Trapianto autologo: quando in buone condizioni, anche i pazienti over 70 non incorrono in rischi maggiori

Leggi l'intervista realizzata in occasione della Giornata Nazionale contro Leucemie, Linfomi e Mieloma al:

Prof. Michele Cavo
Direttore Istituto di Ematologia “Seràgnoli”, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Orsola Bologna

 

CavoIn quali casi è possibile effettuare l’autotrapianto di cellule staminali?

Il trapianto di cellule staminali viene eseguito in pazienti che non abbiano comorbidità e che siano ritenuti idonei a tollerare un trattamento chemioterapico ad alte dosi. Negli studi clinici controllati europei il trapianto autologo è stato riservato a pazienti giovani con meno di 65 anni di età, tuttavia, nella pratica clinica può essere eseguito in individui fino ad oltre i 70 anni, in buone condizioni generali e che non abbiano patologie concomitanti. Quando il paziente è ben selezionato non si incorre in rischi maggiori.

Quali sono le fasi preparatorie al trapianto e come avviene il trapianto autologo?

La prima fase è la terapia di induzione, che ha l’obiettivo di ridurre quanto più possibile la taglia della malattia prima del trapianto. Fino agli anni 2000, consisteva in una chemioterapia a dosi convenzionali. Attualmente lo schema maggiormente utilizzato in Europa è la tripletta, cioè la combinazione di tre nuovi farmaci: bortezomib, talidomide e cortisone (VTD). Questa ha consentito di aumentare la percentuale di remissione completa, cioè la scomparsa della componente monoclonale e delle plasmacellule midollari, da circa il 5% al 30-35%. Ottenere la remissione completa prima del trapianto predice un migliore andamento del paziente nel periodo successivo.
Dopo avere effettuato la terapia di induzione, il passo successivo è la raccolta delle cellule staminali che vengono poi reinfuse in una vena periferica del paziente dopo la somministrazione di una chemioterapia ad alte dosi.

Questi risultati sono molto incoraggianti, cosa possiamo aspettarci per il futuro?

Per migliorare l’esito del trapianto le nuove terapie sono già state inserite anche nel periodo successivo: fasi di consolidamento e, a seguire, di mantenimento. Lo scopo di queste è di aumentare la percentuale di risposta e far sì che questa venga mantenuta il più a lungo possibile, ritardando il rischio di recidiva della malattia. I dati attualmente disponibili indicano che, globalmente, con le nuove terapie ed il trapianto autologo è possibile ottenere la remissione completa nel 70% circa dei pazienti, la cui sopravvivenza è aumentata sino ad oltre 10 anni. La percentuale di pazienti operativamente guariti è attualmente del 15% circa, ma con una stima di crescita sino a valori del 30-40% nei prossimi anni. Solo 15 anni fa questi risultati sarebbero stati semplicemente impensabili.

 

La Conferenza Stampa della Giornata Nazionale è stata organizzata
con la sponsorizzazione non condizionante di:

 Celgene

 

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