Una cura, fatta con le sue cellule, permette a Massimo di vivere.
È il 2022 e Massimo è in montagna con la moglie. Dopo una semplice camminata è senza fiato, gli sale la febbre e ha la tachicardia. I medici gli dicono che ha un linfoma follicolare. Dopo un anno di chemio, il tumore è più aggressivo di prima. L’unica soluzione è una terapia innovativa: CAR-T. Una cura fatta con le sue cellule, su misura per lui. Dopo due anni d’inferno, Massimo si rimette in piedi. Diventa subito sostenitore dell’AIL e può tornare con sua moglie in montagna, dove tutto è iniziato. E da dove vuole ripartire!
Massimo ha 55 anni. È un bancario, amante dello sport. Podismo, bicicletta, triathlon. Gli piace tenersi in forma, per essere pronto a tutto. È il 2022. Massimo è in montagna con la moglie. Dopo una semplice camminata è senza fiato. Suda, gli sale la febbre. Quando parte la tachicardia, capisce che qualcosa non va.
I medici dicono che ha un linfoma follicolare, un tumore del sangue. Massimo decide di viverla come fosse una maratona. A gareggiare con lui, questa volta, c’è sua moglie. Porterò questo peso con te, dice Maria Elena. Si rivela una donna decisa, sicura di sé. Dimostra una forza che Massimo non credeva avesse. E che per lui è una medicina.
Dopo un anno di chemio che lo lascia stremato, il tumore è più aggressivo di prima. Massimo non riesce a credere che gli restano pochi mesi di vita. L’unica soluzione è una terapia innovativa. Si chiama CAR-T. Una cura fatta con le sue cellule, su misura per lui. Massimo stringe la mano della moglie e si trasferisce all’ospedale di Brescia, per tentare il tutto per tutto.
Mentre lui è ricoverato, Maria Elena soggiorna nelle case messe a disposizione dall’AIL, che sostiene i malati e le loro famiglie. Si sentono ogni sera, mentre guardano un film insieme. A distanza, ma più vicini che mai. In quelle lunghe notti, fanno una lista di progetti futuri. Ogni volta che la rilegge, Massimo si ricarica. Solo così ha la forza di riprendersi dalle continue ricadute che ritardano l’inizio della cura. Poi finalmente, dopo settimane in apnea, Massimo può accedere a quell’infusione rivoluzionaria. Che gli salva la vita.
Dopo due anni d’inferno si rimette in piedi. Diventa subito sostenitore dell’AIL. Perché senza la ricerca sui tumori del sangue non potrebbe spuntare nemmeno il primo progetto della sua lista. Una vacanza con sua moglie in montagna, dove tutto è iniziato. E da dove Massimo vuole ripartire.
Oggi ha 58 anni e i suoi progetti continuano ad aumentare. Perché la vita va vissuta. Questo ha imparato Massimo. Niente è scontato. E la bellezza sta nei piccoli gesti. Dal medico che ti mette una mano sulla spalla prima di darti una brutta notizia, al bigliettino d’auguri ricevuto dalle infermiere, al viso di nuovo sereno di tua moglie. Tutto questo è meraviglioso.