Mieloma ti sfido arriva a Palermo

Mieloma ti sfido arriva a Palermo

 UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER SFIDARE E COMBATTERE IL MIELOMA MULTIPLO

Quando si affronta un duello, se si conoscono i colpi giusti si può guadagnare terreno, ricacciare indietro l’avversario e impedirgli quanto più a lungo di colpire. La metafora della scherma racconta i progressi ottenuti nella lotta al Mieloma Multiplo: grazie a una migliore conoscenza della malattia, la ricerca ha guadagnato terreno e dai primi anni 2000 la sopravvivenza dei pazienti è raddoppiata. 

Ma questa malattia pone continuamente nuove sfide e una delle più importanti è quella di aiutare i pazienti ad allontanare e superare le ricadute. La campagna vuole sottolineare l’importanza di continuare a combattere contro il mieloma e invitare tutti i cittadini a essere vicini ai pazienti che lottano per non cadere e, se cadono, vogliono rialzarsi. 

Mieloma ti Sfido fa tappa a Palermo con l’installazione itinerante I Duellanti, allestita fino al 17 ottobre a Piazza Verdi per veicolare ai cittadini il messaggio chiave, sintetizzato nell’hashtag ufficiale #iotisfido: unirsi alla sfida contro il Mieloma Multiplo, aiutare i pazienti a non cadere, perché i progressi delle terapie possono incoraggiarli nel loro percorso di cura. 

Dopo le tappe di Roma, Milano, Napoli, Bari, Ancona , Bologna e Torino nel corso del 2019 l’installazione potrà essere ammirata a Palermo e, successivamente, di altre città italiane. Nelle città coinvolte il pubblico sarà invitato ad unirsi alla sfida scattando un selfie nei pressi dell’installazione e condividendolo sui propri profili social insieme all’hashtag #iotisfido.

Insieme ai due testimonial della campagna Elisa Di Francisca (due ori nel fioretto alle Olimpiadi di Londra 2012) e Aldo Montano (medaglia d’oro nella sciabola ai Giochi Olimpici di Atene 2004), verrà rivolto ai cittadini il messaggio chiave: unirsi alla sfida contro il mieloma multiplo, aiutare i pazienti a non cadere, perché i progressi delle terapie possono incoraggiarli nel loro percorso di cura

«La sfida al mieloma, con le dovute proporzioni, può essere paragonata alle sfide sportive e la scherma si presta bene a raccontare il duello dei pazienti con la malattia. Ai pazienti in cura, che ogni giorno devono affrontare il duello con la malattia, vorrei dire di non arrendersi mai e di non perdere mai la forza d'animo, il coraggio e la positività che possono portarli a vincere molte sfide».
Elisa Di Francisca

«La vita va sempre vissuta con positività con il sostegno delle persone che sono accanto, che lottano insieme a te, e soprattutto non bisogna abbattersi davanti alle difficoltà. Anche se a volte la vita cerca di metterti al tappeto, l’obiettivo è lottare fino alla fine. Molte volte si riesce a vincere».
Aldo Montano

Il Mieloma Multiplo è il secondo tumore del sangue per diffusione dopo i linfomi non-Hodgkin. Colpisce soprattutto le persone anziane, con una età mediana alla diagnosi di 70 anni, ed è associato alla moltiplicazione incontrollata delle plasmacellule nel midollo osseo, che causa sintomi quali dolore osseo, anemia, spossatezza.

Questo tumore è caratterizzato dall’alternanza tra periodi di remissione, ottenuti grazie all’efficacia delle attuali terapie, e comparsa di recidive che hanno un impatto pesante sia sul piano fisico che su quellosicologico.

Nel trattamento del mieloma, il trapianto di cellule staminali autologhe è la terapia di scelta per i pazienti in età e condizioni ottimali, mentre per gli altri pazienti i trattamenti prevedono l’utilizzo in combinazione di diversi farmaci. La disponibilità di numerose opzioni terapeutiche permette di ottenere risposte sempre migliori e più profonde che aumentano la durata dei periodi di remissione.

Grazie ai risultati ottenuti negli ultimi anni, l’innovazione nella ricerca e nella cura del mieloma multiplo avanza a grandi passi con l’obiettivo di trovare una cura definitiva per questa patologia.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. SERGIO AMADORI

“MIELOMA TI SFIDO”: UNA CAMPAGNA PER CONTINUARE A LOTTARE CONTRO LA MALATTIA, SOSTENERE LA RICERCA, ESSERE AL FIANCO DEI PAZIENTI

Prof. Sergio Amadori
Professore Onorario di Ematologia Università Tor Vergata di Roma
Presidente Nazionale AIL


L’AIL è da sempre impegnata a favore delle persone con malattie del sangue. La campagna “Mieloma Ti Sfido”, promossa da AIL e da La Lampada di Aladino, vuole accendere i riflettori su questa malattia e sostenere i pazienti nella dura battaglia contro il Mieloma multiplo. Ce ne vuole parlare?

AIL, Associazione Italiana contro Leucemie-Linfomi e Mieloma Onlus, ha come propria missione quella di promuovere la ricerca scientifica per la cura dei tumori del sangue, ma anche quella di sostenere i pazienti e i loro familiari. Quindi, ci siamo volentieri impegnati in questa iniziativa che intende accendere i riflettori sul Mieloma Multiplo: un tumore del sangue molto aggressivo, che ha un impatto importante sulla qualità di vita dei pazienti colpiti, costretti a confrontarsi con un percorso terapeutico complesso. Ma è una patologia ancora poco conosciuta, spesso diagnosticata non tempestivamente per il carattere aspecifico dei suoi sintomi.

Aumentare in generale la awareness su questo tumore ematologico per migliorare la consapevolezza e la qualità di vita dei pazienti è fondamentale. Ma è altrettanto importante dare ai pazienti un messaggio di speranza ed essere a loro fianco per spronarli a continuare a combattere senza mai abbassare la guardia.

In questo senso abbiamo immaginato la campagna “Mieloma Ti Sfido” come una vera e propria chiamata alle armi, un invito a raccogliere la sfida del mieloma e a non abbassare la guardia nella lotta contro questa malattia, dando tutto il supporto ai pazienti. Nasce da qui il concept della campagna, ispirato alla metafora della scherma: grazie a una migliore conoscenza della malattia, la ricerca ha guadagnato terreno e la sopravvivenza dei pazienti è migliorata in modo consistente.

Ma l’avversario è sempre in agguato, e non bisogna mai dargli tregua, evitando che colpisca e aiutando i pazienti ad allontanare a superare le ricadute. Per veicolare al pubblico questa metafora ci siamo avvalsi del contributo di due grandi campioni olimpici di scherma, come Aldo Montano ed Elisa Di Francisca, testimonial e protagonisti del video della campagna, e di un’installazione multimediale, “I duellanti”, caratterizzata dalle sagome di due schermidori accompagnate da messaggi d’impatto, che nei prossimi mesi potrà essere ammirata nelle piazze centrali di alcuni capoluoghi.

Voglio inoltre ricordare le risorse digitali, che permetteranno a tutti i cittadini di seguire la campagna, informarsi sulla malattia e soprattutto unirsi alla sfida dei pazienti con mieloma attraverso selfies da condividere sui propri profili social insieme all’hashtag #iotisfido.

Qual è il valore aggiunto di campagne di sensibilizzazione come “Mieloma Ti Sfido”?

Oggi lo scenario del trattamento del Mieloma Multiplo è molto cambiato rispetto al passato. Gli ematologi hanno a disposizione farmaci innovativi importanti e schemi terapeutici che permettono di migliorare l’aspettativa di vita e la qualità di vita dei pazienti. Ma il Mieloma deve essere conosciuto e riconosciuto tempestivamente dai medici e dagli specialisti.

Campagne come “Mieloma Ti Sfido” servono a questo, ad aumentare la conoscenza della patologia attraverso una informazione ampia, capillare che arrivi ai media, ai clinici e ai cittadini. Il valore aggiunto di queste Campagne sta proprio nella serietà, nella accuratezza e nella validazione delle informazioni, che vengono offerte al grande pubblico.

I progressi, come detto sopra, nel trattamento sono estremamente rilevanti e anche questo deve essere reso noto, proprio per dare ai pazienti la motivazione per affrontare un percorso di cura che può risultare molto impegnativo e nel quale essi non vanno lasciati soli.

Cos’è esattamente il Mieloma Multiplo, come si caratterizza rispetto agli altri tumori del sangue e come si manifesta?

Il Mieloma Multiplo è un tipo di tumore del midollo osseo che origina dalle plasmacellule, cellule presenti di norma nel midollo osseo e che fanno parte del sistema immunitario. Nel Mieloma le plasmacellule anomale producono un solo tipo di anticorpo, noto come paraproteina (Componente Monoclonale M), che non svolge nessuna funzione utile, ma il cui dosaggio permette di effettuare la diagnosi e il monitoraggio del Mieloma e rilasciano una grande quantità di particolari sostanza, chiamate citochine, che attraverso processi complessi possono determinare la distruzione dell’osso e favorire la crescita delle plasmacellule midollari a discapito delle cellule sane circostanti.

Il Mieloma può presentarsi in una fase asintomatica, che non necessita di trattamento, in quanto non sono presenti biomarkers di aggressività biologica o danni d’organo anche se va effettuato un controllo della condizione ravvicinato. La fase sintomatica è caratterizzata da sintomi a carico del sistema emopoietico (anemia), insufficienza renale, lesioni scheletriche che se non trattate adeguatamente possono risultare invalidanti. Questa condizione necessita di un approccio integrato che coinvolge diversi specialisti.

Formulare una diagnosi di Mieloma non è sufficiente, prima di mettere a punto un programma terapeutico appropriato, è importante avere un quadro preciso della malattia.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. LUCA BALDINI

MIELOMA MULTIPLO, DA 6-7 ANNI UNA NUOVA ERA DEL TRATTAMENTO. NUOVE E IMPORTANTI OPPORTUNITÀ PRIMA E DOPO IL TRAPIANTO

Prof. Luca Baldini
Direttore UOC di Ematologia, Direttore Scuola di specializzazione in ematologia
Dipartimento di Oncologia e Emato-oncologia dell’Università degli Studi di Milano
Fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico Milano

Il Mieloma Multiplo ha un decorso in cui si alternano fasi sintomatiche di attivazione della malattia e fasi di remissione. Queste ultime vengono sempre più prolungate oggi, grazie all’innovazione terapeutica. Come è cambiata la gestione del paziente con Mieloma Multiplo?

Negli ultimi anni seguire un paziente con Mieloma Multiplo è molto diverso rispetto a quanto avveniva in passato.

La nuova éra è iniziata da circa 6-7 anni. La gestione di questa patologia è cambiata in relazione alla maggiore complessità delle nuove terapie. Mentre fino a 8-10 anni fa avevamo disponibili solo una o due linee di trattamenti, oggi arriviamo ad avere fino a 4-5 linee di cura con farmaci che hanno modalità di somministrazione ed effetti collaterali molto diversi rispetto alle precedenti cure.

Si è aperto, inoltre, l’ampio capitolo delle terapie che vengono somministrate non solo per via orale, ma anche per via sottocutanea o per via endovenosa.

Resta fermo, naturalmente, come caposaldo della terapia, il passaggio attraverso un autotrapianto di midollo osseo, che si esegue da cellule staminali del sangue, nei soggetti eleggibili.

Quindi, possiamo affermare che la gestione del Mieloma si è modificata in relazione ai nuovi farmaci, che presentano caratteristiche di efficacia, tollerabilità e somministrazione assai diverse rispetto ai vecchi farmaci e che, per tali motivi, richiedono un diverso monitoraggio e sorveglianza a seconda del tipo di schema terapeutico che viene adottato. Ovviamente, la gestione rimane prevalentemente in regime ambulatoriale seppure con livelli diversi di complessità.

