Leucemia promielocitica acuta: dall’oggi al domani

La Leucemia Acuta Promielocitica (LAP) è una forma rara di tumore del sangue. Mediamente la LAP insorge intorno ai 40 anni di età e colpisce indistintamente sia donne, sia uomini. Questa varietà di Leucemia Mieloide Acuta deriva da una traslocazione cromosomica, ossia dall’interscambio di una sezione dei cromosomi, nello specifico il 15 ed il 17. A seguito di questo scambio, il DNA codifica una sequenza che dà origine ad una proteina aberrante che causa la malattia. Vediamo come è cambiato il decorso della malattia nel tempo. grazie alla ricerca.

Fra i vari tipi di leucemia acuta mieloide, la leucemia acuta promielocitica (LAP) rappresenta un’entità clinica particolare, caratterizzata dall’avere una presentazione clinica molto impegnativa alla diagnosi, ma anche da un’ottima sopravvivenza a lungo termine una volta instaurata la terapia, diventando la leucemia acuta maggiormente curabile.

La LAP è causata dalla specifica traslocazione t(15;17) che porta alla formazione della proteina di fusione PML-RARalfa. Tale proteina anomala blocca il normale sviluppo delle cellule del midollo, lasciandole in una fase poco matura e poco differenziata, con conseguente accumulo delle cellule malate nel midollo osseo.

Le caratteristiche principali

La LAP si contraddistingue per alcune caratteristiche uniche, delle quali le principali sono:

1. La presentazione clinica molto impegnativa e sintomatica alla diagnosi: la LAP si accompagna infatti in un’elevata percentuale di casi ad alterazioni dei valori della coagulazione e dell’emostasi; per tali ragioni i pazienti presentano spesso sanguinamenti (cutanei, mucosi) anche molto severi, fino alla presenza di emorragie cerebrali. In una minor percentuale di casi prevalgono le alterazioni della coagulazione di tipo trombotico, con trombosi massive cerebrali e a livello delle arterie polmonari. Questa sintomatologia è causa di un’elevata mortalità precoce (entro 30 giorni dalla diagnosi) se non adeguatamente trattata con terapia di supporto intensiva, che comprendono trasfusioni di piastrine e di plasma per migliorare le capacità coagulative dei pazienti.

2. L’elevatissimi tasso di risposta alle terapie e l’ottima sopravvivenza a lungo termine: la LAP è infatti una leucemia che in principio veniva trattata secondo gli schemi chemioterapici classici degli altri tipi di leucemia acuta mieloide, ma grazie al contributo dapprima dei cinesi – dagli anni ’80 del secolo scorso – e poi del gruppo italiano capitanato dal prof.  Francesco Lo Coco dagli anni 2000, il trattamento ha virato verso un approccio libero da chemioterapia. Infatti, la terapia dei pazienti con rischio di recidiva basso/intermedio comprende l’abbandono dell’uso dell’idarubicina o di altri chemioterapici, per una terapia target composta dall’associazione di acido trans-retinoico (ATRA) e triossido di arsenico (ATO), con il raggiungimento di una sopravvivenza libera da malattia superiore al 95%. Per i pazienti con un più elevato rischio di recidiva, la terapia comprende ancora ATRA (associata o meno all’ATO), con l’idarubicina, ma studi in corso stanno analizzando la possibilità di eliminare del tutto la chemioterapia anche in questi pazienti, senza inficiare la risposta.

3. La sindrome da differenziazione come effetto collaterale della terapia: questa è una particolare tossicità causata soprattutto dall’ATRA, dovuta al fatto che il farmaco porta velocemente allo sblocco maturativo delle cellule malate, che iniziano a maturare tutte insieme e in fretta, causando un’“infiammazione” sistemica che può portare a sintomi anche severi, quali febbre persistente, ipotensione e insufficienza respiratoria. È importante, perciò, riconoscerla in fretta per poter instaurare il trattamento corretto (cortisone ad alte dosi).

La LAP rappresenta dunque un esempio di come gli avanzamenti diagnostici e terapeutici della ricerca possano portare a trasformare una malattia molto aggressiva e a prognosi infausta in una malattia curabile, limitando anche gli effetti tossici dei chemioterapici.

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