Linfoma non Hodgkin: la storia di Francesco

    Ciao, sono Francesco e questa è la storia di come ho affrontato un Linfoma non Hodgkin. Il percorso è stato duro, 6 mesi in corsia alla fine dei quali non riuscivo a camminare. Eppure mi sono rimesso in piedi, grazie alla professionalità e all'umanità del personale sanitario e all'aiuto ricevuto da AIL, che non mi ha mai lasciato solo. Oggi voglio mandare un messaggio: credete nella ricerca perché è l'unico modo per dare un futuro migliore a chi vivrà la malattia dopo di noi. 

    La storia di Francesco

    Ho avuto un linfoma non Hodgkin molto aggressivo che si è sviluppato nel giro di un mesetto o due. In pochi giorni ho cominciato a stare sempre peggio e ricordo il soccorritore dell'ambulanza è venuto a prendermi a casa. Dopo di che il buio, mi sono svegliato 10 giorni dopo dal coma. Arrivato in rianimazione a Ferrera, i medici, in collaborazione con l’Ematologia, mi hanno fatto una chemio di emergenza ed è grazie a questo intervento che oggi sono qui. Quel reparto, per me, rimarrà sempre il luogo che mi ha salvato la vita perché senza quell’intervento tempestivo oggi non sarei qui a raccontare questa storia .Quel luogo è poi diventato la mia ‘casa’: dopo quella terribile giornata ho passato 6 mesi in corsia, un periodo non facile. A giugno del 2024, dopo 45 giorni di letto, praticamente non camminavo più.

    Per fortuna ho avuto accanto  medici e infermieri veramente speciali, non solo per professionalità, ma anche umanità.  In questo percorso doloroso avere accanto un personale sanitario rigoroso e professionale ma allo stesso tempo attento anche alle mie emozioni e alle mie paure, mi ha aiutato a rendere tutto più facile. E poi c’era anche AIL. I volontari erano presenti in reparto per dare conforto e aiuto e nei momenti cui avevo difficoltà a muovermi, ho potuto usufruire del servizio di navetta, che mi portava da casa all’ospedale quando avevo difficoltà a muovermi.

    Oggi sono in remissione, sono tornato alla mia vita di sempre e al mio lavoro, nella provincia di Modena. Se dovessi mandare un messaggio ai pazienti che stanno attraversando le fasi delle cure è quello di non abbandonare mai le proprie passioni.  Io sono appassionato di fotografia e durante il lungo periodo in reparto ho continuato a leggere, a scattare e ho anche prodotto un video, che voluto condividere anche con i medici e il reparto. Questa mia passione mi ha aiutato tanto a distrarmi, a pensare positivo e non pensare ai giorni che passavano così lenti. Un altro Messaggio importante è quello di credere nella ricerca, l’unico modo per dare un futuro migliore a chi vivrà la malattia dopo di noi. 

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