In conclusione, la gestione del Mieloma Multiplo è decisamente cambiata, non tanto per il trapianto, procedura ben consolidata da decenni, quanto piuttosto per i farmaci che precedono e seguono il trapianto di midollo osseo. Un tempo avevamo solo i chemioterapici orali o le classiche terapie per via endovenosa i cui effetti sono ben noti dal momento che si tratta di farmaci utilizzati da oltre 50 anni; i nuovi farmaci hanno modalità di somministrazione diversificate, complicanze diversi rispetto alla classica chemioterapia. 


Quali opportunità hanno oggi i pazienti sottoposti a trapianto? E per i pazienti che non sono eleggibili al trapianto, invece, quali sono le armi a disposizione del medico?

Per i pazienti che vengono sottoposti al trapianto autologo di cellule staminali ematiche, ci sono nuove e importanti opportunità come quella di arrivare al trapianto con minore quantità di malattia e questo riveste una grande importanza; l’autotrapianto di midollo osseo è da considerare una terapia di consolidamento dei risultati che si ottengono con altre terapie. È naturale che più si arriva al trapianto di midollo osseo con poca malattia più la risposta sarà profonda e più la durata dell’efficacia del trapianto perdurerà nel tempo.

Oggi abbiamo a disposizione dei trattamenti di preparazione al trapianto molto più efficaci di un tempo, quando si utilizzavano solo chemioterapici tradizionali. Attualmente si interviene con triplette o con combinazioni di quattro farmaci che sono in grado di agire in modo molto profondo sulla malattia con risultati dell’autotrapianto migliori e più duraturi nel tempo.

Oltre a queste terapie di induzione sempre più potenti, disponiamo anche di terapie di mantenimento con farmaci assunti per via orale che riescono ad ottenere una ulteriore stabilizzazione dei risultati che si ottengono con l’autotrapianto di midollo osseo, prolungando così la durata della risposta a quest’ultimo.

Per quei pazienti non candidabili al trapianto disponiamo per la terapia di attacco del Mieloma Multiplo di due principali categorie di farmaci, gli immunomodulatori per via orale, che hanno modesta tossicità e risposte che si attestano attorno ai 4-5 anni, e gli inibitori del proteasoma in combinazione a cortisonici o chemioterapici, che richiedono somministrazioni e impegno maggiore del paziente in termini di accesso alla struttura ospedaliera, impiegati nella pratica clinica corrente che vengono utilizzati in base alle condizioni cliniche di partenza del paziente, in base all’età e alle condizioni generali di salute. 


La terapia del Mieloma Multiplo alla diagnosi è una scelta delicata e decisiva, come mai? Che significato può avere la durata della prima remissione?

La scelta della terapia subito dopo la diagnosi è molto importante perché nonostante oggi si disponga di molte linee terapeutiche, i risultati maggiori si ottengono nelle prime due-tre linee di trattamento, quindi bisogna cercare di incidere in modo marcato fin dall’inizio della malattia che, come sappiamo, tende nel tempo a sviluppare delle resistenze.

È noto che nel Mieloma Multiplo, oltre al clone neoplastico prevalente, che condiziona i sintomi della malattia, esistono dei sub-cloni neoplastici che nel tempo vengono selezionati e sono responsabili della riattivazione del Mieloma Multiplo. Da qui, l’importanza di un intervento aggressivo nella prima linea di trattamento, con l’obiettivo di agire non solo sul clone prevalente, che condiziona il quadro clinico della malattia, ma anche sui sub-cloni dormienti che poi saranno responsabili della recidiva. Per tali motivi, più radicalmente si interviene all’inizio maggiore sarà la durata della risposta terapeutica.

La durata della prima remissione condiziona in modo rilevante la durata della sopravvivenza, anche se questo resta il paradigma della malattia. Oggi la durata della scelta del trattamento si estende anche per fortuna alla seconda linea di terapia e con i nuovi farmaci si cerca di estenderla alla terza linea.

Il significato è che più andiamo avanti con le linee di cura e più il tempo di durata della risposta si accorcia. Il grosso del successo definitivo della cura si gioca oggi nelle prime due linee di terapia

Un grave problema del Mieloma Multiplo è rappresentato dalle ricadute. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

Ovviamente c’è recidiva e recidiva, non tutte le recidive sono uguali. Ci può essere una recidiva di tipo prevalentemente laboratoristico, come può esserci una recidiva di tipo clinico, quindi con sintomatologia soprattutto di tipo scheletrico.

È sempre più evidente che la scelta del tempo ottimale di intervento terapeutico è molto importante, non si deve essere troppo precoci ma sicuramente nemmeno troppo tardivi.

La scelta di quando ritrattare il paziente spetta allo specialista ematologo. Se il paziente è anche in condizioni cliniche decadute il suo stato psicologico ne risente, rispetto al paziente che ricade solo dal punto di vista laboratoristico perché quest’ultimo accetta meglio un ritrattamento.

È chiaro che la durata della risposta e la ricaduta hanno un notevole impatto sullo stato psicologico del paziente: se le ricadute sono molto precoci è comprensibile che il paziente entri in una condizione di ansietà, di sfiducia e di preoccupazione che la sua malattia sia poco controllabile con i farmaci.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. MARIO BOCCADORO

MIELOMA MULTIPLO, IN DIECI ANNI SOPRAVVIVENZA QUADRUPLICATA GRAZIE ALLE NUOVE TERAPIE. CAMPAGNE FONDAMENTALI PER ANTICIPARE LA DIAGNOSI E AIUTARE I PAZIENTI AD AFFRONTARE IL PERCORSO DI CURA

Prof. Mario Boccadoro
Direttore Divisione Universitaria di Ematologia Città della Salute e della Scienza di Torino

 

I numeri del Mieloma Multiplo sono importanti: ci descrive lo scenario epidemiologico in Europa e nel nostro Paese? Come si arriva alla diagnosi?

Lo scenario epidemiologico in Europa e in Italia è molto simile, con un’incidenza variabile tra i 3 -5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all’anno. Nel nostro Paese stimiamo circa 5.000 -7.000 all’anno.

In termini rigorosi, il Mieloma Multiplo è una malattia rara, ma in pratica non lo è perché una cosa è l’incidenza di una malattia, altra cosa è il numero di pazienti che gli ematologi incontrano negli ambulatori, e siccome oggi per fortuna i pazienti vivono a lungo, i numeri complessivi sono piuttosto importanti. Quindi, malattia rara, in termini di incidenza, ma in realtà molto frequente in ambito onco-ematologico per l’aumentata sopravvivenza.

In genere il Mieloma Multiplo viene diagnosticato a causa del dolore, che non passa con gli antidolorifici e per questo si arriva dal medico. Certamente, se fosse più diffuso il controllo delle proteine nel sangue, molte diagnosi di Mieloma Multiplo potrebbero essere anticipate rispetto a quanto avviene attualmente. Parliamo di un esame che costa pochissimo, il ‘quadro proteico elettroforesico’, ma che è molto utile per scoprire precocemente la malattia.

Qual è il profilo del paziente colpito da questo tipo di tumore? Il Mieloma Multiplo pur essendo una patologia grave, è ancora poco conosciuto e spesso confuso dall’opinione pubblica con altri tumori. Quali sono le motivazioni di questa scarsa conoscenza della malattia e come si supera questa criticità?

La persona affetta da Mieloma Multiplo ha un profilo caratteristico: è anziana, l’età media alla diagnosi è 70 anni, e anche per questo in Italia come in Europa la diagnosi è più frequente che in altri Paesi.

Nonostante i casi di Mieloma Multiplo siano in aumento dato il prolungamento della vita media, questo tumore è ancora poco conosciuto. Parlarne di più, anche grazie a campagne come Mieloma Ti Sfido, permette di accrescere la conoscenza di questa malattia e di favorire la diagnosi precoce: un inizio tempestivo delle terapie è molto importante per i pazienti perché permette di ridurre in modo significativo la sintomatologia tipica della neoplasia, il dolore alle ossa.

Promuovere conoscenza e informazione sul Mieloma Multiplo è un’azione molto utile anche per un altro motivo: negli ultimi anni si sono ottenuti importanti progressi nelle terapie, che i pazienti devono conoscere in quanto possono dare loro importanti motivazioni per affrontare un percorso di cura impegnativo.

In anni recenti la prospettiva di vita delle persone affette da Mieloma Multiplo è notevolmente migliorata grazie ai progressi della ricerca. Ci racconta come è cambiata la sopravvivenza dei pazienti?

La sopravvivenza dei pazienti con Mieloma Multiplo è cambiata in maniera incredibile: negli ultimi 15 anni siamo passati da 2,5 a 10 anni, in termini di sopravvivenza media dei pazienti che possono accedere a tutti i trattamenti, non considerando quindi le situazioni più complesse come quelle dei pazienti con più di 80 anni. Ma insieme alla sopravvivenza è aumentata anche la qualità della vita, soprattutto grazie all’impiego di nuovi chemioterapici che vanno a colpire in modo estremamente preciso la plasmacellula malata e la uccidono senza danneggiare le cellule sane.

Più aumenta la specificità della cura più diminuiscono gli effetti collaterali della terapia. Tanto per fare un esempio, questi pazienti non perdono più i capelli come accadeva prima. In definitiva, per questi pazienti vedo un futuro sempre più lungo e con una qualità di vita sempre migliore. Numerosi nuovi farmaci sono in fase avanzata di sperimentazione mentre i farmaci già disponibili per le fasi avanzate della malattia vengono sempre più utilizzati anche per le fasi precoci. Sarebbe auspicabile poter utilizzare combinazioni di farmaci fin dalla prima linea per ottimizzarne l’efficacia ed i risultati nel lungo termine.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. MICHELE CAVO

MIELOMA MULTIPLO, 750 NUOVI CASI L’ANNO IN EMILIA-ROMAGNA.
GRAZIE A NUOVE TERAPIE SOPRAVVIVENZA AUMENTATA FINO A 10 ANNI DOPO IL TRAPIANTO.

Prof. Michele Cavo
Professore Ordinario di Ematologia, Università degli Studi, Bologna
Direttore Istituto di Ematologia “Seràgnoli”, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna

Quali sono i numeri del Mieloma Multiplo in Italia e in Emilia-Romagna? Come si diagnostica questa patologia? A suo avviso come si può superare la scarsa conoscenza di questa grave malattia?

Il Mieloma Multiplo (MM) è il secondo tumore ematologico dopo i linfomi; è una neoplasia maligna dei B linfociti e delle plasmacellule del midollo osseo, che colpisce l’adulto anziano e costituisce circa l’1,2-1,3% di tutti i tumori, con un lieve trend in ascesa negli ultimi anni, fenomeno in parte legato all’allungamento della vita media.

In Italia sono circa 6.000 i nuovi casi di MM ogni anno e in Emilia-Romagna si stimano circa 750 nuove diagnosi l’anno, il 65% delle quali in persone di età superiore a 65 anni, mentre sarebbero 2.500 le persone che convivono con un MM.

Nel 30% dei casi la diagnosi è casuale, nel restante 70% dei pazienti invece la malattia viene diagnosticata a seguito di segni e sintomi tipici del MM come il dolore osseo e le fratture patologiche, l’anemia, l’insufficienza renale, che richiedono esami ematochimici, i quali rivelano la presenza della componente M, o monoclonale, e indagini strumentali come la biopsia del midollo osseo. Il Mieloma Multiplo è una malattia grave, complessa che coinvolge più organi e una sintomatologia spesso insidiosa comune ad altre patologie dell’anziano. Questo è uno dei motivi per cui è poco conosciuto o addirittura confuso con altre patologie.

Iniziative come la campagna Mieloma Ti Sfido, promossa da AIL e La Lampada di Aladino, in grado di coinvolgere non solo gli ematologi e le associazioni ma anche altri protagonisti della società civile e gli stessi pazienti, possono contribuire a diffondere l’informazione, tanto più che oggi i pazienti vengono coinvolti attivamente nei processi educazionali e all’aggiornamento sui progressi diagnostici e terapeutici dell’ematologia.

