Ho ridato la vita a mia madre
Nel 2023 mamma ha ricevuto la diagnosi di leucemia prolinfocitica a cellule T rara. Le terapie non avevano portato i risultati sperati ma, fortunatamente, sono risultata compatibile per il trapianto. Il mio percorso per la donazione delle cellule staminali è stato breve ma intenso: sapere che stai donando una possibilità di nuova vita ti fa sentire bene. Il messaggio che vorrei dare a tutti è quello di cercare di essere forti, lucidi ed avere fiducia nella ricerca.
Come mia madre ha donato la vita a me, io l'ho ridata a lei ma soprattutto le ho dato un po' di pace. Mamma si è ammalata qualche anno fa, nel 2023, quando è arrivata la diagnosi di leucemia prolinfocitica a cellule T rara. Il percorso terapeutico inizialmente prevedeva due cicli di chemioterapia ma, dopo il primo ciclo, mia madre era troppo debole e purtroppo non arrivavano i risultati sperati. La terapia è stata interrotta per iniziare un ciclo terapeutico con un anticorpo monoclonale che è riuscito a ridurre le cellule maligne. Gli effetti collaterali, però, erano così importanti che era necessario un trapianto tempestivo.
Come da prassi si cerca tra le sue sorelle ma nessuna è idonea. A quel punto l’unica possibilità è ricevere il dono da una delle sue figlie e la sua salvezza sono stata io. Inizio il percorso circa 5 giorni prima con due iniezioni sul braccio al giorno di fattori di crescita: le cellule staminali iniziavano già a moltiplicarsi dalla seconda iniezione e io sentivo i primi fastidi ma solo qualche dolore osseo, cefalea e tanta stanchezza e spossatezza ma nulla che non si risolvesse con un classico paracetamolo. Poi inizio la procedura di aferesi all'ospedale Silvestrini di Perugia. Qualche ora di raccolta di staminali per qualche giorno e solo qualche piccolo fastidio. Il mio percorso è stato breve ma intenso e sapere che stai donando una possibilità di nuova vita ti fa sentire bene.
Sono passati 8 mesi dal trapianto e mia madre oggi affronta alti e bassi, purtroppo le complicanze post trapianto non ci "abbandonano" per ora. È stato, ma ancora oggi è, un percorso lunghissimo e difficile ed anche se è dura e se sembra non esserci mai una fine a questo buio tunnel ci aggrappiamo alla vita con tutte le nostre forze e la mamma trova sempre "la spinta" per andare avanti. Il messaggio che vorrei dare a tutti è quello di cercare di essere forti, lucidi ed avere fiducia nella ricerca, prendere la grinta dalle parole e dal supporto di familiari perché il loro amore sarà la medicina curativa.
Giovanna
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