"Volevo solo fare la mamma”: la mia vita stravolta da un linfoma a 28 anni

    Durante il settimo mese della mia seconda gravidanza, una scoperta casuale ha cambiato ogni cosa: un linfoma di Hodgkin. In pochi giorni, la gioia per l’arrivo di mio figlio si è intrecciata con la paura più profonda. Ho trattenuto il fiato, come si fa quando si va sott’acqua. Sapevo che prima o poi sarei riemersa. E oggi respiro di nuovo.

    La storia di Angela

    Avevo 28 anni quando ho scoperto di avere un linfoma di Hodgkin. Lo scoprii per caso, durante una giornata come tante. Stavo ascoltando una paziente, sono una psicologa, e, quasi senza pensarci, mi accarezzai il collo. Sentii una “pallina”, qualcosa che non c’era mai stato prima. La sera stessa chiesi a mio marito, che è medico, di toccarla. Appena lo fece, vidi nei suoi occhi che aveva già capito. La posizione era sospetta. Ero al settimo mese della mia seconda gravidanza. Avevamo già una bimba di un anno e mezzo, la mia Maria. Nella pancia, il piccolo Luigi, che aspettavamo con tutto l’amore possibile.

    La valigia era pronta. I vestitini lavati. Avevo preparato tutto per lui. Quello che non sapevo è che, in realtà, era pronto un destino diverso per me. Iniziò subito un percorso di accertamenti. Una corsa tra analisi ed esami, ma con una grande limitazione: la gravidanza non mi permetteva di fare TAC o PET. Mio marito insisteva per anticipare il parto con un cesareo. Il ginecologo era contrario, ma mio marito non mollava. Alla fine, il 22 marzo 2021, è nato il nostro Luigi. Mentre avrei voluto perdermi nel suo profumo, nel suo calore, nei suoi primi istanti di vita, il pensiero correva alla diagnosi ancora da confermare.

    Pochi giorni dopo il cesareo ero di nuovo in sala operatoria, questa volta per la rimozione di un linfonodo per la biopsia. E poi, uno dei momenti più dolorosi: allattare per l’ultima volta. Il giorno dopo avrei fatto la PET. Dovevo interrompere, dovevo lasciar andare quel contatto così intimo. È difficile spiegare la tristezza di quel momento. Ma andava fatto. La diagnosi arrivò: linfoma di Hodgkin. “Tutto sommato, sei fortunata”, mi dicevano, “è una diagnosi con una buona prognosi”. Ma io non volevo sentirmi fortunata. Io volevo solo fare la mamma.

     È iniziato così il mio percorso. La partenza per Milano, le visite allo IEO, dove ho trovato un mondo di medici, infermieri, altri pazienti, utti capaci di farti sentire a casa, pur in mezzo al buio. Il port. La chemio. Le attese. Le paure. Ed io, sempre con lo stesso pensiero fisso in testa: volevo solo fare la mamma. Ho trattenuto il fiato, come si fa quando si va sott’acqua. Sapevo che prima o poi sarei riemersa. Ma intanto non volevo pensare a quanto facesse male stare lì sotto. Pensavo solo alla risalita. Pensavo solo a Maria e a Luigi. Pensavo alla mamma che volevo tornare ad essere.

    Adesso sono quella mamma. O forse no. Forse sono qualcosa di meno, forse qualcosa di più. Ho imparato che la vita va vissuta davvero, ma solo con chi ami e con chi ti ama. Non tutti capiscono cosa significhi aver attraversato certi momenti. Non tutti sanno cosa lasci dietro di te, cosa perdi, cosa cambia. Molti danno tutto per scontato: la salute, il tempo, persino me. Ma io non posso più farlo. Ora scelgo con cura a cosa dare il mio tempo, il mio amore, la mia presenza. Chi non comprende, resta fuori.

    Angela

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