Come è cambiata in questi anni la gestione del paziente con Mieloma Multiplo e la sopravvivenza?

Abbiamo assistito a un cambiamento radicale nella gestione del malato di Mieloma Multiplo, un cambiamento che è coinciso con gli ultimi due decenni, ovvero la fase di transizione tra il precedente millennio e l’attuale.

Con l’inizio del duemila si sono resi disponibili in misura progressivamente crescente farmaci nuovi, che non sono chemioterapici, estremamente attivi, molto di più rispetto alla precedente chemioterapia, che possono essere associati o no ai vecchi chemioterapici e che non hanno il profilo di tossicità della classica chemioterapia. Di conseguenza, il paziente non lamenta la caduta dei capelli, non lamenta alcune delle sintomatologie tipiche dei vecchi chemioterapici, come la nausea e il vomito.

Il Mieloma Multiplo raramente guarisce, ma le terapie di prima linea oggi disponibili determinano una remissione molto lunga nella maggior parte dei casi, anche se dopo questa fase di remissione c’è una ricaduta che necessita di una nuova terapia. Comunque anche per la recidiva di malattia abbiamo farmaci molto più efficaci rispetto a prima. Le attuali triplette di farmaci, in particolare quelle contenenti anticorpi monoclonali, permettono di ottenere lunghe remissioni anche nei pazienti ricaduti con una ottima tollerabilità.

Insomma, i nuovi farmaci hanno modificato i piani terapeutici con un miglioramento estremamente importante della sopravvivenza dei pazienti, che attualmente è quadruplicata rispetto a solo quindici anni fa. Un tempo la sopravvivenza di questi pazienti era di circa 36 mesi, adesso abbiamo proiezioni di circa 7 anni senza trapianto e che superano i 10 anni con il trapianto. 


Quali opportunità sono disponibili oggi per i pazienti trapiantati e quali per i pazienti non eleggibili al trapianto?

Abbiamo tante scelte terapeutiche sia per gli uni che per gli altri pazienti. Tante classi di farmaci e con tanti meccanismi d’azione diversi significa avere tante armi per ottenere il controllo prolungato della malattia – che è l’obiettivo primario del trattamento – tante armi da mettere in campo nella prima ricaduta ed eventualmente la seconda e la terza ricaduta. In questo modo la malattia viene cronicizzata. Nello specifico, i pazienti eleggibili al trapianto sono sottoposti a una terapia di induzione, raccolta delle cellule staminali, autotrapianto e terapia di mantenimento. Quanto ai pazienti anziani non eleggibili al trapianto, le terapie attuali adattate alle condizioni cliniche del paziente e la terapia continuativa permettono di effettuare trattamenti efficaci anche nei malati più fragili e un netto prolungamento della durata delle remissioni.

Quanto è importante la scelta di una terapia al momento della diagnosi e che significato ha la durata della prima remissione?

Le terapie più importanti sono quella di prima linea e quella di seconda linea. Scegliere la terapia di prima linea e la terapia di seconda linea nel modo più adeguato possibile vuol dire offrire al paziente quella che è la migliore opportunità di avere una elevata probabilità di risposta e di mantenimento della risposta. Ovviamente, l’ematologo deve fare le giuste offerte, che vuol dire non offrire una terapia ad un paziente che probabilmente non è idoneo a ricevere quel determinato farmaco. La scelta, quindi, deve tenere in considerazione le caratteristiche della malattia e quelle del paziente. Quanto più è lunga la prima remissione tanto migliore è la risposta alla terapia, maggiore sarà la sopravvivenza e migliore la qualità di vita del paziente.

Le ricadute rappresentano un problema molto serio. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

È possibile che nel momento in cui si verifichi una ricaduta, la qualità di vita del paziente peggiori rispetto a quella antecedente al ripresentarsi della malattia. Ma avendo a disposizione combinazioni di farmaci estremamente attivi che vengono applicate al momento della prima ricaduta, ma anche delle successive ricadute, è altrettanto possibile ripristinare in questi pazienti una buona o ottima qualità di vita. In linea di massima la qualità di vita va di pari passo alla qualità della risposta al trattamento, questo vuol dire che la qualità e il mantenimento della risposta si associano ad una qualità di vita e ad un mantenimento della qualità di vita.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. PAOLO CORRADINI

MIELOMA MULTIPLO, 800 NUOVI CASI L’ANNO IN LOMBARDIA. NETTO MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA GRAZIE A NUOVE TERAPIE

Prof. Paolo Corradini
Cattedra di Ematologia, Università degli Studi di Milano
Direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia)

I numeri del Mieloma Multiplo sono importanti: ci descrive lo scenario epidemiologico in Europa e nel nostro Paese? Come si arriva alla diagnosi?

Lo scenario epidemiologico del Mieloma Multiplo è sovrapponibile in tutti i Paesi occidentali. In regione Lombardia un’analisi condotta alcuni anni orsono aveva fatto registrare tassi lievemente superiori a quelli degli Stati Uniti, in ogni caso l’incidenza è di circa 8 nuovi casi per anno su 100.000 abitanti.

In Italia si stimano circa 7.000-8.000 nuovi casi all’anno, mentre in Lombardia le nuove diagnosi sono circa 800 l’anno. Il picco di età colpita è attorno ai 65 anni.

Quello che sta cambiando, invece, è la prevalenza, vale a dire il numero di persone affette dalla patologia. Mentre una volta la sopravvivenza mediana era di 3 anni, adesso nel giovane è di 8 o più anni, di conseguenza la popolazione con MM sta aumentando molto perché i pazienti vivono di più. Il percorso che porta all’accertamento diagnostico è standardizzato da decenni. Si parte dai sintomi, in primo luogo i dolori ossei e, spesso, l’anemia, che sono segni comuni a tante malattie ma se non passano, in una persona anziana, il medico inizia a sospettare qualcosa di importante. A questo punto si passa alla classica radiografia dello scheletro e poi agli esami del sangue.


Qual è il profilo del paziente colpito da questo tipo di tumore? Il Mieloma Multiplo pur essendo una patologia grave, è ancora poco conosciuto e spesso confuso dall’opinione pubblica con altri tumori. Quali sono le motivazioni di questa scarsa conoscenza della malattia e come si supera questa criticità?

In realtà non esiste un profilo del paziente con Mieloma Multiplo, possiamo dire che la sola caratteristica è che si tratta di pazienti anziani con importanti dolori ossei e spesso con malattie concomitanti.

Fortunatamente negli ultimi anni si va sempre più diffondendo la conoscenza di questo tumore del sangue grazie alle iniziative promosse tutti gli anni a livello regionale e nazionale dall’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma (AIL) e grazie anche al costante lavoro e impegno delle Associazioni dei pazienti ematologici. Tutte queste attività hanno portato nel tempo ad un notevole miglioramento della percezione a livello di opinione pubblica del Mieloma Multiplo.

Siamo a buon punto ma bisogna proseguire migliorando l’efficienza delle Associazioni pazienti, le sole in grado di capire quali sono le informazioni che bisogna trasferire all’opinione pubblica, ai malati e ai medici.


In anni recenti la prospettiva di vita delle persone affette da Mieloma Multiplo è notevolmente migliorata grazie ai progressi della ricerca. Ci racconta come è cambiata la sopravvivenza dei pazienti?

La sopravvivenza dei pazienti con Mieloma Multiplo ha subito due cambiamenti decisivi: il primo, come detto sopra, è l’allungamento degli anni di vita dei pazienti che si è quasi triplicata; il secondo cambiamento è legato all’arrivo delle nuove terapie, più mirate e meno tossiche, che hanno prolungato la durata della remissione della malattia anche prima di una ricaduta. La più importante conseguenza dei progressi terapeutici ottenuti con i nuovi farmaci è il netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti.

Più aumenta la specificità della cura più diminuiscono gli effetti collaterali della terapia. Tanto per fare un esempio, questi pazienti non perdono più i capelli come accadeva prima. In definitiva, per questi pazienti vedo un futuro sempre più lungo e con una qualità di vita sempre migliore. Numerosi nuovi farmaci sono in fase avanzata di sperimentazione mentre i farmaci già disponibili per le fasi avanzate della malattia vengono sempre più utilizzati anche per le fasi precoci. Sarebbe auspicabile poter utilizzare combinazioni di farmaci fin dalla prima linea per ottimizzarne l’efficacia ed i risultati nel lungo termine.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. FRANCESCO DI RAIMONDO

MIELOMA MULTIPLO, SOPRAVVIVENZA E QUALITÀ DI VITA IN COSTANTE AUMENTO: OGGI OPZIONI TERAPEUTICHE EFFICACI ANCHE PER I PAZIENTI CON RICADUTA DI MALATTIA

Francesco Di Raimondo
Direttore UOC Divisione Clinicizzata di Ematologia,
Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Vittorio Emanuele”, Catania

I numeri del Mieloma Multiplo sono importanti. Ci può descrivere lo scenario epidemiologico in Italia e in Sicilia? Come si arriva alla diagnosi e qual è il profilo del paziente colpito da questo tipo di tumore?

Il Mieloma sta diventando una patologia sempre più importante non tanto per l’incidenza quanto per la prevalenza. In passato la sopravvivenza dei pazienti era limitata. Oggi fortunatamente vivono più a lungo e quindi complessivamente il numero di persone che convivono con la malattia è in aumento. In Sicilia stimiamo circa 350 nuovi caso per anno e pensiamo che ci siano almeno 4.000 persone che convivono con un Mieloma Multiplo. Solo nel nostro centro seguiamo circa 100 pazienti all’anno con un impegno clinico e scientifico importante per la struttura. Di recente si è iniziato a lavorare per costruire un registro siciliano in modo da avere indicazioni aggiornate sul numero di pazienti assistiti nella nostra Regione. Inoltre, oltre ad aver creato un network regionale sul Mieloma, abbiamo di recente consegnato alla letteratura internazionale i dati di tutti i Centri ematologici siciliani riguardanti una specifica terapia utilizzata in pazienti in ricaduta di malattia.
Per quanto riguarda l'esordio, il sintomo più frequente del Mieloma Multiplo è il dolore osseo insieme alle alterazioni nel sangue che sono tipiche di questa patologia, in particolare le alterazioni della componente proteica, specifiche del Mieloma, associate ad anemia e insufficienza renale. La diagnosi non è semplice, perché è una malattia che colpisce soprattutto gli anziani, e questa popolazione lamenta spesso dolori ossei dovuti ad altre cause. La diagnosi può essere ritardata proprio perché il medico non pensa che i disturbi possano essere collegati ad un Mieloma.

Per i pazienti che non sono eleggibili al trapianto quali sono le armi a disposizione del medico? Com’è cambiato e come cambierà il trattamento del MM?

