Leggi l'intervista realizzata in occasione della Giornata Nazionale contro Leucemie, Linfomi e Mieloma al:
Prof. Mario Boccadoro
Direttore Divisione Universitaria di Ematologia Città della Salute e della Scienza di Torino
Recentemente si è assistito a molti progressi nella terapia per mieloma. Quali sono stati i vantaggi per la cura?
Avere una diagnosi di mieloma 20 anni fa, significava disporre solo della chemioterapia: tossica, poco efficace e con pesanti ricadute sulla qualità di vita. Oggi le cose sono molto diverse. Negli ultimi anni c’è stato un incremento dell’aspettativa di vita che è triplicato o addirittura quadruplicato, passando da 2 a 7 anni. Questo vantaggio significativo è stato ottenuto grazie alla disponibilità di nuovi farmaci con nuovi meccanismi d’azione, quali gli immunomodulanti, gli inibitori del proteasoma, gli anticorpi monoclonali che hanno migliorato l’efficacia delle terapie e diminuito la tossicità. La vera novità di oggi è l’uso combinato di questi nuovi farmaci, le cosiddette “triplette”, che hanno ulteriormente aumentato l’efficacia.
Per i pazienti poter avere una buona qualità di vita è molto importante. Quali sono i vantaggi che offrono le nuove terapie?
Per il paziente è importante sentire da subito che c’è un miglioramento in atto, ad esempio sul dolore osseo. Molte terapie sono orali e questo è un aspetto fondamentale per esempio nei pazienti anziani.
Si è appena concluso l’American Society of Clinical Oncology, quali sono state le novità più importanti?
Quest’anno all’ASCO sono stati numerosi gli studi in varie fasi di sperimentazione di cui si è discusso. Noi abbiamo presentato i dati di un trial in corso, tutto italiano, che ha preso in esame 400 pazienti affetti da mieloma alla diagnosi a cui è stato somministrato carfilzomib, inibitore del proteasoma in combinazione con lenalidomide. I primi risultati sono molto buoni: abbiamo osservato una risposta globale del 96%, una risposta “molto buona” del 71% con un profilo di tossicità molto basso. Per disporre di dati di sopravvivenza dovremo aspettare ancora un paio di anni.
Quindi l’Italia è molto attiva nella cura del Mieloma Multiplo?
Certamente sì, moltissimi centri sono ad alto livello e partecipano alle sperimentazioni. Ma ormai per gli studi scientifici non ci sono confini e l’Italia è parte fondamentale di molti trial Europei. L’Italia è parte dell’European Myeloma Network ed in molti studi ha un ruolo di coordinamento e di raccolta dati.
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