Dicembre 2017
Edoardo La Sala
Project Manager GIMEMA
Il convegno dell’American Society of Hematology (ASH) è il più grande congresso mondiale dedicato alle patologie del sangue, decine di migliaia di medici e ricercatori si danno appuntamento annualmente per presentare e discutere le più recenti scoperte in ambito biomedico.
Per un ricercatore italiano, come il sottoscritto, la presenza ad un evento del genere un po’ come la partecipazione alle Olimpiadi per una atleta e, questa sensazione, è stata subito ancor più evidente quando ho saputo che l’edizione 2017 si sarebbe svolta ad Atlanta, sede delle Olimpiadi del centenario nel 1996, dall’8 al 12 di dicembre.
Quello che non era prevedibile è che sarebbero state Olimpiadi Invernali dato che, con tempismo perfetto, una tempesta di neve, del tutto inusuale per quelle latitudini, ha colpito la città nel momento esatto in cui il mio aereo atterrava nell’aeroporto della città, uno dei più grandi al mondo.
Nonostante l’evidente impaccio della città, non abituata a convivere con il freddo, l’organizzazione dell’evento è stata perfetta.
Così per 5 giorni 27.000 (!) partecipanti hanno animato l’immenso Georgia World Congress Center, un edificio che, appunto, sorge ad un passo dal Parco Olimpico esso stesso sede nel 1996 di gare olimpiche di scherma, pallamano, judo, etc.
Tradotto in numeri il Congresso fa impressione. Detto dei 27.000 partecipanti, più o meno gli abitanti di una cittadina come Ivrea, detto delle dimensioni del centro congressi, 360.000 mq suddivisi in più di 100 aule per meeting, 12 sale esposizioni e 2 “sale da ballo”, è chiaro che il “piatto” non possa che essere ricco: oltre 250 stand e diverse migliaia tra presentazioni orali o poster con cui aggiornarsi sulle ultime ricerche scientifiche per 12 ore giornaliere, dalle 6 alle 18.
Ovvio che per partecipare appieno a queste “Olimpiadi dell’ematologia” sia richiesto un impegno fisico rilevante, e qualche momento di defaillance ammetto di averlo passato. Il mio “tracker” personale finirà per rilevare una media di 15 km giornalieri percorsi su e giù per il Centro Congressi, ben oltre il mio camminato quotidiano a Roma!
E, perfettamente nello stile olimpico, l’esperienza forse più interessante è venire in contatto con ricercatori provenienti letteralmente da ogni angolo del pianeta, uniti dall’impegno di sconfiggere un nemico comune.
Dal punto di vista scientifico la novità più rilevante di questo congresso è probabilmente la nuova generazione di agenti mirati che mostrano risultati promettenti anche in ambiti, come quello delle Leucemie Mieloidi Acute, dove per anni la ricerca ha segnato il passo.
Naturalmente le promesse dovranno essere verificate tramite rigorose sperimentazioni, ma già il fatto di avere non uno ma una serie di farmaci giunti alla fase della valutazione di efficacia su pazienti rappresenta un punto di svolta.
Un importante esempio in tal senso è l’approvazione dell’FDA (Food and Drug Administration, l’ente regolatore statunitense) di un inibitore delle tirosin chinasi (TKI) per la Leucemia Mieloide Acuta con mutazione FLT3.
L’approvazione, avvenuta nell’aprile scorso, è stata il frutto di un grande studio clinico internazionale chiamato RATIFY che, in uno sforzo pluriennale, ha coinvolto per l’Italia anche la Fondazione GIMEMA.
Un altro esempio di TKI di terza generazione è quello, già in corso di sperimentazione nella Leucemia Mieloide Cronica con risultati molto incoraggianti, è stato sperimentato nello studio LAL1811 nei pazienti anziani affetti da Leucemia Acuta Linfoblastica Philadelphia positiva. I risultati di questo studio della Fondazione GIMEMA, presentati in una delle sessioni più affollate dell’ASH, hanno suscitato molto interesse e devo dire è stata proprio una bella sensazione toccare con mano quanto il nostro Paese sia considerato in questo ambito: non c’era discussione nella quale non venisse citato il lavoro di almeno un ricercatore italiano.
Altra nuova frontiera per la cura di leucemie e linfomi è quella del CAR-T (Chimeric antigen receptor T cell), una terapia quasi da fantascienza visto che prevede la reingegnerizzazione delle cellule del sistema immunitario del paziente programmandole per scovare ed uccidere le cellule tumorali. I primi risultati sono molto incoraggianti ed anche qui si è giunti alla registrazione della terapia negli USA per la Leucemia Linfoblastica Acuta nei bambini.
Purtroppo per questo tipo di terapia anche i costi sono fantascientifici (circa 400.000 $ per ciclo) ed obiettivo della ricerca nei prossimi anni, oltre che a confermare la durabilità dei risultati, sarà quello di rendere questa potenziale nuova cura disponibile anche per le altre patologie ematologiche e soprattutto a costi più accessibili.
Vedremo cosa succederà al prossimo appuntamento dell’ASH a dicembre 2018.
Sarà il 60mo della serie, e si svolgerà a San Diego, in California.
Se mi sarà data l’occasione di partecipare prometto di allenarmi meglio e per tempo!