Grazie alla ricerca, oggi per i pazienti non candidabili al trapianto ci sono a disposizione diverse armi terapeutiche, tra cui la terapia continuativa. In particolare, nei pazienti anziani si ricorre alla cosiddetta terapia continuativa, che si protrae nel tempo e riesce a tenere sotto controllo la malattia per un lungo periodo di tempo, assicurando al paziente buone condizioni generali e una qualità di vita molto buona. Oggi possiamo avvalerci di farmaci come gli immunomodulatori e gli inibitori del proteasoma. Per ognuna di queste classi di farmaci, abbiamo adesso a disposizione le molecole di II e III generazione che si caratterizzano per una sempre maggiore efficacia e una minore tossicità. Insomma, un ampio ventaglio di opzioni terapeutiche che dobbiamo utilizzare in maniera razionale e secondo una sequenza ragionata in base alle caratteristiche dei pazienti e della malattia, individuando prima il profilo della/del paziente per poi ritagliare su di lei/lui la combinazione più giusta.
Grazie all’arrivo di nuovi farmaci negli ultimi 10 anni la gestione dei pazienti con Mieloma è molto cambiata. Sono adesso disponibili numerose nuove molecole che hanno dimostrato la loro straordinaria attività sopratutto nei pazienti con recidiva di malattia. La prospettiva è che questi farmaci possano essere utilizzati come trattamento di prima linea, assicurando un rilevante prolungamento della risposta e importanti benefici per il paziente. Le speranze maggiori sono legate soprattutto ai nuovi anticorpi monoclonali, che saranno presto disponibili in prima linea, agli anticorpi bi-specifici e poi naturalmente alle CAR-T, che apriranno opportunità di cura prima impensabili.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. FRANCESCO FABBIANO

MIELOMA MULTIPLO, IL ‘TERREMOTO’ RECIDIVA CHE COMPLICA IL PERCORSO DEI PAZIENTI. CON L’INNOVAZIONE TERAPEUTICA MIGLIORANO LE PROSPETTIVE

 

Prof. Francesco Fabbiano
Direttore UOC di Ematologia a indirizzo oncologico, AOC Ospedali Riuniti “Villa Sofia – Cervello”, Palermo

Un grave problema del Mieloma Multiplo è rappresentato dalle ricadute. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

Sicuramente il momento in cui si accerta la ricomparsa di una recidiva e si comunica al paziente questa notizia è uno dei più delicati e forse più drammatici dell’intero percorso diagnostico-terapeutico di questo tumore. I pazienti inizialmente sono scioccati, e insieme a loro i familiari, dalla ricomparsa della malattia. La recidiva a volte viene scoperta attraverso gli esami di laboratorio di controllo senza che vi siano ancora sintomi clinici nel paziente, altre volte invece, quando si tratta di un Mieloma particolarmente aggressivo, la recidiva può manifestarsi velocemente con sintomi ben precisi. La ricomparsa di malattia è un momento traumatico per i pazienti, anche se per fortuna oggi abbiamo una tale quantità di possibilità terapeutiche con nuovi farmaci che il malato in recidiva può avere davanti a sé un lungo percorso di buona vita, soprattutto se risponde bene alle terapie. Certo, le conseguenze di una recidiva implicano che il paziente deve ricominciare a curarsi, a sottoporsi a controlli e indagini periodiche, mentre prima della ricaduta era inserito in un percorso di salute. Tutto questo ha un impatto molto importante sull’attività lavorativa, sulle relazioni, sulla psiche perché il paziente può demotivarsi, perdere la speranza ed entrare in uno stato di ansia e depressione. D’altra parte è comprensibile: la recidiva è un terremoto. La persona che aveva raggiunto, magari già da diversi anni, una condizione di benessere ritorna ad essere un malato, impegnato in un complesso programma di terapia. Il paziente vorrebbe dimenticare la sua malattia e tornare indietro è drammatico. Ma, voglio sottolinearlo ancora, sebbene il Mieloma non guarisce oggi può essere molto ben curato, assicurando una lunga sopravvivenza e una buona qualità della vita.


Qual è la strategia terapeutica adottata quando la recidiva si presenta per la prima volta?

La recidiva in genere si tratta con farmaci diversi da quelli che sono stati utilizzati prima. Abbiamo in questo momento nuove famiglie di farmaci e nuovi farmaci di vecchie famiglie, per cui c’è la possibilità di impiegare farmaci che il paziente non ha mai utilizzato prima, che vanno dagli inibitori del proteosoma agli anticorpi monoclonali. È sempre meglio utilizzarli in combinazione (triplette), per esempio nel paziente recidivato si impiega lenalidomide, cortisone e daratumomab, oppure lenalidomide, cortisone e carfilzomib. E così via. Per ogni paziente si studia la migliore strategia terapeutica ritagliata sulle sue condizioni di salute e sul suo Mieloma. Molti di questi pazienti se sono giovani possono essere nuovamente trattati con un secondo trapianto autologo di cellule staminali. Insomma, le terapie ci sono, efficaci, alcuni farmaci possono essere assunti oralmente, e le risposte a queste terapie sono spesso molto buone e lunghe nel tempo.

LEGGI L'INTERVISTA AL DOTT. FELICETTO FERRARA

MIELOMA MULTIPLO, COME È CAMBIATA LA GESTIONE DEL PAZIENTE.
TERAPIA DI MANTENIMENTO DOPO IL TRAPIANTO PROLUNGA DURATA DELLA RISPOSTA E SOPRAVVIVENZA

Dott. Felicetto Ferrara
Direttore Dipartimento di Onco-Ematologia AORN “A. Cardarelli” di Napoli


Il Mieloma Multiplo ha un decorso in cui si alternano fasi sintomatiche di attivazione della malattia e fasi di remissione. Queste ultime vengono sempre più prolungate oggi, grazie all’innovazione terapeutica. Come è cambiata la gestione del paziente con Mieloma Multiplo?

La gestione del paziente affetto da Mieloma Multiplo è cambiata notevolmente e questo dipende dal maggior numero di armi terapeutiche che oggi abbiamo a disposizione rispetto al passato, in particolare per la fase di recidiva, che consentono un migliore controllo della malattia, anche se poi dopo un certo periodo la maggior parte dei pazienti ricade. Tuttavia, la mediana di sopravvivenza si è allungata moltissimo, superando i 7-8 anni e con una buona qualità di vita. Oggi quasi tutti i pazienti con Mieloma Multiplo vengono gestiti ambulatoriamente, in day hospital e senza necessità di un ricovero ad eccezione di una minima percentuale che necessita di trattamenti particolari. Le terapie più utilizzate sono gli inibitori del proteosoma e gli immunomodulanti orali.

Quali opportunità hanno oggi i pazienti sottoposti a trapianto? E per i pazienti che non sono eleggibili al trapianto, invece, quali sono le armi a disposizione del medico?

Noi distinguiamo i pazienti eleggibili a trapianto e pazienti non eleggibili. I primi arrivano al trapianto dopo una terapia già efficace per cui l’intervento migliora ulteriormente i risultati. Un punto sul quale ancora si discute è se fare uno o due trapianti; noi al Cardarelli optiamo per la seconda possibilità. Una opportunità importante che questi pazienti hanno oggi è la terapia di mantenimento con lenalidomide dopo il trapianto che prolunga la durata della risposta e, quindi, anche la sopravvivenza. I pazienti non candidabili al trapianto hanno una duplice possibilità: fare la terapia a base di inibitori del proteosoma o fare una terapia continua con lenalidomide più desametasone.

La terapia del Mieloma Multiplo alla diagnosi è una scelta delicata e decisiva, come mai? Che significato può avere la durata della prima remissione?

Le caratteristiche del Mieloma Multiplo impongono che già dalla diagnosi venga somministrata al paziente la migliore terapia possibile per riuscire ad ottenere il massimo della risposta compatibilmente con le condizioni cliniche del paziente. La durata della prima remissione assume per questo un significato fondamentale: più è lunga la remissione, migliore è la sopravvivenza e la qualità di vita del paziente. È la prima remissione quella che in genere persiste più a lungo, questo è il motivo per cui è tanto importante sostenere la risposta migliore.

Un grave problema del Mieloma Multiplo è rappresentato dalle ricadute. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

La ricaduta impatta sempre in modo molto negativo sul paziente con ripercussioni importanti dal punto di vista psicologico. In pratica si passa da una fase di controllo della malattia, per cui il paziente si convince di aver quasi risolto il problema, ad una fase in cui la malattia si ripresenta. Questo è un passaggio molto difficile da spiegare al paziente, che non accetta il ritorno alla condizione morbosa e poi subentrano lo scoraggiamento, l’ansia, la paura che impattano in maniera pesante sulla vita del paziente.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. MAURIZIO MUSSO

PRIMA E DOPO IL TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI: CON LA TERAPIA DI MANTENIMENTO RISPOSTA ALLA MALATTIA PROLUNGATA A OLTRE 50 MESI

Prof. Maurizio Musso
Direttore UOC di Oncoematologia e Trapianto di Midollo Osseo “La Maddalena”, Palermo

Il trapianto di cellule staminali autologhe è la terapia di scelta ma non per tutti i pazienti. In base a quali criteri vengono individuati i pazienti eleggibili a trapianto?

Uno dei criteri principali è l’età, che è fondamentale per poter stabilire se un paziente è eleggibile o meno a questa strategia di cura. In linea di massima l’età per un trapianto autologo nel Mieloma si è un po' ampliata e, a seconda delle scuole, si attesta attorno ai 65-70 anni. A volte se il paziente non presenta malattie associate invalidanti, come cardiopatie, epatopatie, diabete o altro, e gode di un buono stato di salute ci si può spingere un po' oltre questo limite di 70 anni. Indipendentemente dall’età, lo stato di salute è prioritario per scegliere i candidati al trapianto. Se un paziente, anche più giovane, ha una patologia di un organo fondamentale, per esempio una cirrosi o una cardiopatia seria, ovviamente non potrà essere sottoposto a trapianto. Nel percorso di cura un altro requisito riguarda la possibilità di ottenere cellule staminali autologhe. In tal senso, tutto quello che si fa prima del trapianto è mirato a non nuocere al midollo osseo per non ridurre la possibilità di raccogliere le staminali da reinfondere quando si fa il trapianto autologo. Il Mieloma è una malattia che interessa il midollo osseo, e nella fase antecedente al trapianto si deve evitare di utilizzare farmaci che possano in qualche modo alterare la staminalità. Questo implica che la quota di cellule staminali buone si mantengano tali per passare alla fase successiva, quella trapiantologica. La terapia, almeno per quanto riguarda il paziente eleggibile a questo tipo di trattamento, consiste in una associazione tra un immunomodulante, un inibitore del proteasoma e un cortisonico.
Lo schema che in Italia è attualmente indicato e permesso è la tripletta talidomide, bortezomib, desametasone. Gli altri farmaci, ormai approvati ed efficaci, da noi non hanno ancora indicazione. Presto però potremo inserire nello schema anche lenalidomide, che è più efficace e con minori effetti collaterali. Questi farmaci agiscono inducendo una remissione della malattia, distruggendo le plasmacellule maligne e riducendo la quota di malattia attraverso la riduzione delle varie localizzazioni, prima di tutto nel midollo e nelle ossa. Grazie a queste terapie e al trapianto autologo la vita media dei malati si è più che triplicata. Oggi il paziente colpito da un Mieloma con caratteristiche non particolarmente aggressive, ha una buona aspettativa di vita.

Quali opportunità hanno oggi i pazienti sottoposti a trapianto?

Oramai sappiamo che una terapia di mantenimento post trapianto produce un allungamento permanente della risposta alla malattia. Il paziente sta bene per un lungo periodo, oltre 50 mesi. Siamo di fronte ad una malattia che non può essere guarita, ma grazie alla ricerca farmacologica e agli studi clinici la storia naturale del Mieloma è completamente cambiata negli ultimi 10 anni. Inoltre, qualora il paziente dovesse per sfortuna ricadere nella malattia, sono disponibili altri farmaci di nuova generazione che sono molto efficaci nell’indurre nuovamente una risposta clinica. Quindi, le armi che oggi abbiamo a disposizione sono numerose e altre sono in arrivo. Ovviamente non vanno utilizzate tutte insieme, ma per step secondo schemi e protocolli.

LEGGI L'INTERVISTA AL DOTT. MASSIMO OFFIDANI

MIELOMA MULTIPLO, LE TERAPIE: CON IL MANTENIMENTO POST TRAPIANTO PERIODI DI REMISSIONE FINO A 10 ANNI

Dott. Massimo Offidani
Dirigente Medico SOD Clinica Ematologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona

Il Mieloma Multiplo ha un decorso in cui si alternano fasi sintomatiche di attivazione della malattia e fasi di remissione. Queste ultime vengono sempre più prolungate oggi, grazie all’innovazione terapeutica. Come è cambiata la gestione del paziente con Mieloma Multiplo?

Attualmente la gestione del paziente affetto da Mieloma Multiplo è radicalmente cambiata rispetto a 10-15 anni fa. L’arrivo di terapie innovative, efficaci e meno tossiche, offre un’ampia gamma di opzioni terapeutiche e i trattamenti, meno invasivi e meglio tollerati, comportano minori effetti collaterali; inoltre, i farmaci possono essere somministrati in ambulatorio senza necessità di ricovero.

