libera da eventi è risultata del 47,7% nel gruppo dei pazienti trattato con la vitamina D rispetto al 49,5% registrato nel gruppo dei pazienti trattato con il placebo.
Non ci sono state differenze neanche nei sottogruppi per tipo di linfoma, stadio, punteggio FLIPI (Follicular Lymphoma International Prognostic Index) o livello basale di vitamina D. Anche il tasso di risposta a 13 settimane è stato simile (84% in entrambi i gruppi).
Non è stato osservato alcun segnale di tossicità significativa da vitamina D. Alcuni casi isolati di calcoli renali e fratture sono stati riportati nel gruppo vitamina D.
La sopravvivenza globale a 3 anni è stata elevata (96,6%) e simile nei due gruppi.
Analisi genetiche su polimorfismi del recettore della vitamina D e altri marcatori non hanno identificato sottogruppi che beneficiassero dalla supplementazione.
Conclusioni
Lo studio ILyAD non ha mostrato alcun beneficio dalla supplementazione con vitamina D nei pazienti con linfoma indolente a basso carico tumorale trattati con rituximab. Nonostante la buona tollerabilità della vitamina D, i risultati non supportano il suo utilizzo routinario in tali pazienti se non c’è una carenza documentata o un’altra indicazione clinica.
Le precedenti osservazioni di una correlazione tra bassi livelli di vitamina D e peggiore prognosi sembrano riflettere lo stato di salute generale del paziente piuttosto che un fattore modificabile terapeuticamente.
Fonte:
EClinicalMedicine 2024 Nov 27:78:102959