La storia di Federico
Scrivo tutto questo giusto per non voler dimenticare.
È difficile, molto difficile.
Mi accorgo ogni giorno che passa che il mio cervello sta letteralmente cancellando tutti i ricordi più brutti e dolorosi che ho mai vissuto.
Scrivo tutto questo, poiché qualcuno possa leggere di questa mia brutta esperienza. Perché dopo possa capire quanto veramente bella è la vita. Perché si ritrovi quella felicità perduta, quella felicità che risiede nelle piccole azioni quotidiane che circondano tutti noi.
Scrivo tutto questo a scopo soprattutto egoistico, per potermi definitivamente lasciare alle spalle tutto questo, per potermi anche ricordare ciò che quest'esperienza mi ha insegnato.
Certe cose non te le aspetti. Pensi sempre che tutte le cose brutte che possono accadere su questo mondo non ti riguarderanno mai. Hai sempre sentito qualche conoscente che si ammalava, ma ciò non ti ha mai fatto passare per la mente che un giorno potesse accadere proprio a te.
Fine scuola superiore. Inizia quella che dovrebbe essere considerata l’estate più bella della tua vita adolescenziale. No pensieri, solo divertimento su divertimento. Felicità e basta!
È stato questo il momento. Mi sentivo mancare il respiro, soffocare. Il medico di base mi assicurò che era solo lo stress provocato dagli esami di maturità.
Inizio l’università e tutto va bene.
Pochi giorni dopo aver compiuto diciannove anni inizia la brutta avventura. Un dolore al collo insopportabile. Si passa in visita a diversi dottori, ma questi dicono che non e’ nulla di grave.
Intanto inizia il 2008, anno nuovo vita nuova!
Inizia il mio via vai da un ospedale all’altro. Trento, Bergamo, Trento ecc..
Tutti sapevano, io no. Tutti nascondevano!
Dopo alcune visite fatte all’ospedale mi sono trovato a fare svariati esami di accertamento.
Finché un giorno non arriva quella maledetta telefonata che mai vorresti ricevere.
L’ospedale.
Il giorno dopo mi sarei dovuto recare lì in visita pomeridiana dal medico specialista.
L’ansia sale. Io non so nulla di nulla, a differenza di tutti quanti attorno a me.
Un breve colloquio con il dottore. La preoccupazione aumenta. Il dottore con parole molto difficili ed un tono molto pacato mi annuncia la triste notizia: le precedenti analisi non erano andate bene. Linfoma maligno.
E il mondo ti crolla sotto i piedi!
Ti senti un vuoto interiore. Il tuo cervello si scollega. Non c’è neppure la forza di piangere. Parlare o chiedere qualsiasi cosa in questo momento è impensabile. Ho passato ore su ore a piangere. In compagnia. Da solo. Ogni cosa era vuota. Nulla aveva più senso. Voglia di vivere, zero!
Allora ti affidi agli amici più cari che hai. Inizi a parlare, ma tutto termina sempre in lacrime.
A neppure venti anni deve tornare la voglia di vivere cavoli!
E così è iniziato tutto.
La prima chemio. 14 Febbraio. San Valentino!
Non voglio entrare nei particolari. Troppo difficile e doloroso soprattutto. Preferisco dimenticare.
Nel periodo così brutto però c’è sempre qualcosa che ti dà il coraggio di proseguire. Io, per mia “fortuna” ho incontrato un’altra ragazza che faceva le mie stesse cure. Non posso dire che sia stato “bello”, ma almeno sapevi che qualcun altro stava patendo tutto questo. Che non eri solo. Che se lei ce la stava facendo, perché io no?
Mi dava quella forza per affrontare ogni volta tutto questo.
Così si arriva alla seconda volta. Sai quello che ti aspetta. E ogni volta sarà peggio.
I dettagli più critici li ho già rimossi tutti.
Descriverla come una sensazione, uno stato d'animo è difficile.
Non hai il tempo materiale per riprenderti. È un continuo morire e rinascere. Morire e rinascere.
Non si ha la forza di far nulla.
Durante le terapie non hai la forza fisica di parlare, deglutire. Muovere una mano o bagnarti semplicemente le labbra. Sei lì, fermo su un lettino d’ospedale. Un vegetale! Dipendi totalmente dagli altri. Non hai le forze per farlo da te. Ti viene solo da piangere, ma non ci riesci. Sei triste, ti senti morire, vorresti spaccare il mondo, fuggire, gridare, correre, sfogarti in qualsiasi modo. VIVERE. Ma non ce la fai.
Deve uscirne un solo ed unico vincitore da questa storia. IO!
Non si può comprendere tutto ciò. Non ci sono situazioni al di fuori di questa in cui lo si può comprendere.
E così cerchi di proseguire con la tua vita. Piano piano i segni di questo brutto periodo cominciano a tatuarsi sulla tua pelle, in modo indelebile.
Tutti intorno a te sanno quel che ti sta succedendo o, se non ne sono a piena conoscenza lo possono immaginare. Però nessuno ha mai il coraggio, la voglia, o se possiamo chiamarla “ faccia tosta” di domandarti nulla.
Senti che la gente intorno ti fissa, ne parla.
La gente intorno a te non ha più il coraggio di parlarti con tono scorbutico, cattivo.
Tutti si comportano in modo “irreale”. Sono tutti più buoni e simpatici.
E tu lo sai benissimo. Te ne rendi conto.
Sei malato, non stupido.
Gli esami d’accertamento che ho dovuto fare ti mettevano in uno stato d'angoscia terribile. Ma per fortuna le risposte sono state sempre positive, direi quasi incredibili.
I mesi in ospedale sono passati, giorno dopo giorno.
Sembrava quasi che quel fatidico 22 luglio 2008 non arrivasse più.
Varie cose sono successe, più episodi brutti che belli da raccontare.
È a quel punto che ti chiedi che ne sarà della tua vita, se veramente ci credi che potrai guarire, o la fine avrà la meglio.
È a quel punto che devi lottare!
Non mi va di prolungarmi troppo nei dettagli di come sono trascorsi gli ultimi mesi, di quanto è stato difficile e tutto.
Fatto sta che dopo la chemioterapia, è seguito un buon altro mese di radioterapia.
Molto meno pesante e faticoso certo.
Tutto stava tornando alla normalità.
Sono seguiti molti esami d’accertamento, per tenere sotto controllo la situazione, ma ad un anno di distanza tutto si è concluso nel migliore dei modi!
Se posso aver imparato qualcosa da tutto ciò, è sicuramente che i problemi vanno presi di petto, affrontati, e quando possibile sconfitti con tutto sé stessi.
Dopo questa brutta avventura che mi è capitata, posso solo dire che il modo di vita, le aspettative, la voglia di vivere è cambiata totalmente. Lo stesso modo di rapportarsi con essa è cambiato, oltre al modo di interagire con le persone che durante tutto il periodo mi hanno decisamente abbandonato. Può risultare molto strano è vero, ma di persone che dopo la tragica notizia non si sono più fatte sentire ce ne sono state molte.
Quelle più care però non ti abbandonano mai.
Voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, tutti quelli che si sono interessati di come stavo e che nonostante tutto non mi hanno abbandonato in quel momento difficile.
A tutti questi, un sincero Grazie di cuore!
Federico
Storie di combattenti