Il Mieloma Multiplo è una malattia che raramente guarisce definitivamente. Tuttavia le terapie di prima linea disponibili attualmente determinano una remissione molto lunga nella maggior parte dei casi. Spesso però, dopo questa fase di remissione avviene la ricaduta che necessita di una nuova terapia. Comunque anche nella recidiva di malattia sono disponibili terapie molto più efficaci rispetto a quelle che avevamo fino a qualche anno fa.

Le triplette di farmaci che abbiamo ora a disposizione nella pratica clinica, in particolare quelle contenenti anticorpi monoclonali, permettono di ottenere lunghe remissioni anche nei pazienti ricaduti con una ottima tollerabilità. Inoltre, molti nuovi farmaci e strategie terapeutiche più efficaci (es. CAR-T) sono in corso di studio e permetteranno, quando saranno disponibili nella pratica clinica, di ottenere lunghe remissioni anche nelle fasi più avanzate di malattia.

Quali opportunità hanno oggi i pazienti sottoposti a trapianto? E per i pazienti che non sono eleggibili al trapianto, invece, quali sono le armi a disposizione del medico?

I pazienti con MM vengono selezionati alla diagnosi per la possibilità o meno di essere sottoposti ad autotrapianto, in base all’età ma soprattutto in base alla forma fisica e alle malattie concomitanti.

I pazienti eleggibili al trapianto hanno un percorso costituito da una terapia di induzione, raccolta delle cellule staminali, autotrapianto seguito da mantenimento. Con questa strategia terapeutica la durata attuale della remissione dura diversi anni ed è proiettata oltre i 10 anni con le nuove terapie in studio.

Per quanto riguarda i pazienti anziani non eleggibili al trapianto, le terapie attuali adattate alle condizioni cliniche del paziente in base a parametri stabiliti e la terapia continuativa hanno permesso di effettuare terapie efficaci anche nei pazienti più fragili e un netto prolungamento della durata delle remissioni. A breve saranno disponibili terapie contenenti anticorpi monoclonali che miglioreranno di gran lunga i risultati attuali anche in pazienti più anziani essendo meglio tollerate.

La terapia del Mieloma Multiplo alla diagnosi è una scelta delicata e decisiva, come mai? Che significato può avere la durata della prima remissione?

La terapia iniziale nel MM è molto importante in quanto la durata della prima remissione impatta notevolmente sulla prognosi della malattia essendo quella che potenzialmente dura più a lungo.

La scelta si basa come suddetto sulla eleggibilità o meno al trapianto e sulle terapie prescrivibili in un determinato momento in base alle approvazioni delle Autorità Regolatorie (AIFA in Italia). Tuttavia, molti Centri in Italia, tra i quali il nostro, hanno la possibilità di includere i pazienti nei protocolli di studio. Ciò dovrebbe essere visto dai pazienti non in maniera diffidente ma come una grande opportunità in quanto permette di effettuare terapie più moderne e potenzialmente più efficaci prima della loro approvazione.

Inoltre, molti studi sono in corso per cercare di personalizzare la terapia in base alle caratteristiche biologiche della malattia e alle specificità del paziente. Questi studi sono molto importanti per migliorare la prognosi delle forme più resistenti alle terapie e dei pazienti più fragili.

Un grave problema del Mieloma Multiplo è rappresentato dalle ricadute. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

Non c’è dubbio che la ripresa di malattia, dopo una remissione più o meno lunga, comporta un grave problema psicologico nel paziente che vede annullati tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in precedenza. In questi casi una adeguata rassicurazione da parte del Medico ed eventualmente un supporto psicologico specialistico sono di fondamentale importanza nella prima fase.

Nelle immediate fasi successive, il colloquio con il medico che propone terapie efficaci e ben tollerate anche in ricaduta è la migliore terapia psicologica che si possa offrire al paziente. Fortunatamente questa è una possibilità reale sia al momento sia, ancora di più, nel prossimo futuro. Quindi i pazienti possono stare tranquilli sul fatto che anche in recidiva ci sono ottime possibilità di ottenere buoni risultati.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. ATTILIO OLIVIERI

MIELOMA MULTIPLO, PIÙ DI 100 NUOVI CASI OGNI ANNO NELLE MARCHE. COME È CAMBIATO LO SCENARIO DI ASPETTATIVA E QUALITÀ DI VITA.

Prof. Attilio Olivieri
Direttore SOD Clinica Ematologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona

I numeri del Mieloma Multiplo sono importanti, ci descrive lo scenario epidemiologico in Europa e in Italia?

Il Mieloma Multiplo è il secondo tumore ematologico dopo i linfomi; si tratta di una neoplasia maligna delle plasmacellule del midollo osseo. Le plasmacellule derivano dai linfociti e sono specializzate nella produzione degli anticorpi che concorrono alla difesa del nostro organismo.

È una malattia dell’età avanzata; dati epidemiologici italiani ed europei dimostrano che l’incidenza è massima intorno ai 70 anni ed è sovrapponibile nei vari Paesi, e costituisce circa l’1,2-1,3%di tutti i tumori, con un lieve trend in ascesa negli ultimi anni, fenomeno in parte legato all’allungamento della vita media.

Nella regione Marche, tra le più longeve d’Italia, si registra un identico andamento. Tuttavia, l’incremento dei nuovi casi è per così dire controbilanciato da una riduzione della mortalità, grazie all’avvento di nuovi ed efficaci trattamenti.

In Italia vengono diagnosticati circa 6.000 nuovi casi all’anno di Mieloma Multiplo che, messi a confronto con i numeri di altri tumori farebbero pensare ad una malattia rara; in realtà così non è, perché nel nostro Paese si registra una prevalenza, vale a dire il numero di persone affette dalla patologia, abbastanza alta e in costante aumento, perché i pazienti vivono di più, grazie ai nuovi trattamenti. Il registro marchigiano, sebbene in difetto come tutti i registri, riporta circa 25-30 nuove diagnosi per anno su 1.500.000 abitanti, mentre in Italia si stimano circa 5000-7000 nuovi casi all’anno, mentre si stima che i pazienti vivi in trattamento sarebbero circa 35.000 in Italia ed oltre 200 nella nostra regione.

Come si arriva alla diagnosi di Mieloma Multiplo?

Spesso i sintomi tipici della malattia (dolori ossei, insufficienza renale e spossatezza) sono preceduti da alcune tipiche alterazioni dagli esami del sangue, che rivelano la presenza della componente monoclonale o componente M o paraproteina, un anticorpo anomalo che non svolge alcuna funzione ma si accumula nel plasma. È piuttosto semplice evidenziare questa sostanza tramite l’elettroforesi delle proteine plasmatiche. Questo esame consente a volte di ottenere una diagnosi anticipata di Mieloma Multiplo ed è utile anche per misurare la risposta della malattia ai trattamenti. Le plasmacellule maligne non solo producono questo anticorpo anomalo, ma rilasciano una gran quantità di sostanze appartenenti alla famiglia delle citochine; in particolare una di queste, l’interleuchina-6, è responsabile della distruzione dell’osso e di conseguenza del dolore e delle fratture spontanee, come pure dell’aumento del calcio nel sangue e dell’anemia, che si osservano tipicamente nelle forme avanzate di Mieloma Multiplo.

Quindi, dal sospetto diagnostico legato al quadro clinico si arriva alla conferma della diagnosi, che non sempre è facile, attraverso gli esami del sangue e delle urine, seguiti da indagini strumentali come la biopsia del midollo osseo, le radiografie dello scheletro, la TC ossea e la più sofisticata Risonanza Magnetica.

Qual è il profilo del paziente affetto da Mieloma Multiplo? Il Mieloma Multiplo, pur essendo una malattia grave, è ancora poco conosciuto e spesso confuso con altri tumori. Perché a suo avviso esiste questa scarsa conoscenza? Come si può superare questa criticità?

Dal punto di vista clinico, il Mieloma Multiplo è una malattia cronica che si sviluppa in soggetti anziani, ed in cui si alternano fasi di remissione e di recidive, che impattano sia a livello psicologico che sulla qualità di vita dei pazienti. I pazienti con Mieloma Multiplo sono accumunati da una sintomatologia dolorosa ossea, spesso da una aumentata suscettibilità a complicanze infettive, talvolta da insufficienza renale. Queste persone si presentano alla nostra osservazione con sintomi molto variegati che possono comparire in tempi successivi. È più corretto, quindi, parlare di molteplici profili di pazienti affetti da Mieloma Multiplo.

Oggi è possibile identificare anche i soggetti a rischio di ammalarsi di Mieloma Multiplo, individuando quella situazione abbastanza frequente, che viene denominata “gammopatia monoclonale di significato sconosciuto”. Tale condizione è relativamente frequente, riscontrandosi nel 5%-10% delle persone sopra i 65 anni ed aumenta con il passare degli anni. Una piccola percentuale di questi soggetti, circa l’1% all’anno, potrà sviluppare un Mieloma.

Il Mieloma Multiplo è una patologia grave, complessa e difficile perché coinvolge più organi, questo è senza dubbio uno dei motivi per cui ancora oggi esiste una scarsa conoscenza al riguardo. L’altro motivo è legato alla sintomatologia, spesso insidiosa e comune ad altre patologie degenerative (artrosi, insufficienza renale, anemia) che possono manifestarsi frequentemente nell’anziano.  

È importante per questo portare avanti iniziative volte a sensibilizzare sia i medici sia l’opinione pubblica e ad aggregare gli stessi pazienti. Campagne come Mieloma ti sfido contribuiscono a dare un senso di appartenenza ai pazienti e noi sappiamo che è molto meglio affrontare una malattia insieme piuttosto che da soli. Dare voce ai pazienti significa fare in modo che l’informazione arrivi in maniera più capillare e più efficace alla popolazione. La narrazione in prima persona della propria malattia e del vissuto è il mezzo più potente per informare in modo efficace l’opinione pubblica.

In anni recenti la prospettiva di vita delle persone con Mieloma Multiplo è notevolmente migliorata grazie ai progressi della ricerca. Ci descrive come è cambiata la sopravvivenza dei pazienti?

Questo è un aspetto particolarmente entusiasmante per chi come me si occupa di tumori del sangue.

Il Mieloma Multiplo è una di quelle malattie per le quali, negli ultimi 30 anni abbiamo assistito davvero ad un cambiamento epocale dal punto di vista dell’aspettativa di vita e della qualità di vita dei pazienti. Tanto per dare un’idea di questa rivoluzione, fino agli inizi degli anni Novanta la maggior parte dei pazienti con MM moriva entro due anni, due anni e mezzo dalla diagnosi.

Ebbene, a distanza di poco più di 25 anni, lo scenario è completamente cambiato, grazie alla rapida successione di nuovi trattamenti e alla disponibilità di nuovi farmaci sempre più efficaci e selettivi.

Il Mieloma oggi è ancora considerato inguaribile nella maggior parte dei casi, ma ampiamente curabile. E questo fa la differenza. Chi si ammala di Mieloma oggi, dovrà convivere per sempre con questa malattia ma, grazie alle terapie attuali, la convivenza sarà molto più lunga e migliore rispetto a prima.

La sopravvivenza mediana attuale supera i 10 anni, e continuiamo ad assistere ad un progressivo miglioramento dei dati di sopravvivenza generale e di sopravvivenza libera da sintomi legati alla malattia, al punto che molti pazienti tornano a fare una vita normale per diversi anni, senza necessità di trattamenti.

