Rinascere per la seconda volta

    Quando hai vent’anni non pensi a determinate cose. Non puoi proprio pensare a nulla di così brutto.

    A vent’anni si dovrebbero vivere la spensieratezza, le cavolate con gli amici, l’università, le uscite e tutte le cose migliori che la vita ha da offrirci.

    A vent’anni sei veramente lontana da questo brutto mondo, ma reale. E invece arriva il momento in cui ti dicono quello che tu non ti saresti mai aspettata.

    Arriva il momento in cui dopo mesi di vari controlli, biopsie ti comunicano di aver un Linfoma di Hodgkin al III stadio. Ed è lì che la tua vita cambia, cambia per sempre, perché da quell’istante inizi a vedere ogni cosa in modo diverso.

    Ti rendi conto che la vita non la decidi tu, che è imprevedibile e non puoi mai sapere cosa abbia in serbo per te, che va vissuta a pieno tutti i giorni, che l’odio e la rabbia non servono a niente.

    Iniziai a fare la chemioterapia ed ogni volta era sempre più dura, sempre più pesante. Faceva male ed io ero sempre più stanca.
    Mi sentivo inutile in quei momenti, come se la mia vita fosse aggrappata a quella macchinetta. Ed io ero lì impotente, stavo male e non poter far nulla.

    La chemio è stata pesante, avevo l’impressione che mi stesse distruggendo. Non ce la facevo più. Ma sapevo che dovevo continuare a lottare con tutta me stessa, dovevo vincere! Perché nella vita sono sempre stata una che non si arrende, una che combatte e raggiunge i suoi obiettivi. Ed il mio obiettivo, ovviamente, era quello di guarire.

    E allora ogni volta dovevo ritrovare quella forza per andare avanti. Quella forza che spesso non sapevo dove fosse, ma poi in un modo o nell’altro usciva fuori.

    L’ospedale dove ero in cura si trovava lontano da casa e per evitare di fare avanti e indietro, sono stata ospitata in Casa AIL. Mia mamma e il mio ragazzo sono stati lì con me. Dopo circa due mesi anche mia madre (la mia forza più grande, la mia guerriera, oggi purtroppo è un angelo) ha iniziato a stare male e non ha più potuto accompagnarmi in questo difficile percorso, così mi sono rimasti accanto mia suocera e il mio ragazzo. Mi hanno sostenuto ed aiutato.

    Durante i giorni trascorsi nella Casa ho conosciuto tante persone splendide, ognuno portatore di un grande dolore e con una storia da raccontare. Cercavamo ogni giorno di darci forza l’uno con l’altro. I giorni erano sempre molto duri, ma nonostante tutto in casa non mancavano mail il sorriso, le battute, la solidarietà e l’affetto.

    Si organizzavano spesso eventi, per esempio c’erano i volontari che il pomeriggio preparavano il the con delle torte.

    Era come se quei compagni di viaggio facessero parte della mia famiglia, mi sono entrate nel cuore. Purtroppo in casa ho anche visto persone morire per questo brutto male, persone che volevano vivere, e invece.

    Che strana la vita a volte, come può cambiare tutto in un secondo. Oggi ci sei, domani chi lo sa. Sembra una banalità, ma purtroppo è così.

    Il mio sogno più grande è immaginare una cura per tutti questi mali, vorrei che tutte le persone possano un giorno vincere questa battaglia. Perché tutti abbiamo il diritto di vivere e di assaporare la bellezza della vita.

    Penso che la vita sia la cosa più cara che ci sia. Abbiatene cura. Rispettatela sempre e non datela mai per scontata. La vita è uno degli spettacoli migliori, nonostante a volte sia veramente crudele.

    Adesso sono guarita. Ce l’ho fatta. Ho lottato con tutte le mie forze ed ho vinto. Continuerò a fare i controlli per 5 anni con la speranza che vadano sempre bene.

    Un grazie immenso va alle direttrici di Casa AIL di Bologna. Che dire? Persone meravigliose. Grazie a loro e alla loro struttura mi sono sentita sempre come se fossi a “casa”.

    AIL è un'Associazione che può fare tanto per garantire un futuro a chi soffre di patologie del sangue e ognuno di noi dovrebbe donare quello che può.

    La ricerca deve andare avanti, sempre. Perché non si deve morire così, non si può morire così. Insieme possiamo fare tanto.

    Grazie a tutta l’équipe medica, in ospedale ho trovato una grande umanità e una professionalità ineguagliabile.

    Grazie per avermi fatto rinascere, perché l’8 marzo sono guarita e rinata per la seconda volta.

    E chiunque in questo momento sta combattere contro questo mostro immenso, dovrebbe ricordare che noi possiamo essere più forti di lui.

    Combattete con tutta la forza che avete e quando penserete di averla persa, ricordate il motivo per il quale state lottando: la vita. E ritrovatela di nuovo, ricominciate.

    Lottate, lottate come solo dei veri guerrieri fanno. Non arrendetevi mai.

    Io mi auguro che il sole prima o possa ritornare a splendere per tutti.

    Alessia

    Sei anche tu un combattente?

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