Un approccio senza chemio per il linfoma follicolare

Un approccio senza chemio per il linfoma follicolare

UNA PATOLOGIA NON ANCORA GUARIBILE MA OGGI CURABILE

Il linfoma follicolare è la forma più comune di linfoma non-Hodgkin ed è caratterizzato da un andamento indolente, cioè non aggressivo nella sua presentazione clinica iniziale ma con tendenza a peggiorare progressivamente nel corso tempo. Il linfoma follicolare, in particolare negli ultimi sette anni, viene trattato con un mix di farmaci: alla chemioterapia tradizionale si affianca l’impiego di anticorpi monoclonali, capaci cioè di colpire selettivamente le cellule malate. Questo approccio consente un buon controllo della malattia ma ad oggi è difficile ottenere una guarigione completa, si tratta quindi di una patologia curabile ma non guaribile.

I pazienti oggi hanno delle nuove prospettive di cura grazie ad uno studio presentato nel corso dell’ultimo congresso dell’American Society of Hematology (ASH 2019). I ricercatori dell’Anderson Cancer Center di Houston hanno infatti sottoposto i pazienti affetti da questa patologia e non precedente trattati ad una terapia basata su un mix di farmaci non chemioterapici, ottenendo dei risultati molto significativi. Si parla quindi di un approccio chemio-free già dall'inzio del percorso di cura. Abbiamo intervistato il prof. Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL, per capire quali nuove prospettive si aprono per i malati. 

PROF. AMADORI, LO STUDIO SPERIMENTALE PRESENTATO ALL’ASH 2019 PREVEDE UN APPROCCIO DI PRIMA LINEA CHEMIO-FREE PER I PAZIENTI AFFETTI DA LINFOMA FOLLICARE. CI PARLI DEI PROMETTENTI RISULTATI PRESENTATI AL CONGRESSO.

Lo studio ha arruolato un piccolo numero, di pazienti, circa 100 in tutto, non precedentemente trattati che presentavano segni eventi della malattia come l’ingrossamento di milza e linfonodi. Questi pazienti sono stati sottoposti ad una terapia sperimentale che combina un anticorpo monoclonale diretto contro un marcatore espresso dalle cellule del linfoma follicolare associato ad un farmaco immunomodulante. I risultati ottenuti sono molto significativi: le remissioni totali, includendo tutti i tipi di risposta, sfiorano il 100% mentre le remissioni complete, che per ora sembrano essere durature, sono superiori al 90%. Un inizio decisamente promettente.

QUALI SONO I PROSSIMI STEP DA AFFRONTARE PRIMA CHE IL TRATTAMENTO VENGA APPROVATO E DIVENTI DISPONIBILE ANCHE PER CHI NON È ARRUOLATO NELLO STUDIO SPERIMENTALE?

I risultati prsentati all’ ASH vanno presi con le dovute cautele perché il numero di pazienti reclutato è circoscritto ed il follow up è ancora troppo breve per esprimere pareri definitivi. Ma il fatto di aver raggiunto questi esiti, non ottenuti con la vecchia combinazione di chemioterapia ed immunoterapia, dimostra una grande efficacia del nuovo trattamento nell’induzione di una remissione di buona qualità. Segnalo infatti che al momento non ci sono state ricadute nei pazienti monitorati e, cosa molto importante, che la terapia è stata ben tollerata. 

Lo studio presentato all’ASH è di fase II, cioè deve passare altri due step delle fasi dello sviluppo clinico prima che il trattamento venga approvato. Per arrivare a dei risultati definitivi sono necessariun periodo più lungo di follow up, per valutare la durata e la qualità della remissione nel tempo; l’arruolamento di un numero maggiore di pazienti, perché per ora il campione è abbastanza ristretto e poi, se i risultati si manterranno significativi, la comparazione dei risultati ottenuti con il vecchio ed il nuovo approccio terapeutico. Qualora il nuovo approccio si dimostri più efficace il trattamento diverrà disponibile per tutti i pazienti. Le premesse sono decisamente molto significative e ho fiducia che i risultati saranno importanti.

SEMPRE PIÙ SPESSO PER I TUMORI DEL SANGUE SI SENTE PARLARE DI TRATTAMENTI SENZA CHEMIOTERAPIA, ANCHE SE QUEST’ULTIMA RIMANE UNO STRUMENTO IMPORTANTISSIMO. QUAL È IL VALORE AGGIUNTO DI UNA TERAPIA CHEMIO-FREE PER IL PAZIENTE?

Tutti i trattamenti chemioterapici utilizzati in ematologia si caratterizzano per uno spettro di tossicità abbastanza alto, con ricadute negative sulla qualità di vita dei pazienti. Basta parlare con una qualsiasi persona che ha appena ricevuto la diagnosi per capire che la paura più grande è proprio legata all’impatto degli effetti collaterali sulla vita quotidiana: forti nausee, perdita dei capelli, che rimane per tutti un evento particolarmente traumatico, e il pericolo dell’insorgenza di infezioni.

L’idea di sviluppare terapie basate su farmaci mirati capaci di bersagliare solo le cellule tumorali risparmiando quelle sane è chiaramente molto importante per pazienti e familiari, proprio perché la gestione degli effetti collaterali è meno impegnativa e i trattamenti sono meno impattanti fisicamente. Esistono diverse patologie per le quali è stata già approvata una terapia non chemioterapica, come per esempio per la leucemia acuta promielocitica, ma l’obiettivo è di allargare questo tipo di approccio ad un numero sempre maggiore di tumori del sangue

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