Infatti un altro aspetto importante è la qualità della vita, che è migliorata molto. I pazienti oggi sono in grado di vivere una vita normale senza problematiche legate alle fratture spontanee, ai dolori ossei e inoltre, altro aspetto non trascurabile, la tossicità delle terapie si è notevolmente ridotta. I

n pratica, la multimodalità dei trattamenti ha consentito di fare i maggiori passi in avanti. Prima avevamo solo la chemioterapia e il cortisone, mentre adesso sono disponibili numerosi farmaci innovativi, meno tossici e più efficaci, che si affiancano al trapianto autologo di Cellule Staminali Emopoietiche, alla radioterapia, alla chirurgia ortopedica, e a terapie d’avanguardia ancora a carattere sperimentale, come la CAR-T. Tante combinazioni, tante sequenze terapeutiche e tante modalità di somministrazione tra le quali lo specialista può scegliere personalizzando al massimo il trattamento: e non è ancora finita, il futuro porterà sicuramente altre novità.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. FABRIZIO PANE

MIELOMA MULTIPLO, 300-400 NUOVI CASI OGNI ANNO IN CAMPANIA. SOPRAVVIVENZA IN COSTANTE AUMENTO GRAZIE ALLE NUOVE TERAPIE.

Prof. Fabrizio Pane
Direttore UO di Ematologia e Trapianto di Midollo,
Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli


I numeri del Mieloma Multiplo sono importanti, ci descrive lo scenario epidemiologico in Europa e in Italia? Come si arriva ad una diagnosi di Mieloma Multiplo?

Secondo i dati dell’AIRTUM (Associazione dei Registri Tumori) in Italia vivono poco più di 35.000 persone che hanno ricevuto una diagnosi di Mieloma Multiplo e sono in trattamento per la malattia o in follow-up presso istituti di cura a carattere universitario o ospedaliero.

La stessa fonte indica un numero di 5.900 nuovi casi di mieloma stimati in Italia nel 2018. Nella regione Campania sono circa 300-400 le nuove diagnosiogni anno.

Il Mieloma Multiplo è caratterizzato da lesioni ossee che rappresentano un segno clinico distintivo della malattia. Queste sono causate dalla crescita neoplastica a livello del midollo osseo che è facilitata da uno squilibrio tra il processo di produzione dell’osso (da parte degli osteoblasti) ed il processo di distruzione dello stesso (da parte degli osteoclasti) indotto da fattori rilasciati dalla massa neoplastica stessa. In casi per fortuna sempre più rari, il danno che ne consegue può essere così grave da rimanere permanente e non poter essere recuperato neanche in pazienti in remissione completa.

Non è, quindi, un caso che il sintomo più comune della malattia sia rappresentato dal dolore osseo e, per conseguenza, dalla ipercalcemia. Inoltre, la proliferazione delle plasmacellule a livello del midollo compromette la normale emopoiesi, causando anemia e, quindi, astenia. Altri sintomi possono essere di tipo neurologico, spesso a causa del cedimento vertebrale, e l’insufficienza renale.

Nella maggior parte dei pazienti la fase di Mieloma Multiplo sintomatico è preceduta da due forme solitamente asintomatiche e, quindi, di difficile identificazione. Circa il 25% dei casi viene scoperto in modo casuale nel corso di analisi di routine. Il Mieloma Multiplo viene definito sintomatico, o attivo, quando è causa di un danno d’organo (osteolisi, anemia, insufficienza renale, ipercalcemia).

La diagnosi viene effettuata sulla presenza di tre elementi: presenza di una componente monoclonale a livello sierico, presenza di plasmacellule a livello midollare e presenza del danno d’organo correlato.


Qual è il profilo del paziente affetto da Mieloma Multiplo? Il Mieloma Multiplo, pur essendo una malattia grave, è ancora poco conosciuto e spesso confuso con altri tumori. Perché a suo avviso esiste questa scarsa conoscenza? Come si può superare questa criticità?

Non c’è un vero e proprio profilo definito di paziente con Mieloma Multiplo; si tratta più che altro di pazienti in età avanzata, intorno ai 65-70 anni, e questa è la caratteristica più peculiare, insieme alla presenza di una sintomatologia dolorosa ossea.

Sebbene il Mieloma Multiplo non sia del tutto noto come altri tumori del sangue, ad esempio le leucemie, tuttavia negli ultimi anni qualcosa è cambiato nella percezione dell’opinione pubblica attorno a questa grave malattia. Merito in gran parte dell’AIL che ha veramente svolto un grande lavoro di informazione a tutti i livelli e un’attività di sostegno ai malati, alle loro famiglie e contribuendo con sostanziosi investimenti a implementare la ricerca scientifica per lo sviluppo di nuove terapie.

Le Associazioni dei pazienti hanno ugualmente svolto un’azione divulgativa molto importante. Campagne di sensibilizzazione, come “Mieloma Ti Sfido”, hanno un ruolo fondamentale perché servono a risvegliare l’interesse verso questa grave malattia del sangue in modo diffuso e capillare su tutto il territorio nazionale.

In anni recenti la prospettiva di vita delle persone con Mieloma Multiplo è notevolmente migliorata grazie ai progressi della ricerca. Ci racconta come è cambiata la sopravvivenza dei pazienti?

Le percentuali di sopravvivenza sono in progressivo aumento: la valutazione più recente disponibile è attualizzata al 2011 ed indica che la probabilità che ha un malato di essere vivo dopo 1, 3 o 5 anni dalla diagnosi sono rispettivamente dell’81%, 63% e 51%. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è quindi passata dal 41% al 51% nell’arco temporale 1996-2011, crescendo di 10 punti percentuali in 15 anni.

È da sottolineare che con l’impiego dei nuovi farmaci disponibili in questi ultimi anni, i dati positivi di risposta alla terapia e di sopravvivenza, osservati negli studi clinici che hanno portato alla loro registrazione, si trasferiranno nella pratica clinica. Osserveremo pertanto miglioramenti in termini di sopravvivenza e qualità di vita più rapidi di quelli già osservati in passato.

LEGGI L'INTERVISTA ALLA DOTT.SSA PETRUCCI

MIELOMA MULTIPLO, NUOVI ORIZZONTI DOPO IL TRAPIANTO: CON LE TERAPIE DI MANTENIMENTO MIGLIORANO SOPRAVVIVENZA E QUALITÀ DI VITA

Dott.ssa Maria Teresa Petrucci
Dirigente Medico di Primo Livello Ematologia, Policlinico Umberto I di Roma



Il Mieloma Multiplo ha un decorso in cui si alternano fasi sintomatiche di attivazione della malattia e fasi di remissione. Queste ultime vengono sempre più prolungate oggi, grazie all’innovazione terapeutica. Come è cambiata la gestione del paziente con Mieloma Multiplo?

La maggiore innovazione è soprattutto il grande numero di farmaci oggi disponibili, che ci permettono di trattare questi pazienti con diversi tipi di nuove molecole, in grado di ottenere risposte sempre migliori, più profonde e di conseguenza durate di risposta sempre più prolungate. Questo ha contribuito a migliorare in modo significativo nell’arco di 10 anni sopravvivenza e qualità di vita dei pazienti.

Tutto ciò ha comportato un nuovo modello di gestione dei pazienti, che oggi hanno bisogno di controlli diversi rispetto a poco tempo fa, quando avevamo a disposizione un solo farmaco per i pazienti anziani e non molte altre opzioni per i pazienti più giovani eleggibili al trapianto, mentre anche al momento della prima recidiva la scelta terapeutica era molto limitata. Era problematico controllare i sintomi e anche gli effetti collaterali erano molto diversi rispetto a quelli delle attuali terapie.

Quali opportunità hanno oggi i pazienti sottoposti a trapianto? E per i pazienti che non sono eleggibili al trapianto, invece, quali sono le armi a disposizione del medico?

Oggi i pazienti trapiantati hanno una opportunità in più: la terapia di mantenimento somministrata dopo il trapianto, che grazie ai farmaci immunomodulanti orali permette di mantenere la risposta ottenuta per un tempo maggiore che in passato. Un cambiamento rilevante se pensiamo che, in precedenza, dopo il trapianto dovevamo limitarci a tenere il paziente in osservazione sapendo che la recidiva poteva verificarsi nell’arco di due anni.

Per i pazienti non eleggibili al trapianto, abbiamo vari schemi terapeutici e la strada è quella di terapie continuative, basate su immunomodulanti orali oppure inibitori del proteasoma in associazione con un chemioterapico, fatte per una durata fissa fino a ottenimento di risposta e poi osservazione. Quindi, oggi anche per i pazienti più anziani abbiamo più opzioni terapeutiche.

La terapia del Mieloma multiplo alla diagnosi è una scelta delicata e decisiva, come mai? Che significato può avere la durata della prima remissione?

Le scelte terapeutiche nelle prime fasi di malattia possono condizionare tutto il decorso successivo. Di solito la prima remissione è quella che dura più a lungo in assoluto. Se interveniamo tempestivamente con le migliori opzioni che abbiamo, possiamo ottenere una risposta buona risposta e prolungare il più possibile la durata della prima remissione.

Tutto questo, oltre ad avere un evidente impatto positivo sulla qualità di vita, ci allontana dai trattamenti iniziali e assicura risposte migliori anche in caso di ricadute.

Va ricordato che grazie ai nuovi farmaci riusciamo a ottenere buone risposte anche nelle ricadute di malattia, che però durano meno rispetto alla prima. E’ questo il motivo per cui, avendo armi migliori, è opportuno utilizzarle prima possibile.

Un grave problema del Mieloma Multiplo è rappresentato dalle ricadute. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

L’impatto della recidiva sulla qualità di vita del paziente dipende molto dalla sintomatologia. In alcune recidive si evidenzia una compromissione ossea e pertanto la qualità di vita non è delle migliori.

La buona notizia è che per gestire le ricadute oggi disponiamo di diverse opzioni terapeutiche in grado di dare risposte migliori anche in questa fase di malattia e quindi anche per questi pazienti si delinea la prospettiva di un’ottima qualità di vita. I pazienti che rispondono meglio a queste terapie avranno sicuramente un andamento migliore in termini di sintomi e quindi di qualità di vita.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. SERGIO SIRAGUSA

MIELOMA MULTIPLO, SOPRAVVIVENZA QUASI QUADRUPLICATA NEGLI ULTIMI ANNI: VERSO LA CRONICIZZAZIONE GRAZIE AI PROGRESSI DELLA RICERCA


Prof. Sergio Siragusa
Direttore UOC di Ematologia con Trapianto, AOU Policlinico “Paolo Giaccone”, Palermo
Vicepresidente SIE – Società Italiana di Ematologia

In anni recenti la prospettiva di vita delle persone affette da Mieloma Multiplo è notevolmente migliorata grazie ai progressi della ricerca. Ci spiega come è cambiata la sopravvivenza dei pazienti?

La sopravvivenza dei pazienti con Mieloma è cambiata drammaticamente negli ultimi 15 anni, possiamo dire che si è quasi quadruplicata dai 2 anni in media è passata a quasi 10 e in qualche caso anche oltre. Il Mieloma è una delle patologie più frequenti nell’ambito dell’Ematologia neoplastica e la sopravvivenza è cambiata in quanto trattandosi di una malattia che risulta essere estremamente mutevole come quadro clinico, è una patologia in cui la cellula mielomatosa, che è una plasmacellula, agisce con più meccanismi: distruggendo l’osso, alterando la funzionalità renale, determinando anemia, tutte condizioni che complicano l’esistenza del paziente non solo in quanto malattia e cellula maligna ma anche per gli effetti che questa cellula maligna determina. Di conseguenza, la sopravvivenza è cambiata per due motivi. Il primo è che avevamo farmaci che erano in grado di distruggere e nemmeno molto bene una cellula molto complessa come la plasmacellula, che facendo parte del sistema immunologico, quello che ci protegge dalle infezioni, è assai dinamica. Il secondo motivo è che i nostri pazienti morivano non solo perché non riuscivamo a controllare la progressione della malattia, ma nemmeno riuscivamo a controllare le complicanze ad essa correlate, vale a dire il riassorbimento dell’osso, l’insufficienza renale e altro. Negli ultimi anni che cosa è successo? Da un lato abbiamo nuovi farmaci che combinati tra di loro in maniera sequenziale aggrediscono la plasmacellula in modo tale che se diventa resistente ad una certa terapia possiamo utilizzare un altro farmaco e modificare anche in parte l’attività immunologica di questa cellula. Quindi, agiamo con alcuni farmaci che sono molto specifici o perché agiscono contro alcuni recettori della cellula oppure perché modificano anche l’ambiente dove la plasmacellula tende a proliferare, considerato che all’interno del midollo determina uno stravolgimento della nicchia ematopoietica. Inoltre, questi nuovi farmaci sono considerati “chemio-free”, cioè non la classica chemioterapia che fa perdere i capelli, dà la nausea e altro ancora, ma prodotti mirati alla cellula e che hanno effetti collaterali molto ridotti rispetto alla chemioterapia tradizionale. Dall’altro lato, utilizziamo dei farmaci che sono in grado di controllare le complicanze della malattia. Ecco perché è stato completamente stravolto il decorso clinico del mieloma, migliorando giorno dopo giorno la sopravvivenza dei pazienti con un’ampia possibilità di scelte terapeutiche che oggigiorno vanno dal trapianto autologo ai farmaci sequenziali tra di loro che agiscono in modo diverso a seconda dallo stato di malattia e al tempo stesso abbiamo farmaci di supporto che riducono enormemente quelle che sono le complicanze prodotte dalla plasmacellula maligna. Stiamo rendendo il Mieloma una malattia curabile e in qualche maniera una malattia cronica.

Il Mieloma Multiplo ha un decorso in cui si alternano fasi sintomatiche di attivazione della malattia e fasi di remissione. Queste ultime vengono sempre più prolungate oggi, grazie all’innovazione terapeutica. Come è cambiata la gestione del paziente con Mieloma Multiplo?

Molte volte la diagnosi di Mieloma viene fatta perché un paziente si presenta lamentando un mal di schiena, ovviamente non solo con quello ma è uno dei segni clinici tipici perché la malattia distrugge l’osso e la colonna vertebrale è la sede preferenziale dell’attività osteoclastica delle plasmacellule. La gestione è cambiata prima di tutto nell’iter diagnostico, basato su esami ematochimici e molecolari; poi perché molti dei nuovi farmaci possono essere somministrati in regime di day hospital o ambulatoriale, non richiedendo necessariamente il ricovero ospedaliero. I pazienti arrivano, fanno la terapia e se ne vanno, alcune terapie vengono date sottocute, altre per via endovenosa, altre ancora per via orale, ma si tratta di farmaci con pochi effetti collaterali e facili da somministrare. La gestione è cambiata anche perché le complicanze legate alla colonna vertebrale vengono gestite in maniera corretta da specialisti; i neurochirurghi che sanno fare interventi di
stabilizzazione della colonna sicuramente più efficaci rispetto a quelli di qualche anno fa e permettono al paziente di stare in piedi e di avere una migliore qualità di vita, e di essere anche più pronti per una guarigione che non solo fisica ma anche psicologica.Si utilizzano farmaci che  possono ridurre l’attività osteoclastica, farmaci per l’anemia, insomma tutta una serie di terapie di supporto. Un altro aspetto che è molto importante è che molti di questi malati prima morivano per una complicanza che veniva ignorata: il tromboembolismo venoso che dipendeva sia dalla malattia sia dall’utilizzo di alcuni farmaci, che anche adesso vengono impiegati ma in maniera più marginale come la talidomide o il desametasone ad alte dosi e che potevano determinare queste complicanze venose. Oggi i nostri pazienti fanno anche la profilassi antitrombotica. Diciamo, quindi, che aggrediamo la malattia a 360 gradi: le plasmacellule, le complicanze dovute alla malignità delle plasmacellule e gli effetti collaterali legati alle terapie.

LEGGI L'INTERVISTA ALLA PROF.SSA GIORGINA SPECCHIA

MIELOMA MULTIPLO, NUOVE OPPORTUNITÀ PER I PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO GRAZIE A TERAPIA DI MANTENIMENTO.

Prof.ssa Giorgina Specchia
Direttore UO di Ematologia con Trapianto, AUOC Policlinico di Bari


Il Mieloma Multiplo ha un decorso in cui si alternano fasi sintomatiche di attivazione della malattia e fasi di remissione. Queste ultime vengono sempre più prolungate oggi, grazie all’innovazione terapeutica. Come è cambiata la gestione del paziente con Mieloma Multiplo?

Grazie alla introduzione di numerose
nuove molecole il management del paziente con Mieloma Multiplo è molto cambiato ed è sotto gli occhi di tutti il miglioramento significativo della sopravvivenza e della qualità di vita dei pazienti. Da un lato è più semplice la gestione della malattia perché abbiamo più farmaci a disposizione, dall’altro è più impegnativa perché occorre individuare il “programma terapeutico” più idoneo per ogni singolo paziente soprattutto alla diagnosi, ma anche nelle fasi di recidiva. La disponibilità dei nuovi farmaci permette oggi di ottenere risposte migliori e più profonde che aumentano la durata dei periodi di remissione impattando sulla qualità della vita.

Quali opportunità hanno oggi i pazienti sottoposti a trapianto? E per i pazienti che non sono eleggibili al trapianto, invece, quali sono le armi a disposizione del medico?

Oggi tutti i pazienti con Mieloma Multiplo sintomatico hanno a disposizione diversi trattamenti ben codificati ed efficaci.

I pazienti più giovani, che hanno un profilo clinico che li rende eleggibili al trapianto, vengono trattati con cicli di terapia di induzione in genere costituita dall’associazione di bortezomib, talidomide e desametasone seguiti da una procedura di mobilizzazione delle cellule staminali e quindi dall’autotrapianto. In genere si effettuano due autotrapianti per poi passare alla terapia cosiddetta di consolidamento e successivamente a quella di mantenimento con lenalidomide. La disponibilità della terapia di mantenimento con tale immunomodulante orale consente oggi di mantenere la risposta raggiunta per un più lungo arco di tempo rispetto al passato.

Uno step importante nel momento della pianificazione della terapia è la comunicazione e condivisione con il paziente che deve essere consapevole della durata dei trattamenti, della efficacia e dei potenziali effetti collaterali. La comunicazione continua con il paziente è rilevante anche allo scopo di garantire l’aderenza ai farmaci e quindi l’efficacia degli stessi.

Per i pazienti non eleggibili all’autotrapianto per età e/o importanti comorbidità sono disponibili diversi protocolli che prevedono l’associazione dell’inibitore del proteasoma (bortezomib) con melfalan e prednisone oppure, più recentemente, la combinazione dell’agente immunomodulante lenalidomide con il desametasone che hanno dimostrato negli studi clinici ed in real life elevati tassi di remissione completa e, soprattutto, hanno dato la possibilità, nel caso dell’associazione lenalidomide-desametasone, di essere utilizzati continuativamente fino a progressione, garantendo una buona qualità della vita.


La terapia del Mieloma multiplo alla diagnosi è una scelta delicata e decisiva, per quali motivi? Che significato può avere la durata della prima remissione?

Il momento della diagnosi e della stadiazione è importante per pianificare il programma terapeutico adattato ad ogni singolo paziente, seguendo le linee guida e le indicazioni delle autorità regolatorie. È un momento cruciale perché questa malattia può recidivare e la durata della prima remissione impatta significativamente sulla storia naturale delle successive fasi del Mieloma.

Più la durata della prima remissione si protrae nel tempo, naturalmente, migliore sarà la qualità di vita del paziente. Quindi, lunga remissione significa migliore outcome per il paziente.

Il paziente deve essere informato sulla possibilità di un’eventuale ricaduta, spiegandogli l’importanza dell’aderenza alla terapia e del monitoraggio clinico, laboratoristico e strumentale. Un paziente informato e preparato, collabora molto meglio col medico e segue con rigore le specifiche indicazioni.


Un grave problema del Mieloma Multiplo è rappresentato dalle ricadute. Come impatta la recidiva sulla qualità di vita del paziente?

Il momento della ricaduta per il paziente è senz’altro il più difficile, persino a volte più dell’esordio della malattia . La recidiva spesso ha un impatto sulla qualità di vita del paziente soprattutto se si associa a sintomatologia dolorosa ossea.

Oggi però, grazie ai progressi della ricerca farmacologica abbiamo a disposizione nuovi farmaci che hanno dimostrato negli studi clinici elevata efficacia con risposte complete anche nei pazienti ricaduti.

La disponibilità in recidiva di nuove strategie terapeutiche quali la immunoterapia (Anticorpi Monoclonali) o i nuovi inibitori del proteosoma, associati o meno ad altri farmaci ha dato, e sta dando, una percentuale elevata di successo anche in questo setting di pazienti con malattia più difficile. I nuovi farmaci per la recidiva costituiscono uno strumento che, da qualche anno, fa parte dell’armamentario terapeutico in real life.

Come vede il futuro di questi pazienti?

Oggi, rispetto ad alcuni anni fa, il Mieloma Multiplo grazie alla ricerca sulla biologia della malattia ed ai nuovi farmaci è “curabile”, ma resta pur sempre una sfida che pazienti e medici devono affrontare insieme scegliendo “l’arma più idonea” in base al comportamento della malattia e alla tollerabilità del paziente.

Il Mieloma oggi si può sfidare, si può curare anche se ancora gli ematologi non sono in grado di garantire ai pazienti la eradicazione della malattia, ovvero la scomparsa definitiva della malattia. Però i pazienti lungo-sopravviventi sono sempre di più e soprattutto hanno una buona qualità della vita.

La ricerca continua la sua battaglia per trovare nuove opportunità terapeutiche. La speranza di Ricercatori, Ematologi e Pazienti è che in un futuro non lontano si arrivi a poter eradicare questa malattia, come è avvenuto per altre patologie ematologiche.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. SANTE TURA

AIL BOLOGNA, DA 27 ANNI UN IMPEGNO SOLIDALE DI VOLONTARIATO A SUPPORTO DEI PAZIENTI

Prof. Sante Tura
Presidente AIL Bologna onlus

La campagna di sensibilizzazione “Mieloma Ti Sfido” fa tappa a Bologna. Questo è un anno importante per AIL nazionale che celebra 50 anni di attività ma anche per la sezione bolognese di AIL, di cui lei è Presidente, che festeggia il 27° compleanno. Ci racconta brevemente la storia di AIL Bologna onlus e il suo impegno a favore dei pazienti e della ricerca scientifica contro i tumori del sangue?

L’Ematologia come servizio clinico per la diagnosi e la cura delle malattie del sangue ha iniziato a funzionare nel 1972.

Nel 1974 venne fondata, grazie al sostegno di un gruppo di persone molto sensibili a queste tematiche, l’Associazione bolognese per lo studio delle malattie del sangue, con lo scopo di raccogliere fondi da destinare all’acquisto di attrezzature e a borse di studio per i giovani ematologi e per progetti di ricerca.

Nel 1992 venne sciolta l’Associazione e fondata la sezione AIL di Bologna alla quale fu trasferito quanto rimaneva dei fondi. In quasi trent’anni di lavoro la raccolta fondi è andata via via aumentando e secondo Statuto è stata finanziata la ricerca scientifica ematologica dell’Istituto Seragnoli. Oltre a sostenere la ricerca, AIL Bologna ha investito una parte dei fondi per potenziare l’assistenza dei pazienti onco-ematologici.

Negli anni abbiamo moltiplicato i servizi offerti ai pazienti e alle loro famiglie con l’assistenza ematologica domiciliare e la Casa AIL, una palazzina messa a nostra disposizione dalla Fondazione Isabella Seragnoli, che accoglie i pazienti provenienti da fuori Regione in cura al Seragnoli e i loro parenti.

L’Ematologia nell’ultimo trentennio ha reso possibile, grazie alle migliorate conoscenze dei meccanismi molecolari che sottendono i tumori del sangue e alle terapie innovative, la guarigione del 40%-50% dei pazienti onco-ematologici ed ha restituito ai pazienti che pur non essendo guariti seguono terapie orali croniche, una lunga sopravvivenza e una accettabile qualità di vita.

I volontari sono la spina dorsale di AIL Bologna, niente di quello che è stato fatto e che viene portato avanti sul territorio ancora oggi a sostegno dei pazienti e delle loro famiglie si sarebbe potuto realizzare senza il loro impegno. Un impegno solidale che ogni giorno uomini e donne dedicano in maniera gratuita, ma competente a chi è stato colpito da un tumore del sangue. L’attività dei volontari si svolge sia all’interno dell’Istituto Seragnoli – servizio di accoglienza, servizio in day hospital, servizio in reparto; sia all’esterno, sul territorio – Casa AIL, servizio navetta, eventi come le campagne nazionali di raccolta fondi, manifestazioni, convegni, bomboniere, cassette della solidarietà, magazzino, e molte altre ancora.

Senza i nostri volontari, AIL Bologna onlus non avrebbe alcuna possibilità di realizzare i suoi programmi di supporto all’Istituto Seragnoli e all’assistenza socio-sanitaria ematologica.

LEGGI L'INTERVISTA AL PROF. ANGELO VACCA

MIELOMA MULTIPLO, IN PUGLIA 200 NUOVI CASI OGNI ANNO.
NEGLI ULTIMI ANNI UNA VERA RIVOLUZIONE NELLA CURA.

Prof. Angelo Vacca
Direttore UOC di Medicina Interna Universitaria “G. Baccelli” di Bari


I numeri del Mieloma Multiplo sono importanti, ci descrive lo scenario epidemiologico in Europa e in Italia? Come si arriva ad una diagnosi di Mieloma Multiplo?

Il Mieloma Multiplo è un tumore che rappresenta l’1% di tutte le malattie ematologiche. I dati AIRTUM (Associazione dei Registri Tumori) indicano che in Italia più di 35.000 persone convivono con una diagnosi di Mieloma Multiplo e sono in trattamento per la malattia o in follow up. I nuovi casi stimati di Mieloma sono all’incirca 5.000-6.000 per anno.

In Puglia, in accordo con la rete ematologica pugliese che registra e segue i pazienti con malattia ematologica, le nuove diagnosi di Mieloma sono all’incirca 150-200 per anno. Solo nel mio Istituto, la Medicina Interna “Guido Baccelli” del Policlinico, abbiamo circa 150 pazienti in terapia e 500 pazienti con componente monoclonale premielomatosa sotto osservazione. Tenendo conto che le Unità operative di ematologia pugliesi sono una decina, i pazienti con diagnosi di Mieloma potrebbero essere intorno al migliaio.

La diagnosi di Mieloma viene fatta nei Centri specializzati. Almeno il 25% dei casi viene scoperto in modo casuale nel corso di analisi di routine. In generale, il paziente che ha anemia, dolori ossei che non regrediscono con i comuni antalgici, infezioni ripetute, si sottopongono a un esame del sangue o a radiografie e le analisi evidenziano subito la componente monoclonale che, associata allo stato anemico, fa ipotizzare il Mieloma.

Gli esami radiografici evidenziano le classiche lesioni osteolitiche, dovute alla sottrazione di sostanza ossea che hanno una forma caratteristica: infatti, vengono denominate lesioni “a stampino”.

Dopo queste prime indagini di routine, si procede con l’agoaspirato del midollo, che rivela una percentuale superiore al 10% delle plasmacellule, la biopsia midollare, la ricerca della proteinuria di Bences Jones, la Risonanza Magnetica della colonna vertebrale e la PET total body.

A queste si associano indagini di carattere citogenetico delle plasmacellule per individuare eventuali anomalie cromosomiche.

Il Mieloma Multiplo viene definito sintomatico, o attivo, quando è causa di un danno d’organo (osteolisi, anemia, insufficienza renale, ipercalcemia).

Qual è il profilo del paziente affetto da Mieloma Multiplo? Il Mieloma Multiplo, pur essendo una malattia grave, è ancora poco conosciuto e spesso confuso con altri tumori. Perché a suo avviso esiste questa scarsa conoscenza? Come si può superare questa criticità?


Il Mieloma Multiplo colpisce soggetti di età adulta o anziana, prevalentemente tra i 60 e i 70 anni.

Il profilo del paziente con Mieloma è molto eterogeneo. Il soggetto può scoprire la malattia in modo occasionale perché non presenta sintomi. Vi sono invece pazienti che scoprono di avere il Mieloma perché hanno una frattura non legata ad un trauma, la cosiddetta frattura spontanea o patologica, e la radiografia evidenzia le lesioni osteolitiche.

Un altro profilo, è quello del paziente che presenta una sintomatologia dolorosa ossea e, per questo, si rivolge a più figure mediche prima di arrivare all’ematologo o all’internista ed effettua le varie indagini di laboratorio. Poi ci sono i pazienti che arrivano alla diagnosi perché hanno una insufficienza renale. In tutti questi casi alla fine delle indagini si scopre la componente monoclonale e il coinvolgimento d’organo.

Oggi riusciamo a intercettare più precocemente i pazienti perché rispetto a 10-15 anni fa c’è una maggiore attenzione dei medici e una diversa cultura dei pazienti, che si sottopongono più di frequente ad indagini di controllo periodiche, soprattutto dopo i 60 anni.

Nonostante questo, il Mieloma è ancora poco conosciuto a livello di opinione pubblica rispetto ad altre malattie del sangue come le leucemie ed i linfomi. Per questo, è necessaria una maggiore sensibilizzazione dei medici, in particolare dei medici di medicina generale, degli internisti e degli immunologi, e delle Società scientifiche.

Un ruolo importante è quello delle Associazioni dei pazienti come l’AIL, che promuove incontri e campagne nazionali come Mieloma Ti Sfido, per informare i cittadini e i pazienti. L’informazione è un passaggio fondamentale e un dovere di tutti noi che ci occupiamo di questa malattia, incluse le istituzioni sanitarie, ma è altrettanto importante che si faccia una informazione corretta.

In anni recenti la prospettiva di vita delle persone con Mieloma Multiplo è notevolmente migliorata grazie ai progressi della ricerca. Ci racconta come è cambiata la sopravvivenza dei pazienti?


Nel caso del Mieloma Multiplo, in questi ultimi anni, abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nella cura. Fino a qualche anno fa erano disponibili pochissimi farmaci e, naturalmente, il trapianto. In poco meno di 10 anni l’armamentario farmacologico si è ampliato con tantissimi farmaci che offrono numerose opportunità di cura, grazie alla migliore conoscenza della biologia di questo tumore.

Come conseguenza di questa incredibile evoluzione, la sopravvivenza dei pazienti si è praticamente triplicata. Oggi un paziente con Mieloma Multiplo può vivere mediamente vari anni dal momento della diagnosi e sono in aumento i casi di lungosopravvivenza.

Con il miglioramento delle terapie, sempre più efficaci e meno tossiche, anche la qualità di vita dei pazienti è cambiata in meglio al punto che nella fase di remissione della malattia queste persone riprendono la loro vita di relazione e lavorativa al pari dei soggetti sani.

LEGGI L'INTERVISTA AL DOTT. MARCO VIGNETTI

MIELOMA MULTIPLO, UNA SFIDA CONTINUA CON LA MALATTIA.
L’IMPORTANZA DI INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE.

Dott. Marco Vignetti
Vice Presidente AIL – Associazione Italiana contro leucemie, linfomi e mieloma Onlus


Mieloma Ti Sfido è una campagna nazionale di sensibilizzazione per migliorare la conoscenza del Mieloma Multiplo, per la quale è stata scelta la metafora della scherma. A suo avviso, il messaggio della campagna di non abbassare mai la guardia e di sfidare in duello il Mieloma può essere declinato anche alla ricerca scientifica che viene portata avanti per questa malattia?

Rimanendo nella metafora dello sport, assolutamente calzante come esempio di una sfida continua del paziente contro la malattia, possiamo dire che la ricerca scientifica, dove c’è una grande parte sommersa, invisibile e anche poco interessante, se non addirittura noiosa se si tenta di raccontarla, rappresenta però il corpo portante del risultato, fatto di allenamenti, esercizi, sforzo e sacrifici portati avanti negli anni e che vediamo trionfare in pochi minuti di gara, durante i quali si raggiunge un risultato che è il frutto di un lavoro durato anni.In questo percorso, segnato da atti ripetitivi e noiosi, si costruisce mattone dopo mattone tutto ciò che serve per riuscire a raggiungere un traguardo e un risultato.

L’altra metafora importante dello sport, declinata nella ricerca e nella malattia, è la sconfitta. Si cerca di non cadere, ma ogni competizione ha dei rischi, c’è sempre un vincitore e ci sono gli sconfitti. E nella ricerca scientifica la sconfitta fa parte del percorso: magari si portano avanti anni di ricerche che alla fine non portano risultati, ma nonostante queste cadute non bisogna rinunciare, ci si deve rialzare e andare avanti. Non a caso molti grandi campioni olimpici prima di vincere una medaglia sono passati attraverso una grande sconfitta. Non bisogna insomma concentrarsi solo sull’istante di gloria, ma riconoscere tutto ciò che c’è dietro: anni di lavoro durissimo, di sbagli, di prove, di tentativi senza i quali non può esserci un successo. Solo lo sforzo e l’impegno portano a grandi vittorie. 


AIL quest’anno celebra i suoi 50 anni di attività durante la quale ha promosso tante campagne nazionali per la raccolta fondi destinati a migliorare l’assistenza dei pazienti e a sostenere la ricerca scientifica. A suo avviso, qual è il valore aggiunto di questa campagna?

In AIL ci sono un entusiasmo e un coinvolgimento umano dei singoli volontari che di fatto hanno contribuito a far diventare l’Associazione la grande realtà che è oggi, grazie anche ai 30 anni di leadership illuminata del professor Franco Mandelli. Ma anche la rivoluzione attuata sotto la sua guida non si sarebbe potuta realizzare senza il lavoro oscuro e indefesso dei nostri volontari nelle singole sezioni in tutta Italia, mossi dal solo desiderio di aiutare gli altri.

Siamo l’esempio di come le persone possono diventare il vero capitale di una Associazione come AIL, fondata sul comune sentimento di solidarietà verso le persone più fragili. La campagna Mieloma Ti Sfido è un originale tentativo da parte di AIL di avvicinare nella quotidianità la gente comune al paziente, tentando così di creare una percezione diversa a livello di opinione pubblica rispetto al Mieloma e abbattere la barriera, facendo capire che questo paziente è una persona normale, con una sua vita che oggi grazie alle nuove terapie è sempre più lunga. L’intento è da un lato far conoscere questa malattia, dall’altro informare la gente e far capire che oggi ci sono tanti farmaci efficaci che possono permettere di cronicizzarla e di rendere migliore la qualità di vita dei pazienti, che in moltissimi casi riescono a condurre una vita normale.

GIMEMA – Gruppo Italiano Malattie Ematologiche insieme alla rete LABNET offre a tutte le persone con malattie del sangue una diagnostica di alta precisione e affidabilità. Qual è l’impegno nei confronti dei pazienti affetti da Mieloma Multiplo?

A dire la verità non abbiamo ancora pensato ad una rete di laboratori dedicati al Mieloma come avviene per altre patologie del sangue. Tuttavia GIMEMA ha contribuito a favorire l’accesso dei pazienti ai farmaci più innovativi per il Mieloma Multiplo, grazie proprio all’organizzazione della Rete e ai coordinatori degli studi clinici che hanno consentito a tutti di partecipare.

In pratica, i farmaci innovativi non sono stati riservati solo a due-tre Centri di eccellenza, ma sono stati realizzati progetti che hanno consentito a tutto il territorio nazionale e a tutti i pazienti di partecipare e di poter usufruire dei farmaci e delle procedure più innovative. Quindi, privilegiamo sempre la squadra e non solo i super-campioni.

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